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Calcio

Faggiano-Lucarelli, il Dna del Parma e un po’ di Cina: ecco il miracolo in tre anni. Altro che serie B!

Da Sport Senators 19/05/2018

Il Frosinone si suicida pareggiando in casa col Foggia. E deve ricorrere ai playoff dopo una stagione piena di colpi di scena e di equilibrio che rilancia tutta l’immagine del calcio italiano

Quando l’ultimo granello entra nel collo della clessidra, il Parma è ancora in serie B. E’ un attimo, un impalpabile istante e da Frosinone, prima timida, poi vorticosa arriva la voce, poi la notizia. I laziali al 44’ del secondo tempo si sono fatti agguantare dal Foggia e raggiungere dagli emiliani in classifica. A pari punti, grazie al vantaggio negli scontri diretti, passa la squadra scudocrociata. L’incredibile, ciò che neppure il più ottimista dei tifosi del Parma aveva sognato, accade a La Spezia, nel Golfo dei Poeti e la notizia rimbalza oltre il passo della Cisa sino alla città. Scaraventa nelle strade parte di quei diecimila tifosi che ogni domenica, abbonandosi, aveva accompagnato la squadra sino alla soglia del traguardo. Duemila avevano invaso lo stadio spezzino, increduli come i giocatori, colpiti come da uno schiaffo salutare, un risveglio nel mondo nuovo che già avevano abitato ma erano stati costretti ad abbandonare, inghiottiti da malversazioni finanziarie.
Il Parma risale in A, ma la vera notizia è che lo fa in soli tre anni partendo dalla serie D, dove era stato ricacciato per il crack Ghirardi, un illusionista della finanza creativa. Mai prima d’ora era riuscito in questo triplice salto, un risarcimento dopo la triste e altrettanto incredibile storia del campionato guidato da Donadoni, con la dignità di resistere ai colpi di un degradato comportamento societario a fronte di una grande prova di coraggio sportivo dei giocatori. Questa è un’altra storia, perché se il luogo comune dice che si rinasce dalle ceneri, in questo caso è tutto vero. Tutto tangibile, come gli imprenditori che assunsero l’onere di traghettare il Parma oltre la palude, come i tifosi che crearono un azionariato popolare, simbolo concreto di un amore profondo, come la squadra che sotto la guida di Apolloni vinse il campionato di serie D senza perdere una partita (unica in tutti i nostri campionati), come Alessandro Lucarelli, 40 anni suonati, capitano coraggioso che nel momento del disastro decise di mettersi in gioco e restare per restituire con la sua esperienza il maltolto (ritornando in campo per l’ultima partita a tre settimane da un’operazione al menisco), come Roberto D’Aversa, tedesco di nascita, globetrotter come calciatore, lo stratega della panchina e del trionfo.
   Non c’è pagina di questa storia, che non è di serie B, ma del calcio intero, priva di eccezionalità. A partire proprio dall’epilogo al quale maldestramente ha contribuito il Frosinone suicidandosi. Un premio per l’ex giornalista sportivo Jang Lizhang, proprietario da luglio del 60 per cento della società, a capo del gruppo cinese Desports, quotato alla borsa di Shangai e che si occupa di diritti sportivi e di sport business. Passerà agli archivi del calcio come il primo cinese a vincere in Italia, in anticipo sulle ambizioni dei suoi colleghi di Inter e Milan.
   Anche questo un segno del destino in una città che aveva conosciuto, negli anni 90, i trionfi sotto la guida della famiglia Tanzi-Parmalat (tre coppe Italia, una Coppa delle Coppe, due Coppe Uefa), allenatori di peso come Sacchi e Scala, grandi giocatori che hanno i nomi di Buffon e Cannavaro (campioni del Mondo), Crespo, Thuram, Zola. Questa è una leggenda che Parma ha nutrito con il suo entusiasmo, la sua cultura del bello, sulle note verdiane che qui si respirano costantemente, anche allo stadio dove si suonano gli inni di Aida o del Nabucco.
E’ tutta un’altra dimensione di calcio, lo è sempre stata, anche nei momenti più bui, quando il precipizio era rappresentato dalla cancellazione di un simbolo storico dal calcio.
   Non è avvenuto perché non si è sgretolato il Dna, perché si è ragionato (pur tra qualche polemica) con la concretezza, senza superficialità, con le felici intuizioni di Daniele Faggiano, un direttore sportivo poco conosciuto, che a 25 anni smise con il pallone per diventare dirigente. Lui 40enne si è affidato a un giocatore come Lucarelli, della stessa età, ma di navigata esperienza, e a un tecnico più vecchio di lui di soli tre anni (che lo scorso anno a metà campionato sostituì Apolloni). Tanti piccoli tocchi che si sono trasformati in qualcosa di incredibile, contravvenendo all’idea che i vecchi debbano essere rottamati per lasciare spazio ai giovani. Guardando alla rosa il Parma si è affidato per lo più a Emanuele Calaiò (36 anni), Antonio Barillà (30), Matteo Scozzarella (30), Pierluigi Frattali (33), Antonio Di Gaudio (29), Fabio Ceravolo (31), tutta gente che ha saputo negli anni navigare con successo in serie B dispensando il proprio vigore e la lucidità per vincere.
   Questo trionfo del Parma, inseguito, smarrito, ritrovato ed esploso nella notte di La Spezia, rappresenta il manifesto felice del campionato di serie B che, con il suo equilibrio, la quantità dei colpi di scena, la spettacolarità del cammino sin qui compiuto, ha mostrato quella vitalità che già tutti gli riconoscevano, ma anche un posto più prestigioso nel calcio italiano, che a volte lo ha dimenticato. Perché essere di serie B è quasi un marchio disdicevole, nel pallone e nella vita.
Sergio Gavardi
Tags: calcio, frosinone, promozione Parma, serie B, stagione 2017-18

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