«Ogni volta che giochiamo contro di loro è tosta», dice Sara Errani con la voce dell’esperienza e il sorriso di chi non ha mai smesso di amare la lotta. «Sono due singolariste forti, molto cresciute dall’anno scorso. Hanno giocato più tornei insieme, si vede. Per questo dovevamo prepararla bene, non solo a livello tattico ma anche mentale. Oggi siamo state brave, abbiamo fatto una gran partita.»
E in effetti il match, probabilmente il migliore della loro settimana, ha avuto momenti di intensità da doppio di altissimo livello. Vento forte, scambi veloci, strategie raffinate, un pubblico partecipe. Ma la chiave — ancora una volta — è la chimica tra le due italiane. Non costruita a tavolino, ma nata quasi per caso e consolidata su basi solide: fiducia, divertimento e una passione per la sfida.
«Giocare il doppio mi diverte. Mi piace pensare alla strategia, impostare i punti. Finché ci divertiamo, si va avanti.» Poi una battuta che svela molto più di quanto sembri: «E no, non mi piace perdere neanche a carte.»
Accanto a lei, Jasmine Paolini sorride. La sua settimana è già leggendaria: finalista in singolare e in doppio, come solo Monica Seles nel 1990. Un paragone di alto livello (sempre che le più giovani si ricordino della Seles). «Per ora non ci penso troppo, devo ancora giocare le finali», risponde con quella disarmante sincerità che la contraddistingue. «Ma certo, la Seles è stata una campionessa che mi ha ispirato.»
E mentre si prepara a giocare domani la finale di singolare davanti al Presidente della Repubblica (ma senza metterle pressione, eh — «La mette, la mette!» scherza lei con una risata), la toscana mantiene la leggerezza di chi non ha paura delle grandi occasioni. «La visita al Quirinale dell’anno scorso mi ha emozionata tanto. Sono contenta che venga a vedere la partita. Speriamo di restare concentrate.»
Una leggerezza che non è superficialità, ma consapevolezza. Sinner ha detto che si somigliano. «Magari!» e giù una risata fragorosa. «Mi piace divertirmi in campo — dice Jasmine — È vero, ho bisogno di sentire quella sensazione, di ricordarmi che sto facendo quello che sognavo da bambina. La serenità per me è fondamentale.»
La loro forza, più che nelle statistiche, sta lì: in quel modo naturale di affrontare il gioco, la pressione, i riflettori. Una coppia improbabile solo all’apparenza — trentenne esperta da un lato, esplosiva tuttofare dall’altro — che ha saputo diventare credibile, vincente e terribilmente umana.
E allora, come si dice da queste parti: “Daje!”
Da Roma, Angelica Fratini
(Foto della nostra inviata Marta Magni)