L’Italia della palla ovale ha sfiorato l’impresa a Roma contro la Francia, n.2 del ranking mondiale e favorita alla prossima Coppa del Mondo di ottobre e novembre. Dopo un inizio molto sofferto, sotto 19-6 gli Azzurri hanno ripreso in mano il match fino a condurre 24-22, poi l’ultima metà francese di Jalibert ha riportato i galletti dalla parte giusta del tabellone, ma l’Italia ha lottato fino al fischio finale, arrivato su una maul appena fuori dai 22 francesi. Abbiamo raggiunto al telefono Carlo Gobbi, decano dei giornalisti italiani di rugby e penna storica della Gazzetta dello sport (con più di un intervento anche per Sportsenators), che ha dedicato una vita a raccontare la palla ovale e la pallavolo, ma anche molti altri sport. Una carriera lunga e intensa, da inviato in 7 Olimpiadi, 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo, 139 test match di rugby, oltre 20 Mondiali ed altrettanti Europei tra ginnastica, judo, hockey ghiaccio, pallamano, pesi, tiro.
“Qualcuno dice che abbiamo affrontato una Francia sottotono: col cavolo! Hanno schierato i loro migliori giocatori, avessero davvero giocato sottotono avremmo vinto noi!” È diretto come sempre Gobbi, che lancia una stilettata ai detrattori degli azzurri, senza però farsi esaltare quando è ancora troppo presto.
Gobbi, come abbiamo fatto a tenere testa alla Francia?
“Giocando una grande partita con lo spirito giusto, commettendo qualche errore di troppo ma non demeritando affatto. Il punteggio giusto sarebbe stato un pareggio, 29 pari, se la maul finale non si fosse fermata appena prima dei 22 francesi. Una sconfitta come queste però vale quasi quanto una vittoria, perché entra nella testa dei giocatori, che poi sanno di poter giocare davvero alla pari coi più forti. La stampa internazionale, soprattutto francese e inglese, da sempre critiche con l’Italia, ha giudicato molto positivamente la prestazione degli azzurri”.
Quali sono i giocatori che l’hanno più colpita?
“Naturalmente Capuozzo, che ora è rimpianto dai francesi, i fratelli Cannone e Ruzza, una seconda linea di livello internazionale. Oltre a Fischetti, che è cresciuto tantissimo e in questo momento è tra i piloni più forti del mondo. Ma oltre ai giocatori, abbiamo un gioco e una continuità di rendimento“.
Prima ha parlato di qualche errore di troppo: c’è qualche giocatore che l’ha delusa?
“Il mediano di mischia, Stephen Varney, ha fatto un errore imperdonabile concedendo di fatto la prima meta ai francesi. Ha giocato sotto le sue possibilità, ma va lasciato crescere con calma. Da subito è stato indicato come fenomeno, ma come si fa a essere fenomeni a 19 anni? Sicuramente crescerà anche lui”.
Cosa è cambiato rispetto a un anno e mezzo fa?
“Negli ultimi dieci anni il rugby italiano ha fatto molti errori, tutti pagati sul campo: abbiamo assistito a una girandola pazzesca di giovani, quasi 60, che in 7-8 anni giocavano una partita per poi sparire, poi magari ritornavano e sparivano di nuovo. A forza di provare i giovani non abbiamo creato quello zoccolo duro su cui basare e costruire tutta la squadra. Adesso questo zoccolo c’è e i risultati si vedono. Anche certe sconfitte sono arrivate dopo prestazioni di grande sostanza: dopo le vittorie con Samoa e Australia, abbiamo giocato bene anche col Sudafrica. D’accordo, ci hanno fatto 63 punti, ma abbiamo disputato una buona prestazione per poi crollare fisicamente contro di loro che sono molto fisici e sono oggi i più forti del mondo. Il computer dice che sono terzi? Non me ne importa niente, Irlanda e Francia (rispettivamente n.1 e 2 del ranking, nda) giocano un grande rugby, ma il Sudafrica è più forte”.
Dopo aver giocato alla pari con la Francia e aver battuto l’Australia, possiamo vincere a Twickenham contro gli inglesi? E con le altre squadre del torneo?
“Ecco, andiamoci piano. C’è la possibilità, magari remota, di battere gli inglesi nel loro tempio? Sì, per esserci c’è, come contro Galles e Scozia, ma non dobbiamo mai dimenticare che giochiamo contro nazioni dove il rugby è molto più importante che da noi. Qualcuno pensa ancora che la Scozia sia la squadra da battere, ma per favore! Non è affatto la più debole, ha appena espugnato Twickenham, ha giocatori importanti e una mischia molto solida: Massimo Cuttitta (il pilone azzurro, scomparso di recente, della storica Italia che negli anni Novanta, a suon di vittorie contro le squadre del Sei Nazioni, ci ha aperto le porte del torneo e che è stato a lungo tecnico degli avanti della nazionale scozzese) ha lasciato una grande eredità. Tornando all’Inghilterra, mi auguro di vedere una grande partita a Twickenham, ormai non ci facciamo più schiacciare dall’enormità di quel tempio. Le prime volte, ma anche le seconde e le terze, che giocavamo in quella cattedrale ne venivamo subito spaventati, da noi al confronto si giocava in campi di periferia, Treviso, Rovigo, Parma. L’Inghilterra ha appena cambiato ct, Borthwick (che ha sostituito Eddie Jones, nda) è stato un bravo giocatore, ma ha bisogno di tempo: potremmo anche approfittarne, se giochiamo con lo spirito messo in campo con la Francia ed evitando alcuni errori. Giusto crederci”.
A cosa è legittimo ambire in questo Sei Nazioni? Due vittorie sono alla portata?
“Non è così importante centrare due o tre vittorie, contano molto di più la prestazione e il gioco. Contro i galletti abbiamo perso, ma giocandocela fino alla fine schiacciando i francesi nella loro metà campo. Questo vale moltissimo, significa averli colpiti nel loro orgoglio e contro i francesi, me lo permetta, è una grande soddisfazione…”
Cosa ne pensa del commissario tecnico Kieran Crowley?
“Ha fatto un grande lavoro, è stato bravissimo, ma me lo lasci dire: deve imparare l’italiano! Non concepisco un allenatore dell’Italia che non parli la nostra lingua. L’ho conosciuto 30 anni fa quando giocava a Parma e ancora oggi si esprime in inglese: lavori in italia, ti pagano in italia, imparalo questo italiano! Dal punto di vista tecnico gli rimprovero soltanto di non aver ancora fatto giocare titolare Alessandro Fusco, mediano di mischia dal grande talento. In ogni caso dopo di lui penso sia arrivato il momento di un allenatore italiano: Massimo Brunello con l’under 20 ha messo in campo una squadra che ha giocato alla pari coi francesi, che sono due volte campioni del mondo di categoria. Poi c’è l’allenatore del Benetton, Marco Bortolami. Insomma, non ci mancano i tecnici italiani!”