Comunemente conosciuto come Snauwaert, il marchio belga ufficialmente nasce sotto l’insegna di ‘Snauwaert & Depla’, binomio dato dall’unione in matrimonio di Valeer Snauwaert e Therese Depla.
La genialità dei due cognati e la comune esperienza lavorativa di entrambi nel campo della lavorazione del legno, spinse Veleer Snauwaert e Eugeen Depla a unirsi in società, diversificando la produzione della fabbrica adibita a manutenzione di carrozze (lasciata in eredità dagli Snauwaert) a fabbrica di attrezzature sportive. Così nel 1928, la fabbrica iniziò l’attività nella località belga di Beveren nei pressi di Roeselers.
Durante la seconda guerra mondiale, l’azienda fu chiamata a produrre materiale a scopo bellico e concentrò la produzione sulla realizzazione di slitte.
A guerra finita la società subì la morte di Valeer Snauwaert e il figlio Karel ereditò il ruolo del padre.
Sull’onda della notorietà pre-bellica acquisita nel settore delle attrezzature sportive, l’azienda Snauwaert & Depla riprese la produzione, e il rinnovato successo di vendite non tardò a venire.
Il segreto stava tutto nella buona qualità dei prodotti a poco prezzo, ma anche nella positiva gestione manageriale di Eugeen Depla, il quale negli anni ’50, passò anch’egli il testimone al figlio Andree. I due cugini ora avevano ereditato il prestigioso marchio che i loro genitori fecero conoscere in tutto il mondo.
Puntarono molto sulla produzione di racchette tennis, divenendo ben presto negli anni ’60 un marchio protagonista del settore.
Il ‘boom’ del tennis degli anni ’70 attira in casa Snauwaert il colosso americano Spalding, azienda che fornirà commesse per migliaia di telai all’indirizzo della fabbrica belga.
Snauwaert, che si trova negli anni settanta all’apice della sua produzione, batterà il record di 800.000 racchette l’anno.
Benché in questo settore industriale s’intravedeva sul finire degli anni ’80 il declino del legno, ciò non sembrò fosse un problema per questa azienda. Così, con grande dedizione e impegno ingegneristico, anche negli anni ’80, Snauwaert riuscì a tener testa alle altre aziende di mercato, proponendo telai innovativi e competitivi realizzati ancora con l’uso del legno, sebbene con inserti fibre come Armadyn e Graphite.
Ma nel 1985 arrivarono i primi cenni di crisi anche per la fabbrica fiamminga e la richiesta di racchette scese vertiginosamente, tanto che la società prese la decisione di spostare la produzione da Roeselers al Portogallo. Karel Snauwaert, pare non fu molto d’accordo su questa ultima scelta.
Contestualmente a questi eventi, nel 1985, seguì la morte di Karel Snauwaert e a dirigere l’azienda vi rimasero i familiari e altri azionisti.
Pochi sanno che nel 1988 alle Olimpiadi di Seul e nel 1989 a Indian Wells, il vincitore di queste due competizioni, ‘gattone’ Mecir, adoperò un telaio in legno e graphite di realizzazione Snauwaert. Questo telaio ebbe un discreto successo di vendite anche nei due anni successivi, pertanto, contrariamente a quanti indicano la fine della racchetta costruita in legno a metà degli anni ottanta, questa è la prova che tale attrezzo sopravvisse fino agli anni novanta grazie a Snauwaert, anche se molto camuffata dal rivestimento della graphite, kevlar e altri materiali.
Tuttavia gli anni novanta si rilevarono catastrofici per la Snauwaert.
L’azienda fu affidata per il rilancio a un nuovo imprenditore fiammingo, Bob Bruloot, il quale tentò di risollevare le sorti del prestigioso marchio. Ma il suo tentativo risultò vano e poco dopo la metà degli anni novanta la fabbrica si ritirò dalle scene tennistiche.
