Leoni in Coppa del Mondo, pecorelle ai Mondiali. Cosa succede allo sci alpino azzurro che a St. Moritz sta rimediando solo delusioni? Sì, non sono giorni belli nella località elvetica. L’Italia è arrivata alla rassegna iridata con il petto in fuori per i 26 podi conquistati nella stagione di Coppa del Mondo, convinta di fare man bassa ed invece non è ancora riuscita a salire sul podio. Certo, in gare secche conta anche la fortuna, ma quando il destino avverso pare una costante diventa doveroso farsi delle domande.
Purtroppo sembra che il tempo non sia passato, che invece che a due passi dall’Italia su quella neve alpina che dovremmo conoscere bene si sia ancora sulla neve gessosa di Beaver Creek, in Colorado, dove ai Mondiali di due anni fa tornammo a casa con un bello “zero” in pagella. Il dubbio è che si stiano commettendo gli stessi errori, che dopo quel fallimento, a parte il siluramento di qualche bravo allenatore non sia mai stata fatta una vera analisi critica dei motivi che avevano portato al fallimento.
Ci sono analogie che fanno venire i brividi. Dominik Paris ad esempio. Due anni fa era convinto in discesa di non saper affrontare bene la curva doppia che immetteva sul grande muro della Birds of Prey, lo sbagliò due volte in prova , nella discesa iridata ed in quella della combinata. Qui, sulle pendici del Corviglia ha vissuto una situazione analoga, un tratto nella parte finale della pista che non ha mai digerito e si è piazzato nelle retrovie. Possibile che l’uomo che due volte ha dominato sulla Streif di Kitzbuehel non sia in grado di domare una pista che al confronto di quella austriaca sembra un “baby”?
E poi il caso di Sofie Goggia, la grande novità della squadra italiana, la bergamasca capace in Coppa di salire sul podio ben otto volte. Dovevano essere i suoi Mondiali, con la possibilità di vincere addirittura quattro medaglie, invece per lei St. Moritz si sta rivelando un supermercato di dubbi e delusioni. Sofia ha letteralmente buttato nella neve due medaglie d’oro, la prima in combinata, quando, dopo il miglior tempo in discesa le sarebbe bastato gestire il grande vantaggio in slalom per salire sul podio. Aveva davanti uno slalom facile, disegnato dall’allenatore di Lindsey Vonn, c’erano solo 4 porte da rispettare, le prime dopo il via e lì l’azzurra si è incartata.
Nessuno poteva spiegarle la strategia di come affrontare la seconda parte della combinata, con 97/100 di secondo di vantaggio sulla leader della classifica (la rossocrociata Holdener) e quasi un secondo e mezzo sulla terza? In discesa poi la Goggia a 10 secondi dal traguardo, come hanno dimostrato le sovrapposizioni televisive, aveva 20 metri di vantaggio sulla vincitrice, 20 metri metri che si è mangiata con due errori evitabili. Ma qualcuno, dopo il brutto esordio in superG, ha cercato di starle vicino di rassicurarla, di farle mantenere coscienza sul suo enorme potenziale?
Ecco cosa manca, un uomo capace di affrontare queste situazioni. Nel 2011 Christof Innerhofer nell’ultima gara premondiale, il superG di Hinterstoder (Aut) si piazzò 26° con un distacco pesantissimo. L’allora c.t. Claudio Ravetto lo prese da parte e gli disse: “Caro Christof, vuoi fare il finanziere, prendere lo stipendio e costruire una pensione? Allora è inutile che continui a prendere questi rischi. Ma se voi essere un vincente devi cambiare tutto, ragionare in modo diverso”. Tre ore piene di lavaggio del cervello. Pochi giorni dopo Innerhofer ai Mondiali di Garmisch vinceva l’oro del superG, oro impreziosito poi dall’argento in combinata ed il bronzo della discesa.
Claudio Ravetto è stato cacciato dopo l’Olimpiade di Sochi per la grande colpa di fare ombra al presidente federale, con lui in seguito altri allenatori (come Livio Magoni) colpevoli di avere una forte personalità. Ora nessuno sa affrontare certe situazioni e risolverle. La prova la leggiamo sul medagliere.