Cosa succedeva ad Arezzo
Antonio Conte, giovanissimo, 37 anni, fu voluto dall’allora e anche attuale direttore generale Ermanno Pieroni. Una sequela di rigori sbagliati, il fardello della penalizzazione che diventava sempre più pesante, costarono la panchina a Conte l’ultimo giorno di ottobre, dopo la sconfitta di Cesena. Il presidente Mancini premeva per l’esonero e Pieroni allora scelse Maurizio Sarri, all’epoca 47 anni, giovane ma non giovanissimo, una lunga gavetta nelle serie inferiori prima del Pescara in B. L’uomo di Vaggio, paese diviso fra le province di Arezzo e Firenze, provò la svolta e arrivarono anche risultati che più volte Sarri ha definito fra i primi dieci della storia amaranto: il pari in rimonta 2-2 a Torino con la Juventus, lo stesso risultato a Napoli, il successo col Milan nel ritorno di Coppa Italia e semifinale sfiorata, ma qualche pareggio di troppo, il fardello del meno sei, non permisero la rimonta che si sperava e dopo la sconfitta di Trieste, Mancini esonerò Sarri che apprese la notizia alla radio in pullman e fece una telefonata non certo amichevole al patron.
Tornò Conte e dopo un paio di risultati negativi la squadra era a meno 10 dai playout. Tutto finito? Macchè, il Conte bis era un’altra storia. Credeva nella missione impossibile e nelle ultime 11 partite l’Arezzo vinse 8 volte, pareggiò 2 e perse solo con la Juventus, che giocò a tutto gas al Comunale e invece all’ultima giornata fece una prestazione deludente con lo Spezia che beffò un Arezzo che sul campo si sarebbe salvato. A Treviso, quel maledetto 10 giugno 2007, Conte era furioso con la Juventus, lui juventino doc.
Ma senza quel meno sei ingiusto, non ci sarebbero stati problemi.
Fausto Sarrini, la Nazione edizione di Arezzo, ieri
“Conte è un allenatore promettente. È un giovane che ha indubbiamente delle capacità che possono emergere se affina il suo carattere. Ha detto che il suo errore è stato fidarsi di me: io gli ricordo che per primo ho scommesso su di lui e che deve sapersi prendere le sue responsabilità, non può addossarle soltanto sugli altri”.
Ermanno Pieroni, 27 ottobre 2007
Il presidente che li licenziò
All’Arezzo, penalizzato per Calciopoli, fa staffetta con Conte. «Ho avuto il futuro ct e Sarri e siamo riusciti a retrocedere», sorride amaro Piero Mancini, a processo a dicembre per bancarotta (l’Arezzo invece è sparito nel 2010 e ripartito dai Dilettanti). «Oggi dico: viva Sarri, grande lavoratore. Ricordo le sue manie, il sale sparso in campo o la moglie fuori dal ritiro perché in albergo non poteva entrare nessuno. L’ho cacciato? I giocatori erano legati a Conte e gli hanno fatto la pelle. Maurizio è esploso a Empoli perché lì c’erano le condizioni migliori per lui». ~ Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica, 21 ottobre 2017
I calciatori di quell’anno. Maurizio Crosetti ne ha intervistati stamattina tre per Repubblica. Daniele Croce racconta due allenatori ancora poco sicuri, senza “ancora un’idea chiara di calcio”. Rey Volpato dice: «Io credo che il primo Conte avesse già i suoi concetti, ci ripeteva che la forza è nella testa, che lui non era Zidane ma ci aveva giocato insieme, dunque tutto è possibile a questo mondo. Sarri non era ancora Sarri, non poteva permetterselo. Ricordo anche le sue manie, era già uno scaramantico da non credere, e poi la storia delle scarpette nere. Il nero è il suo colore da ogni punto di vista. Detestava le scarpe colorate, ma io e Floro Flores avevamo un contratto con lo sponsor tecnico e dovevamo indossarle però lui niente, ce le faceva colorare di nero con lo spray, altrimenti non giocate, diceva. E poi il sale sparso in campo, le linee bianche che non doveva mai oltrepassare prima di andare a sedersi in panchina, cose così”. Floro Flores racconta: “Quando mi disse quella cosa delle scarpe nere gli risposi di spiegarlo al presidente, vediamo se lui è contento di vedermi in panchina con le scarpette colorate”. Quanto a Conte: “Tirava sempre fuori Zidane e Trezeguet ma noi che c’entravamo, lo seguivamo poco”.
