Il punteggio, 4-6 6-1 6-2, è sintomatico di quanto è successo davvero in campo. Finché Fabio Fognini è riuscito a giocare sopra ritmo, a imporre lui lo scambio, a variare, correndo velocissimo di qua e di là del Centrale, ora alzando traiettorie cariche di effetto, ora picchiando duro, ora inventando angoli stretti impossibili, ora pizzicando le righe, senza dare mai punti di riferimento al numero 2 del mondo che aveva di là del net, ha tenuto in scacco il re di sempre della terra rossa, Rafa Nadal, nei quarti degli Internazionali d’Italia a Roma. Ma appena ha abbassato un po’ il tono e, invece di sprintare, ha cercato di gestire, solo di braccio, è stato schiacciato, fisicamente, dal formidabile mancino di Maiorca, insieme a tutto il suo talento cristallino tennistico. Rendendo vanno anche qualche timido tentativo del pubblico ravvivarlo, tanto era evidente che, dopo un’oretta, era ormai scarico di energie e di possibilità.
E’ questa l’amara sentenza di un pomeriggio da sogno, immaginando un altro italiano in semifinale a Roma, dopo Filippo Volandri nel 2007. Una circostanza peraltro resa vana anche dalla superba rimonta di Fabio già nel primo set, da 1-4 6-4, una rimonta che Rafa non ha mai subito sulla sua superficie preferita. Quella dove sta inanellando trionfi leggendari, a partire dai dieci al Roland Garros per continuare con gli undici a Barcellona e Montecarlo, puntando all’ottavo sigillo nella Capitale, dove gioca da quattordici stagioni di fila, ma non alza il trofeo dal 2013 e, negli ultimi tre anni, si era sempre fermato nei quarti: nel 2015 contro Wawrinka, nel 2016 contro Djokovic e dodici mesi contro Thiem.
Ovviamente, malgrado il ko numero 11 in 14 confronti contro sua maestà Rafa, Fognini esce a testa alta da Roma, e dall’ennesima esperienza sulla terra. Più forte tennista italiano, davanti agli emergenti Berrettini e Sonego, al sempre più affidabile Cecchinato, e ai veterani Lorenzi, Seppi e Bolelli. Più fiducioso nei suoi mezzi, più rinfrancato sulla tenuta della caviglia acciaccata dalla Davis. Ma magari perplesso sugli anni, 31, giovedì, che passano. Riuscirà ancora ad essere competitivo nei match su tre su cinque, cioè negli Slam? La risposta la riceverà prestissimo, già dalla prossima domenica al Roland Garros. Perché la qualità ce l’ha, come la fiducia, soprattutto dopo aver battuto il secondo più serio candidato alla finale di Parigi, Dominic Thiem, e ad aver impegnato duramente almeno per un set il solito favorito, Nadal, giocando un tennis sopraffinoi.
Ma il fisico, tanto importante sempre, ancor di più nel tennis moderno, è assolutamente fondamentale nella lunga maratona sulla terra francese.
VINCENZO MARTUCCI
(foto Ray Giubilo)