Racchette e Campioni
I primi modelli conosciuti dalla maggior parte dei collezionisti ed ex giocatori, riguardano quelli prodotti negli anni sessanta e distribuiti in Italia dalla Fabra. Alcuni modelli di successo erano:
La ‘Fast Play’, la ‘Mustang’, la Flexible’, la ‘White Star’, ‘Superflex’, ‘Davis Cup’, ‘The Chef’, le famosissime ‘Caravelle’ e la ‘Expert’.
Tra i primi testimonial vi era un giovane Sergio Palmieri che ne adoperava il marchio nei tornei del 1969.
La racchetta Snauwaert era molto in voga anche tra le scuole tennis, in particolare vi erano nomi illustri quali Valentino Taroni e Agostino Paesano (il primo grande campione del tennis italiano degli anni quaranta), che fornivano alle proprie scuole racchette junior personalizzate con i propri nomi.
Nel 1969 fu realizzata una racchetta dal manico intercambiabile, l’azienda brevettò questa curiosa modifica che ne esaltò le qualità dell’attrezzo. Inoltre la racchetta ‘E.G.F 1’ fu anche la prima della Snauwaert ad essere rivestita interamente in fibra di vetro.
Negli anni settanta le racchette erano pressappoco le stesse, ma in molte fu adottato il metodo del nuovo manico intercambiabile, come la ‘Speedshaft’, la prima tra le racchette Snauwaert costruita a ‘cuore aperto’ o stelo a ‘V’ come pubblicizzata nel 1972. Da questo telaio nacquero numerosi altri modelli, soprattutto Spalding, per la quale Snauwaert ne era diventata l’azienda fornitrice. Anche la ditta Montana nel 1977 si avvalse di questo telaio, lanciando la ‘Powerplay’ sul mercato europeo a un costo elevatissimo per quei tempi, oltre 130.000 lire italiane, eppure il telaio era sempre quello della casa belga.
Il successo attirò nuovi campioni del tennis, primo fra tutti Jan Kodes, che dopo i successi di Parigi e Wimbledon approdò in casa Snauwaert. Poi fu la volta di Martin Mulligan, Brian Gottfried e John Newcombe.
Sono del 1973 le racchette ‘Jan Kodes autograph’, ma quelle di maggior successo, continuarono ad essere le ‘Caravelle’ realizzate nei vari modelli quali: ‘Caravelle ST.’, ‘Super Caravelle’, ‘Lady Caravelle’ e altri ancora. Nel 1976 è la volta del modello ‘John Newcombe autograph’ e del modello ‘Brian Gottfried autograph’, quest’ultmo realizzato anche in versione ‘Flexible’.
Nel 1977 Sandy Mayer si presentò a Wimbledon con una racchetta tutta nera, era il modello ‘Graphite Composite’ rivestito in fiberglass, telaio ricavato dalla ‘Speedshaft’. Nel 1978 si rinnova il modello Jan Kodes autograph con la denominazione ‘International Club’.
Nel 1979 un giovane Mats Wilander era presente al torneo dell’Avvenire impugnando una SNAUWAERT.
Arriva il boron e la Snauwaert esordisce con il modello ‘Boron de Luxe’, affiancato dal telaio ‘Boronite’, quest’ultimo adoperato da John Newcombe.
Nel 1980 entra nel marchio belga Vitas Gerulaitis, un vero trascinatore di folle, La Snauwaert, per lui realizzò il modello ‘Vitas Gerulaitis’ recante un vistoso autografo del campione a lato del telaio.
Questa racchetta ebbe un successo strepitoso e a tutt’oggi rimane la più richiesta al mondo dai collezionisti. In seguito, venne realizzata anche una a ‘cuore aperto’ denominata ‘Graphite Pro – Vitas Gerulaitis’, modello progettato e brevettato dall’ingegnere Joris Van Raemdonk il quale lavorava per conto della Snauwaert.
