Sorridi, Jasmine Paolini, col tuo sorriso più radioso che, con tutta la pressione di questi giorni, hai spesso trattenuto, sospeso, rimandato e atteso. Da sorpresa a favorita, continui a vincere, da finalista 2024 del Roland Garros e di Wimbledon sei la finalista, domani, di Roma 2025. Non a caso, 11 anni dopo l’amica e compagna di doppio, Sara Errani. Quinta italiana di sempre nel massimo torneo di casa per diventare domani la prima campionessa al Foro Italico, dopo Lucia Valerio, nel 1931, a Milano, e Raffaella Reggi nel 1985, a Taranto. Anche se sulla strada trovi un osso duro: la vincente di Gauff-Zheng.
COMPLICAZIONI
Dopo il divorzio da coach Renzo Furlan, la prima, sensazionale, tennista italiana che ha chiuso la stagione al numero 4 del mondo, qualificandosi alle WTA Finals sia di singolare che di doppio e ha contribuito largamente al trionfo di Billie Jean King Cup, non ha più sciorinato il suo bel gioco d’attacco, fatto d’anticipo e di coraggio. A Roma, la 29enne toscana sembra, finora, un’altra “Sarita”, il grande difensore con cui fa tandem: così rischia di soffocare contro Diana Shnaider e comincia malissimo contro Peyton Stearns, la 23enne statunitense, star NCAA, prima dell’era Open ad aggiudicarsi sul Tour tre partite consecutive al tie-break del terzo set, peraltro contro le ex campionesse Slam, Osaka e Keys. L’esperienza non fa differenza. Jas salva due palle break dello 0-4, inguardabile. Tensione, pensieri, paura? “All’inizio ero parecchio lenta, facevo fatica a entrare nel match. Piano piano ho iniziato a sentirmi meglio, lei qualcosa mi ha regalato. E’ stata una partita in salita. Sono contenta di come sono stata lì, mentalmente era dura. Non mi sentivo benissimo”.
EFFETTO ROMA
Proprio quel pubblico che tanto l’aveva paralizzata in passato, carica la Paolini coi suoi cori: “Grazie, abbiamo vinto insieme”. L’americana si sfalda colpo dopo colpo, minuto dopo minuto. Al 45’, sul set point del 5-3, quasi inciampa per recuperare la smorzata di Jas, e da lì in poi scompare sparisce quasi totalmente dal campo ed evapora nel 7-5 6-1 finale. “Sono riuscita sempre a spuntarla e venirne fuori bene. Questo è quello che conta, ovviamente dovrò alzare il livello e tenerlo dall’inizio alla fine per la prossima partita, altrimenti diventa difficile con Gauff e Zheng.
PANATTA/FEDERER
Il Musetti-show di mercoledì sera è ancora vivo negli occhi degli appassionati, una prestazione che, fra eccitanti ed insoliti Yo-yo, fendenti lungolinea di rovescio a una mano-melliflue smorzate, ha ricordato il talento tennistico di Adriano Panatta, qua a Roma, e di Roger Federer, ovunque. Anche se Sascha Zverev, “rosica” (detto alla romana): contesta le palle, uguali a tanti altri tornei, che, con l’umidità del Foro Italico, rallentano, e bolla Musetti: ”Si avvantaggia solo degli errori degli avversari”. Ingiusto e inelegante.
SFIDA ALCARAZ
Alla prima semifinale a Roma, a 23 anni, Lorenzo il Magnifico fa spallucce: “Ho raggiunto un equilibrio e una costanza che non avevo. Ho fatto definitivamente il salto di qualità. C’è tanto da migliorare ancora, e tanta ambizione per crescere ancora sia in campo che fuori. Tutto parte dai progressi nel lavoro quotidiano”. Al Roland Garros “Muso” è già sicuro tra le prime 8 teste di serie ma ha nel mirino solo e soltanto Carlos Alcaraz. Come sarebbe andata la finale di Montecarlo se i muscoli non l’avessero stoppato dopo il primo set? “Sarà una partita a viso aperto, un altro test difficile. Mi sto motivando ogni volta con questo magnifico pubblico. Che vantaggio sentire sempre questo boato: sembra di stare dentro un’arena”. Benvenuto al Colosseo.
Vincenzo Martucci (tratto dal messaggero del 16 maggio 2025)
Foto della nostra inviata Marta Magni