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Calcio, La cena delle beffe

Ciao, Mondo, che amavi i Rolling Stones e ai violenti e ai presuntuosi, opponevi una battuta, una bottiglia di quello buono e… una sedia!

Da Roberto Perrone 30/03/2018

Sempre pacato, Emiliano Mondonico aveva sempre un ragionamento da opporre al lato banale/brutale del calcio. Portò il Torino a sfiorare la Coppa Uefa e brandì una sedia sopra la sua testa nella finale contro l’Ajax quando un arbitro truffaldino e tre pali gli impedirono di vincere il trofeo

Non eravamo particolarmente amici. Con altri tecnici, anche della sua età, o poco più, poco meno ho avuto rapporti più stretti. Penso a Giovanni Trapattoni, a Dino Zoff, a Marcello Lippi. Ma Emiliano Mondonico, sconfitto dal tumore a 71 anni, è stato uno dei primi allenatori che ho intervistato. E mi è rimasto nel cuore per quella sua voce particolare, cantilenante, per quel suo modo filosofico di affrontare la vita. Aveva sempre un ragionamento da opporre al lato banale/brutale del calcio, non si alterava mai e comunque controbatteva mettendola sul dibattito socratico, sulla saggezza contadina, non sullo scontro verbale, sull’urlo, sull’insulto. Lo ricordano con affetto i tifosi delle sue squadre, soprattutto il Torino che portò a sfiorare la Coppa Uefa e per cui è rimasto famoso il suo gesto della sedia che brandì sopra la sua testa nella finale contro l’Ajax quando un arbitro truffaldino e tre pali gli impedirono di vincere il trofeo. Van Gaal, che quell’Ajax allenava, tre anni dopo, nella finale di Coppa dei Campioni con il Milan fece un gesto di kung fu. Un gesto violento. Quello di Mondonico era altro. “La sedia è il simbolo di chi non ci sta e reagisce con quello che ha. E’ un’arma da osteria”.
    Viveva dove voleva vivere, a Cascina Brusada, a Rivolta d’Adda, in mezzo alla sua pianura, dov’era nato, circondato da affetti e animali. Sapeva capire gli altri, un pregio che nel calcio italiano di oggi è come un panda bianco. Tentava sempre di assolvere, più che di condannare, altra rarità in questa Italia di forcaioli. Soprattutto i ragazzi, i calciatori. “Del resto, una testa di cavolo come me da giocatore non l’ho mai trovata”. Era un ragazzo che come noi amava i Rolling Stones. E infatti, nel 1967, si fece squalificare (giocava nella Cremonese) la domenica prima dello storico concerto di Mick Jagger e della sua band(a) a Milano e sabato 8 aprile era là, in prima fila o quasi. Un episodio che gli chiedevamo sempre di raccontare. “Oh, c’era da scegliere tra una partita di serie C di non grande importanza e i Rolling Stones, scusate”.
   Un allenatore rock per squadre rock, il Mondo, come il Torino, come la Fiorentina. Le altre due “sue” maglie sono state la Cremonese e l’Atalanta, con cui arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe. Capiva di calcio senza ostentazioni, lanciò Luca Vialli e in quella stagione in cui con la Cremonese (1983-84) centrò la serie A, si legò benissimo per spirito e ideologia con il presidente Domenico Luzzara, uno che organizzava le “feste per la retrocessione”. Altro che “veniamo con i bastoni”. Da Luzzara e Mondonico si veniva con i culatelli. Al di là dei sistemi di gioco, la sua idea del calcio era un’idea semplice, di gioco, di divertimento e ancora adesso, tra un intervento in Rai e l’altro, allenava i ragazzini e le squadre di ragazzi problematici. Senza isterismi, senza alterchi, senza la prosopopea di chi si aggira sulla rete o sulle reti tv. Ai violenti, ai presuntuosi, il Mondo opponeva una battuta, un salame, una bottiglia di quello buono e una sedia. Anche se, dopo quella volta, l’ha usata solo per sedersi attorno a un tavolo con gli amici.
   Ciao Mondo.
Roberto Perrone
PIATTO CONSIGLIATO
Tagliere di affettati misti
Tags: calcio, che amavi i Rolling Stones e ai violenti e ai presuntuosi, Ciao, Mondo, morte emiliano mondonico, opponevi una battuta, Roberto perrone, una bottiglia di quello buono e… una sedia!

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Nota sull’autore: Roberto Perrone

Giornalista e scrittore, ha cominciato al Giornale di Indro Montanelli (1981-1989). Dal novembre 1989 al giugno 2015 è stato inviato del Corriere della Sera. Ha seguito 9 Olimpiadi, 7 Mondiali di calcio, 5 Europei di calcio, 11 finali di Champions League; inoltre, ha scritto di tennis, raccontando tutti i tornei del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, e di nuoto (9 Mondiali e 11 Europei). Scrive anche di enogastronomia e viaggi, il suo sito è www.perrisbite.it

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