Il progetto, con i dovuti accorgimenti, durò per quasi un ventennio dando vita a modelli memorabili quali ‘Graphite Dyno’ e ‘Graphite Composite La Grande’ (entrambi disegnate da Warren Bosworth) e ancora ‘Golden Mid’, la ‘Graphite Mid’, la ‘FC200 Matrix’, la ‘Master Graphite’, la ‘Power Mid Graphite’, la ‘Special Graphite Mid’, la ‘Graphite Mid 90’ (quella della vittoria olimpica di Mecir) e tanti altri ancora, che in altre nazioni, recavano livree e nomi diversi ma sempre derivanti dal progetto dell’Ing. Joris. Non appartenevano invece a questo progetto le racchette in legno a cuore aperto: ‘La Grande’ e la ‘Brian Gottfried Graphite Mid’, la prima racchetta adoperata dal campione Mecir nel 1984.
La Snauwaert nel 1982 si rese protagonista di un’altra strepitosa invenzione, di grande interesse tra gli addetti ma con scarsissimo successo di pubblico e di mercato, la ‘Ergonom’, una racchetta con un’inclinazione verso l’alto dell’ovale di 42 gradi rispetto all’asse longitudinale, presentata all’ISPO di Monaco ’83, suscitando tra il pubblico incredulità e sgomento.
L’inventore, l’italiano Carlo Gibello, appassionato di tennis (tra le sue invenzioni il ‘Tennax’ e il ‘Duralift’), realizzò questa racchetta dall’ovale orientato per uno scopo ben preciso, quello di capire quale fosse la zona d’arrivo e di partenza della palla sull’accordatura della racchetta. Per ottenere risposte in merito si servì di studi scientifici dati dall’ergonomia, da qui il nome della racchetta ‘Ergonom’.
L’inventore, oltre a realizzare il sogno di vedere il suo progetto compiere imprese sportive sul campo, riuscendo tra l’altro a far adottare i modelli dalla squadra veterana dello Sporting Club Torino, riuscì anche a far promuovere il telaio per mano di qualche campione emergente. Per l’occasione fu scelto il giocatore sudamericano Mario Martinez, allora numero 1 della Bolivia e il telaio di questa racchetta era costituito per buona parte da frassino.
Dopo l’era delle racchette Mecir e Pernfors, con il sostegno della tecnologia Hi-Tec, si risvolta verso nuove strategie di mercato.
Archiviata la pratica Fabra, in Italia il testimone passa alla Scaglia, altra azienda leader nel settore delle racchette. Questa volta il prodotto da lanciare è un vero gioiello, anzi tre, e sono:
La Snauwaert ‘Ellipse Touch 50’, la ‘Ellipse Touch-C’ MCE-TC (McEnroe) e la ‘Ellipse Touch-M’ MCE-TH.
Tutte rigorosamente testate e autografate dal campione americano John McEnroe.
Il nuovissimo modello fu un attrezzo nato dalla fusione di tre concetti rivoluzionari per quei tempi: il manico, reso più morbido grazie all’impiego di materiale termoplastico rinforzato da fibre di carbonio corte; il telaio, molto rigido in fibra di carbonio; tra le due parti, l’inserimento di un ‘elastomero’, antesignano del cortex oggi in uso dalla Babolat, un tipo di gomma capace di assorbire efficacemente ogni vibrazione. Questi tre elementi, uniti per mezzo di una solida asta centrale, vera e propria spina dorsale della racchetta.
La Snauwaert le provò proprio tutte pur di non cedere alla tentazione di un fallimento ormai alle porte.
Verso la fine degli anni novanta realizzò l’ennesimo gioiello proiettato al futuro, la ‘Superior 2000 XXL-Ti’, costruita interamente in fibra di carbonio e titanio, ma finì anch’essa tra le incomprese.
Nella speranza di rivedere un giorno un campione ancora con una racchetta Snauwaert, oltre ai già succitati miti del tennis, si ricordano alcuni testimonial degli anni passati: Sandy Mayer, Betsy Nagelsen, Manon Bollegrof, Joans Svensson e Mikael Pernfors. Della lista potrebbe farne parte anche Martina Navratilova, infatti, la racchetta “Lotus” della Spalding, nei colori nera-rosso-arancio, recava la stessa customizzatura della Snauwaert “La Grande Fibre-Comp”, praticamente era una Snauwaert.
Salvatore Sodano