I Mondiali individuali in Qatar, a Doha, dal 17 al 25 maggio, segnano un’altra tappa del tormentato cammino del tennistavolo che mostra un’immagine assolutamente singolare nel panorama delle Federazioni internazionali di tutti gli sport. Da molti anni, ormai, l’Ittf (International table tennis federation) praticamente non comanda su alcun aspetto delle gare, di come vengono organizzate, delle regole del Circuito dei tornei, dei premi, della situazione economica, tutte cose che sono state demandate a un organismo nato per iniziativa di personaggi del tennistavolo e avente come scopo la gestione delle gare, in teoria solo di queste, il Wtt (World table tennis), con una propria struttura indipendente dall’Ittf e che, poco alla volta, si è impadronita di quasi tutto. All’Ittf è rimasto solo il compito statutario ed evanescente dei principi di massima, tutte le cose concrete vengono decise dal Wtt.
La situazione che ne viene fuori, apparentemente arida e di poco interesse per gli appassionati e i lettori, produce però danni reali, come lo scontro che ha avuto come protagonisti, l’anno scorso, i due cinesi campioni olimpici a Parigi, Fan Zhendong fra gli uomini e Chen Meng fra le donne, che alla fine sono stati costretti ad abbandonare in anticipo l’attività (lui avrebbe potuto continuare per qualche altro anno, lei era più vicina a fine carriera) a causa di regole che li hanno esclusi dai tornei. Ci torniamo fra poco perché è un argomento importante per il futuro di questo sport, per il momento fermiamoci ai Mondiali di Doha.
ITALIA E ITALIANI
La squadra azzurra è così formata: Gaia Monfardini (ASV TT Südtirol), Giorgia Piccolin e Debora Vivarelli (Centro Sportivo Esercito), Matteo Mutti (Apuania Carrara), John Oyebode e Andrea Puppo (Tennistavolo Sassari), Carlo Rossi (Marcozzi Cagliari) e Niagol Stoyanov (Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre), sono guidati di tecnici Eric Angles e Giuseppe Del Rosso.
Gaia Monfardini, nei precedenti Mondiali individuali, a Durban (Sud Africa) nel 2023, è stata l’atleta che è andata più avanti nel tabellone fra uomini e donne, ed era alla sua prima partecipazione. In questa edizione ha il compito di confermare quella buona impressione, anche per onorare la madre, Tan Wenling Monfardini, che è stata l’azzurra con i migliori risultati di sempre per il tennistavolo italiano, campionessa europea a squadre nel 2003 (con Nikoleta Stefanova, Laura Negrisoli, Ding Yan e Wang Yu), argento nel singolo in quegli stessi Europei, quarti di finale della Coppa del Mondo individuale sempre nel 2003 e tanti altri risultati di rilievo in campo internazionale. Insieme a lei, in grado di ben competere in questi Mondiali, Giorgia Piccolin, campionessa italiana di singolo, e Debora Vivarelli. Nella squadra italiana, c’è posto anche per altri due “figli d’arte”, John Oyebode, papà nigeriano che ha speso grande parte della carriera in Italia, e Nyagol Stoyanov, padre bulgaro che con la sua nazionale diene qualche dispiacere agli azzurri prima di venire anche lui in Italia e rimanerci con la famiglia.
Gli italiani non finiscono qui, perché ce n’è sempre un altro, il più famoso di tutti, che guida però l’India, è Massimo Costantini che continua a ottenere risultati di prestigio, come a Parigi 2024 quando la squadra indiana fu protagonista della più grande sorpresa dell’Olimpiade nel torneo femminile battendo la Romania, testa di serie n.4. E quella gara causò anche una incredibile “gaffe” di un telecronista di una Tv sportiva che non riconobbe Costantini e lo definì “il tecnico che parla inglese con un accento francese”!!! E a Doha tenterà di provocare qualche altra sorpresa.
QATAR NUOVA FRONTIERA
I Mondiali in Qatar non sono una novità. Questo Paese si è imposto come uno dei più intraprendenti nello sport in generale, con sponsorizzazioni e organizzazioni di grandi eventi, come il Mondiale di calcio nel 2022, il Gran Premio di MotoGp e tante altre manifestazioni. Nel tennistavolo si cominciò nel 1994 con un Torneo internazionale Open. All’esordio era riservato solo agli uomini, poi fu aperto anche alle donne con una sola clausola per loro nelle prime due edizioni cui parteciparono: giocare con calzamaglia o leggins, a coprire le gambe. Ma subito dopo qualsiasi tabù cadde e le donne furono libere di giocare con pantaloncini e gonnellini senza alcun limite. Del resto, se si va a guardare bene la realtà del Qatar, si scopre che questo è il più evoluto e liberale fra i Paesi arabi per quanto riguarda le donne, con la convivenza di più religioni, ognuna con le sue regole, o di chi non è religioso affatto, tant’è che è possibile osservare donne con il burqa integrale, solo con gli occhi scoperti, con l’intero viso scoperto, o con vestiti occidentali, senza prescrizioni e in Qatar, al contrario di qualche altro Paese arabo, le donne possono prendere la patente e guidare senza l’obbligo di avere un uomo a fianco. Certo, il modo di vivere e le leggi non coincidono ancora con quelli della realtà occidentale, né potranno diventarlo completamente, ma il Qatar si conferma come il più aperto al confronto con altre mentalità e altri modi di vivere. Tornando al tennistavolo poco alla volta, le manifestazioni diventarono un appuntamento fondamentale fino ad arrivare ai Campionati Asiatici nel 2000, ai Mondiali a squadre nel 2004, ai Giochi Asiatici multidiscipline (una vera e propria Olimpiade dell’Asia) nel 2006 e via così con Open e Finali del Circuito Pro, come nel 2023. Adesso, ecco la gara più importante dopo le Olimpiadi, i Mondiali individuali, con un nuovo campione di sicuro fra gli uomini, vista l’assenza di quello uscente Fan Zhendong, e una possibile conferma fra le donne, quella di Sun Yingsha, a sua volta favorita dall’assenza di Chen Meng che l’aveva battuta nella finale olimpica di Parigi. E proprio queste due assenze, come fatto notare prima, segnano in maniera negativa il nuovo corso del tennistavolo mondiale, a causa delle decisioni controverse prese dal Wtt, l’organizzazione che, dal di dentro, ha eroso il potere della Federazione internazionale.