Cosa succedeva a Juve e Inter nel frattempo
“Volevo proteggere Giacinto Facchetti. Temevo che ai suoi danni qualcuno avesse ordito una trappola. Così, dopo essere venuto a conoscenza da Nucini dei rapporti tra la Juventus e gli arbitri, e in particolare tra la Juventus e De Santis, decidemmo di parlare con Tavaroli per chiedergli un consiglio”. ~ Massimo Moratti dal procuratore Borrelli, Corriere della sera, ottobre 2006
Si sa come andò a finire. De Santis fu spiato da Tavaroli e Moratti ha negato di avergli dato l’incarico. Fosse un altro, potremmo non credergli. Ma trattandosi di Moratti pensiamo davvero che qualcuno ha voluto fargli un regalo gradito e inaspettato, per spirito di servizio. Ebbene noi vorremmo davvero che il giorno nel quale il presidente dell’Inter decise di chiedere consiglio a Tavaroli e lo convocò come esperto (di che?) fosse segnato in rosso nel calendario italiano come data simbolo: la Festa Nazionale dell’Ambiguità. E che dunque ad ogni anniversario si celebrasse il rapporto italiano tra il delitto e il diritto, tra lo spione illegale che maneggia con sapienza la verità del falso e la falsità del vero e l’irresponsabilità dell’uomo potente che si sente perseguitato e cede, come nel Medioevo, alla pulsione della giustizia privata, senza mai nulla di sguaiato e di eccessivo, è vero, ma con la dignità ingenua e un po’ goffa di chi pensa di essere il migliore di tutti. ~ Francesco Merlo, la Repubblica, 8 ottobre 2006
Calciopoli non è ancora finita. Dopo la condanna e la revoca di due scudetti, di cui uno assegnato all’Inter, la Juventus si è battuta a lungo per cancellare quest’ultima assegnazione, uscendo sconfitta alla Camera di conciliazione del CONI, al Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport (TNAS, organo istituito dal CONI in sostituzione della Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport), al Collegio di Garanzia del Coni, infine nel luglio scorso al tribunale federale nazionale che respinse il ricorso dichiarandolo inammissibile. La Juventus ora ha impugnato questa ultima sentenza dinanzi al Collegio di garanzia del Coni chiedendone la revoca.
Il prete aretino che sposò Conte era interista. Ad Arezzo fra il 2006 e il 2007, era nato un rapporto talmente bello, che Antonio Conte, tecnico bicampione d’Italia con la Juventus ha voluto che ieri a celebrare il suo matrimonio con Elisabetta Muscarello a Torino, fosse Don Alvaro Bardelli, parroco del Duomo aretino che ha sempre avuto ottimi rapporti con gli amaranto. “Gli ho ricordato nell’omelia che la sua splendida carriera di allenatore è iniziata da Arezzo. I due si sono conosciuti in quel periodo. Personaggi del calcio devono essere di esempio anche per la gente, il segno della croce che a volte fanno gli atleti è importante, un segnale di vicinanza a Dio in tempi difficili e delicati”. ~ la Nazione edizione Arezzo, 10 giugno 2013
Che cosa è successo al presidente Mancini. Piero Mancini, il presidentissimo per eccellenza, non solo del gruppo Ciet sprofondato nel crac ma anche dell’Arezzo di Conte e Sarri, riemerge dall’aula sorridente, con la solita rosa rossa infilata nel taschino, una delle sue abitudini. Né gli manca la voglia di commentare coi cronisti le ultime vicissitudini dei suoi ex amaranto. Del processo per bancarotta di cui è il principale imputato, invece, non parla. Forse perchè le cose non si mettono benissimo, anche se lui, come sempre, sprizza energia e ottimismo da tutti i pori. ~ Salvatore Manno, la Nazione edizione Arezzo, 25 settembre
Che cosa fa oggi l’Arezzo. Gioca in Lega Pro, si trova all’undicesimo posto nel girone A con 8 punti, frutto di 2 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte. È allenato da Daniele Di Donato, 42 anni, giocatore di quell’Arezzo nell’anno di Sarri e Conte. È nello stesso girone della Juventus Under 23 e tre ore prima di Juventus-Inter scenderà domani in campo per sfidare la capolista del campionato, il Monza di Galliani e Berlusconi.
Giornata 7 Brescia-Sassuolo: rinviata | Oggi: Spal-Parma, Verona-Sampdoria, Genoa-Milan | Domani: Fiorentina-Udinese, Atalanta-Lecce, Bologna-Lazio, Roma-Cagliari, Torino-Napoli, Inter-Juventus
la classifica Inter 18, Juventus 16, Atalanta 13, Napoli 12, Roma 11, Lazio e Cagliari 10, Parma e Torino 9, Fiorentina e Bologna 8, Udinese 7, Sassuolo Verona Brescia Milan e Lecce 6, Genoa 5, Spal e Sampdoria 3
Tratto da loslalom.it
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Foto tratta da losportpersempre.it