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Sport

L’abbandono dello sport ……… aumenterà ancora!

Da Maurizio Mondoni 18/11/2022

Per avere una visione globale del fenomeno dell’abbandono, dobbiamo chiederci quali sono i principali motivi e le dinamiche psicologiche che convincono un bambino a iniziare una qualsiasi attività sportiva

In Italia purtroppo non sempre sono i bambini a scegliere l’attività motoria e sportiva da praticare, ma spesso sono i genitori e questo è un grave errore e potrebbe essere una delle cause dell’abbandono sportivo in età precoce.
La molla iniziale che fa decidere il bambino di intraprendere questa nuova avventura, è formata da diversi fattori motivazionali:
– il provare piacere nell’attività motoria;
– il giocare e far parte di una squadra;
– l’indossare una maglia (divisa della squadra);
– il relazionarsi con gli altri (amicizia con i coetanei);
– il divertimento fine a se stesso;
– sentirsi bene fisicamente.
Perché esiste il fenomeno dell’abbandono?
In Italia ogni anno migliaia di giovani dopo i 13-15 anni abbandonano l’attività sportiva, ma raramente accade perché è nata in loro una nuova passione alla quale vogliono dedicarsi.
I giovani abbandonano lo sport perché non trovano soddisfatti i bisogni e le motivazioni che li avevano inizialmente spinti a intraprendere questa attività.
La motivazione
Per i bambini (dai 6 anni) e per i giovani (fino ai 13-14 anni) è molto importante il sostegno dell’Istruttore-Educatore- Allenatore, dei genitori, degli amici (dimensione affiliativa), il giocare con i compagni e incontrarne di nuovi.
Man mano che i bambini crescono e passano dall’infanzia alla prima adolescenza, emergono altre motivazioni, quali:
– l’acquisizione di competenza sportiva;
– il desiderio di gareggiare e di confrontarsi con gli altri (agonismo
da non confondersi con antagonismo).
La motivazione è l’agente fisiologico emotivo e cognitivo che organizza il comportamento individuale verso uno scopo e costituisce la chiave di accesso ai risultati e può essere associato al termine “bisogno” (motivo-azione). La motivazione
nasce dall’interno della persona (intrinseca), scaturisce dall’esterno della persona (estrinseca) e deriva da altre persone (Istruttore allenatore, squadra, famiglia) attraverso il rinforzo (positivo/negativo) e le ricompense.
Il drop-out
Drop-out, letteralmente significa “cadere fuori”, “ritirarsi”. Da studi e ricerche effettuate si evince che circa il 20% dei maschi e il 40% delle femmine interrompe prematuramente la pratica sportiva agonistica. La fascia d’età più a rischio è tra i 15 e i 17 anni per i ragazzi, mentre per le ragazze questa tendenza si manifesta leggermente prima.
Perché si abbandona lo sport?
Quali sono le carenze o le azioni negative che accelerano l’abbandono o comunque nulla fanno per contenerlo?
Per il giovane i motivi basilari di questa scelta sembrano essere:
– la carenza di momenti di gioco e di divertimento;
– poco tempo libero a causa degli allenamenti;
– altri interessi;
– troppi compiti;
– diminuzione dell’autostima;
– una spropositata esasperazione della competizione sportiva (ansia pre-agonistica, mancanza di successi, noia e monotonia dell’allenamento, rapporto genitori-allenatori, difficoltà di coesione con il gruppo, rapporto allenatore-atleta, infortuni);
– il raggiungimento della vittoria ad ogni costo.
Le cause specifiche comuni a molti casi di abbandono sportivo, sono:
– lo studio, inteso come un impegno che richiede sempre maggior
tempo;
– il non sempre facile rapporto con Istruttore-Allenatore, a volte poco attento alla relazione interpersonale e spesso troppo esigente;
– le difficoltà legate alla socializzazione e alla competizione con i compagni e spesso viene a mancare “il gusto” di stare in compagnia e di divertirsi;
– la troppa fatica fisica che si deve sopportare durante gli allenamenti;
– l’ansia da competizione che è generata dalle eccessive richieste ambientali (non bisogna attribuire troppa importanza al risultato da parte dei genitori, allenatori, dirigenti; bisogna scegliere competizioni sportive adeguate (non frustranti); occorre prestare attenzione all’impegno e ai miglioramenti che di volta in volta si ottengono e non fare paragoni con gli altri;
– gli scarsi risultati ottenuti nella disciplina praticata;
– l’inizio troppo precoce dell’attività agonistica;
– le strutture sportive troppo lontane e talvolta fatiscenti;
– i costi troppo alti;
– i genitori troppo “pressanti”.
Conclusioni
Il giovane deve avere fiducia in se stesso e in quello che è in grado di fare. Nella formazione dell’autostima i fattori ambientali ed educativi sono essenziali e in particolare i giudizi espressi dalle persone significative (Genitori, Insegnanti, Educatori, Istruttori, Allenatori).
Si può studiare e allenarsi, non può essere una scusa “ho troppi compiti e non posso allenarmi!
L’acquisizione di fiducia in se stessi è la vera chiave della motivazione. Solo chi ha forti motivazioni vince gli ostacoli e le difficoltà e continua a studiare, ad allenarsi e a gareggiare: è importante mantenere alta la motivazione.
Tags: L'abbandono dello sport ......... aumenterà ancora!

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Nota sull’autore: Maurizio Mondoni

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