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Calcio, La cena delle beffe

Ci sono valori non negoziabili, insegna Rubiales. Meditate italiani, meditate! Da Ventura a Conte… 

Da Roberto Perrone 14/06/2018

Il licenziamento in tronco del ct della nazionale spagnola Lopetegui da parte del presidente della sua federazione a due soli giorni dall’esordio ai Mondiali mette ancor più in evidenza la mediocrità diffusa dei dirigenti italiani

Elogio di Luis Rubiales, 41 anni, presidente della Federcalcio spagnola, che, a due giorni dall’esordio del Mondiale nella sfida al vertice con i cugini portoghesi ha cacciato il commissario tecnico Julen Lopetegui per alto tradimento. Martedì, sebbene Rubiales avesse chiesto di ritardare il comunicato che annunciava l’ingaggio del tecnico basco da parte del Real Madrid, il club merengue è andato dritto, as usual. Il presidente aveva saputo pochi istanti prima che l’allenatore, sotto contratto fino al 2020, dopo la campagna di Russia avrebbe cambiato panchina.
   I capoccia dei giocatori, che lui conosce molto bene avendo presieduto il sindacato per molti anni, hanno cercato di farlo desistere. Niente. “Esistono dei principi e anche la forma ha il suo valore” ha affermato Rubiales gettando la Roja nel caos a due giorni dall’inizio del Mondiale.
    Di cosa parliamo? Parliamo di coraggio, di scelte non al ribasso, di volontà di affermare dei valori anche a costo di mettere a repentaglio due anni di lavoro e, dal punto di vista del dirigente, la propria carriera. Pensate se la Spagna, con Hierro nominato sul campo, naufragasse come le è successo nel 2014 ai Mondiali e nel 2016 agli Europei (nell’ultima grande partita degli azzurri). La sua testa finirebbe su una picca mediatica. Ma Rubiales ha tirato dritto.
   Un grande insegnamento soprattutto agli ignavi dirigenti italiani. Se ci fosse stato Rubiales, Ventura sarebbe stato cacciato dopo il girone e prima dello spareggio con la Svezia.
    Faccio un esempio di questo modo di procedere che riguarda la più importante squadra italiana, la più forte, la più potente. La Juventus. Maggio 2014. Antonio Conte manifesta da tempo la sua irrequietezza, vuole andare via, chiede giocatori che mai potranno arrivare. Già un anno prima scagliò il famoso dardo: “Non si va in un ristorante da 100 euro con 10 euro”. Poi, all’incontro decisivo, dice che resta. Un mese e mezzo dopo, a metà luglio, molla tutto, definitivamente, dopo due giorni di ritiro. Ora la domanda è questa: perché la Juventus che doveva per forza conoscere la situazione non ha preso l’iniziativa e ha mandato via Conte? Perché nessuno licenzia un allenatore che ha vinto tre scudetti consecutivi anche se manifestamente ormai è separato in casa. Perché se poi non vinci lo scudetto, ti trovi i tifosi con i bastoni davanti al portone.
    Lopetegui vedrà il Mondiale davanti alla tv dove sta anche l’Italia della mediocrità diffusa. E in questa mediocrità siamo precipitati proprio per mancanza di coraggio, di scelte decise, per il vizio di aggiustare tutto, per la ricerca di alibi, per paura di perdere. Ci sono valori non negoziabili, ci ha insegnato Rubiales. Un insegnamento che, nel calcio in generale, e in quello italiano in particolare, ha un significato enorme. Ma dubito che qualcuno lo comprenderà.
Roberto Perrone
PIATTO CONSIGLIATO
Cochinillo asado con patate al forno
Tags: calcio, esonero lopetegui, rubiales, spagna

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Nota sull’autore: Roberto Perrone

Giornalista e scrittore, ha cominciato al Giornale di Indro Montanelli (1981-1989). Dal novembre 1989 al giugno 2015 è stato inviato del Corriere della Sera. Ha seguito 9 Olimpiadi, 7 Mondiali di calcio, 5 Europei di calcio, 11 finali di Champions League; inoltre, ha scritto di tennis, raccontando tutti i tornei del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, e di nuoto (9 Mondiali e 11 Europei). Scrive anche di enogastronomia e viaggi, il suo sito è www.perrisbite.it

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