ASSALTO AL POTERE
Partiamo quindi dal fatto concreto della polemica sollevata proprio dai due campioni olimpici cinesi. L’anno scorso, dopo aver conquistato l’oro a Parigi (doppio per entrambi perché hanno vinto anche il titolo a squadre), Fan Zhendong e Chen Meng hanno preso un comprensibile periodo di riposo, ma per questo motivo sono stati esclusi dalla classifica mondiale, con la motivazione di non aver preso parte al numero minimo di tornei fissato per i giocatori. Intanto, va detto che una questione del genere dovrebbe essere di competenza dell’Ittf e non del Wtt, perché è un punto di diritto, non di gestione delle gare. Ad ogni modo, il principio del numero minimo di tornei cui partecipare, preso dal tennis, può apparire come una norma giusta per salvaguardare il livello tecnico e spettacolare dei tornei. In realtà, c’è una profonda e decisiva differenza fra tennis e tennistavolo, anche se all’apparenza possono sembrare due attività professionistiche simili. Nel tennistavolo, i montepremi non possono garantire ai giocatori, anche ai migliori del mondo, una rendita tale da potersi accollare le spese di molti tornei, quindi il numero minimo di partecipazioni non ha una base concreta. Questo può essere superato dal fatto che, al contrario del tennis, l’iscrizione ai tornei non è individuale, ma può avvenire soltanto tramite le Federazioni nazionali di appartenenza. E gli iscritti per ogni nazione, a loro volta, sono limitati perché la durata dei tornei è di 5 giorni al massimo, quelli più importanti, e quindi c’è il numero chiuso. Ma anche moltiplicando i tornei, ci sarebbe sempre diseguaglianza di possibilità. Inoltre, la libertà ai giocatori di iscriversi, ammesso che abbiano la possibilità economica di farlo per conto loro, non viene concessa dalle Federazioni. Se una Federazione nazionale ha un dissidio con un giocatore, non lo iscrive e lui ha come unica possibilità quella di rivolgersi al magistrato, cosa anche avvenuta in qualche caso, ma si capisce bene che è una situazione al limite e fuori da qualsiasi libertà come viene intesa per gli altri sport. Insomma, il Wtt si vuole presentare come la modernità di uno sport professionistico, ma ricade nell’orticello ristretto del padroncino che vuole imporre la sua volontà.
Il tutto viene coperto da una accurata organizzazione che esclude qualsiasi critica dall’interno e dall’esterno. Qualche giornalista libero che ha osato criticare il Wtt si è visto cancellare la possibilità di avere l’accredito alle gare con scuse risibili. La narrazione del tennistavolo è affidata praticamente solo ai social, tutti controllati dal Wtt, con esaltazione esagerata.
Qualcosa però ha cominciato a scricchiolare dopo il caso dei due cinesi esclusi dalla classifica. In Cina si è scatenato un pandemonio grazie ai fan dei due campioni, che hanno inondato i social di proteste, tanto che il Wtt ha dovuto fare una parziale marcia indietro annunciando qualche cambiamento nelle regole, che non è stato sufficiente a placare le proteste. E il primo risultato si è avuto il mese scorso. Principale responsabile del Wtt è il cinese Liu Guoliang, campione mondiale e olimpico negli anni Novanta, che contemporaneamente è anche presidente della Federazione cinese del tennistavolo, autore della cacciata dalla stessa Federazione di tutti i più importanti dirigenti e tecnici che non condividevano il suo operato. Ma lo scandalo del ritiro di Fan Zhendong e Chen Meng con la tempesta di critiche di centinaia di milioni di fan cinesi ha provocato un risultato a sorpresa: Liu Guoliang si è dovuto dimettere dalla presidenza dalla Federazione cinese e al suo posto sono stati eletti Wang Liqin come presidente e Ma Long come vicepresidente, a loro volta una carriera di campioni mondiali e olimpici, ma enormemente più stimati da tutti, dirigenti, tecnici, giocatori e tifosi, con l’obbiettivo di ricostruire un ambiente che è vicino alla rottura. Liu Guoliang resta il boss del Wtt, ma qualcosa forse potrebbe cambiare. Resta per il momento la situazione, unica al mondo, di una Federazione mondiale che non ha alcun potere sullo sport che rappresenta e che si inchina sistematicamente a un potere che non appare esattamente “democratico”, con buona pace anche del Cio che si è guardato bene dall’intervenire in questa usurpazione. A Doha, negli incontri fra i dirigenti mondiali, si dovrà parlare anche di questo.