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Alle 17.30 del 19 novembre 2000 Massimiliano Ferrigno non è più soltanto il capitano del Como, è piuttosto un uomo solo davanti al destino. Quello che è successo pochi minuti prima è gravissimo e rischia non solo di interrompere prematuramente la carriera, ma addirittura di cambiargli la vita per sempre.
Il giocatore siciliano attende impaziente notizie su Francesco Bertolotti, suo compagno di squadra al Brescello e ora avversario con la maglia del Modena, stramazzato a terra dopo un pugno tirato dal centrocampista dei lariani al termine di un match andato in scena allo Stadio Sinigallia di Como e vinto per 1-0 dai padroni di casa.
Un regolamento di conti rispetto a quanto successo in campo, un raptus che sta però spezzando un’esistenza e che non giustifica la rabbia per un eventuale “tradimento” da parte di un ex compagno di squadra, reo di avergli causato un’espulsione in campo. In quei momenti in cui Massimiliano fugge da tutti, dai compagni e dai dirigenti che lo cercano per spiegazioni, dagli avversari che lo vorrebbero linciare, gli passa davanti il film di una partita che ha preso una piega decisamente sbagliata.
In quel pomeriggio a Como si gioca una sfida fra le due favorite per la vittoria del campionato di Serie C1. Da una parte i padroni di casa, a caccia della promozione desiderata dal patron Enrico Preziosi, deciso a riprendersi quanto sfiorato negli anni precedenti affidandosi all’allenatore delle giovanili, il promettente Loris Dominissini. Dall’altra la potenza Modena, in grado di spazzar via ogni avversaria nelle prime giornate di campionato e nettamente al comando del girone A.
Tutti attendono quel momento, soprattutto a causa di un precedente legato a una partita un anno e mezzo prima finita puntualmente in rissa con un poliziotto ad avere la peggio, finito in ospedale con diverse lesioni. La partita è cattiva, non si escludono colpi al limite, nessuno tira indietro il piede. Tanto meno Andrea Quaglia che entra duro su Corrado Ferracuti. L’arbitro Cruciani di Pesaro non ci pensa due volte ed estrae il cartellino rosso lasciando gli emiliani in dieci.
Si forma immediatamente un capannello attorno al direttore di gara che deve far i conti con un nervosissimo Bertolotti, arrabbiato per la decisione. Ferrigno si avvicina all’ex compagno e gli tira un buffetto, quasi a volergli intimare di smetterla. Bertolotti cade a terra con le mani sul volto davanti agli occhi di Cruciani che tira fuori il cartellino rosso anche per Ferrigno. In quel momento il mondo cade addosso a Ferrigno che si sente addosso tutta la responsabilità di essere capitano dopo aver ricevuto la fiducia di Preziosi e Dominissini nonostante la giovane età.
Se ne esce dal campo abbacchiato, tradito da quell’ex compagno che, a suo dire, avrebbe inscenato un colpo proibito soltanto per farlo espellere. Tutto sembra fermarsi lì: il Como vince comunque 1-0 grazie a un rigore di Luis Fernando Centi e si porta a casa tre punti preziosissimi. Tutto fila liscio: Bertolotti addirittura perdona Ferrigno davanti alle telecamere, mentre il centrocampista lariano non si dà una spiegazione per quanto accaduto.
Dopo un’ora dalla fine del match i due casualmente si incrociano nel tunnel degli spogliatoi: Bertolotti sta andando a riprendere il borsone quando viene aggredito verbalmente da Ferrigno. Fra i due scoppia un diverbio che finisce con il giocatore siciliano che questa volta sì gli mette le mani addosso. Parte un pugno e il calciatore del Modena finisce a terra picchiando violentemente la testa. I soccorritori lo trovano per terra senza sensi, con una doppia emorragia intracranica e un trauma cranico grave. Arriva all’ospedale di Lecco in coma dove rimane per nove giorni durante i quali gli viene impiantata una piastra di metallo alla testa.
Per Bertolotti la carriera da calciatore finisce lì, in un letto d’ospedale, a lottare fra la vita e la morte a soli 33 anni, mentre Ferrigno fugge per evitare le domande di cronisti, inquirenti e curiosi. Si chiude in casa per dieci giorni in un silenzio di tomba prima di esser condannato dalla Giustizia Sportiva il gennaio successivo a tre anni e 40 giorni di squalifica, confermati dal Caf. In sede penale patteggia subendo una condanna a dieci mesi di reclusione con pena sospesa. Nonostante Preziosi inizialmente non lo voglia nemmeno nominare per la vergogna, dopo un anno Ferrigno torna a Como occupandosi di marketing prima di rientrare a giocare a squalifica terminata in Serie B concludendo nel 2005 la carriera con il Perugia.
Ferrigno ha quindi intrapreso una carriera nel marketing sportivo che gli ha consentito di diventare un dirigente di una nota società italiana di basket, mentre Bertolotti non è restato altro che intraprendere la carriera di allenatore nelle categorie minori. Il tutto senza mai riconciliarsi e senza mai chiarire cosa sia successo quel pomeriggio del 19 novembre 2000 allo Stadio Sinigaglia di Como.