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Il personaggio, i 70 anni di Julio Velasco

Da Vanni Zagnoli 11/02/2022

L’ora e mezza passata con Julio Velasco è naturalmente abbacinante. Certo ripete anche concetti a lui cari, ma una conferenza stampa, con successive interviste, è come un clinic gratuito con il guru. La perla arriva proprio all’ultima domanda. “E’ iniziato tutto per caso, da allenatore, volevo fare l’insegnante”. “Di filosofia”, rivela a noi.

Adesso capiamo tutto. Le massime (“Molte su internet sono false, sono belle ma non mie”), l’attitudine a insegnare, la pazienza. Meno con i giornalisti, per la verità, la dialettica è sempre aspra. “Se vuoi ti rispondo, ma se hai già una tua idea scrivi quella”, argomenta prima della cena con il presidente Bruno Cattaneo.

Il dribbling è ancora dei bei tempi. “Del resto – confessa – facevo il calciatore, ero tra gli ultimi, fra gli amici, al mio paese, eppure neanch’io iniziai con il volley. Escluso Giani, tutti i grandi hanno cominciato tardi, anche a 17 anni si fa in tempo a creare un grande giocatore”.

Il dribbling, dunque, alla nostra domanda. Dan Peterson ha rivelato di essere stato vicino al Milan, come allenatore, con Adriano Galliani vicepresidente, Montali passò al calcio, tornò al volley, adesso è al golf. “Ma da allenatore – ci confidava -, sarei stato competitivo solo nella pallavolo. Mi mancano le basi tecniche, per avere successo in altra disciplina”. Ecco, Velasco fu direttore generale dell’Inter e della Lazio, giusto 20 anni fa, ora che ha smesso di allenare per diventare direttore delle nazionali giovanili dell’Italia maschile poteva rivelare magari una proposta, un interessa. “Non ci casco. Intervista in conferenza stampa”.

Scorre via fra la gioia del presidente Cattaneo (“Firma per due anni e mezzo, spero rimanga anche dopo di noi, per il bene della pallavolo”) e il Velasco pensiero. Che insomma si impegna con la Fipav sino ai 70 anni.

Si emoziona a rivedere Gianfranco Briani. “Beneficiai del suo lavoro con i giovani quando era segretario. Ha creato lui, di fatto, il gruppo con Zorzi e Cantagalli”.

Julio argomenta. “Sento dire che va tutto male, da altri che va tutto bene, in quel caso non avevano bisogno di me. Molte cose vanno bene, qualcuna no. Sono tutto escluso ruffiano. “Sai che ti sei messo un rompiscatole in casa”, avranno detto al presidente”. Senza rompere, è difficile cambiare. L’importante è non vedere tutto male, noi ci piangiamo troppo addosso. Ho girato il mondo, guidando la Spagna e l’Iran, la Rep. Ceca e l’Argentina, conosco i centri di allenamento di molte nazioni, per cui dico che tantissime cose da noi funzionano e bene, dobbiamo avere più fiducia nei nostri mezzi”.

Il coach argentino si è preparato temi. “Evitiamo l’assistenzialismo, nei confronti dei giovani. Li esaltiamo e dopo 2-3 anni li buttiamo a mare, resta l’estremismo, nella critica. Quando un giovane è arrivato in apertura di pagina del più importante quotidiano italiano potrebbe sentirsi arrivato e invece ha fatto nulla. Dagli allievi alla nazionale A, cercheremo di promuovere il nostro sport: non siamo il calcio, facciamo giocare più a pallavolo, a livello giovanile è decisivo il rapporto con il territorio, nello sviluppare l’entusiasmo”.

Velasco ha detto addio alle panchine, a 67 anni suonati, mentre Silvano Prandi è ancora in panca a 74, in Francia, allo Chaumont. “Pensavo di avere l’estate libera, dopo 9 anni, invece… “Ci sei cascato ancora una volta”, seguirò l’Europeo allievi, il mondiale juniores e prejuniores. Mi batto contro i luoghi comuni: non abbiamo talenti, è falso, ci sono ragazzi e anche buoni; l’interesse è farli diventare molto buoni”.

Con il ritorno in nazionale, ancorchè non da coach, il colto sudamericano avvera gli ultimi sogni. “Volevo allenare l’Argentina, è stata la prima volta, da capo allenatore. Sono tornato a Modena, ho voluto lasciare restando ancora al top. Adesso torno nell’Italia e speriamo che duri, questo è l’ultimo step della carriera, c’è da lavorare duro e molto. Penso a una vignetta di Charlie Brown: “Un giorno moriremo tutti”. Snoopy: risponde: “Tutti gli altri giorni no”. Sono dalla parte di Snoopy”.

Julio seduce, sempre, da sempre. E potrebbe abolire il club Italia maschile. “Con le donne ha avuto successo anche perchè le migliori erano in società molto piccole, gli uomini escono di casa più facilmente. Consideriamo l’età, vedremo se il club Italia è la soluzione adatta. Altro vecchio adagio: “i giovani italiani non giocano”. Ma i cubani dove giocano? Il quadro è complesso. Ai club si chiede di impiegare i giovani, ma devono essere bravi, per compartecipare ai risultati. Non è detto sia il club Italia la soluzione vincente”.

Comunque Padova nel 2019 aveva raggiunto i playoff, anche grazie ai giovani, e Ravenna si era salvata facilmente. “L’assistenzialismo non ha mai pagato, ci si guadagni il diritto di giocare. Da ct femminile, proposi di liberalizzare alle straniere: senza una soluzione violenta, non avremmo miglioriato, al punto da vincere il mondiale, con Bonitta. Abbiamo giovani incredibili, magari ora c’è da ridurre il numero di straniere. Noi dobbiamo farle meglio degli altri paesi, sennò perdiamo. Non agevoliamo la strada ai giovani, serve proprio una mentalità diversa. Guai ai giovani che si lamentano e guardano quel che non c’è”.

Guai anche a confrontare gli Zaytsev con la generazione dei fenomeni. “E’ ingeneroso, è come confrontare Totti con chi gioca adesso nella Roma. Serve continuità. La Polonia viene da due ori mondiali, vinse solo nel ’74 e nel ’76 e per 32 anni restò senza podi. Gli Usa sono rimasti senza medaglie per 13 anni, il Giappone ha vinto solo nel ’70. Chiediamoci perchè non siamo a livello dei migliori, con i giovani, lasciando stare i paragoni con i Giani e i Bernardi”.

Velasco ha chiuso con la supercoppa, con Modena, con la semifinale di coppa Italia e la bella quasi vinta, a Perugia. “Voglio gestire al meglio il mio tempo. Prima non c’era respiro, neanche una vita privata, ora bisogna lavorare molto, ma in un ruolo differente, in una sfida nuova”.

E’ andato in Bulgaria all’Europeo under 17 e in Bahrein al mondiale under 21.

“Nel contratto ho garanzie di autonomia, ovvero posso nominare o cambiare tutto lo staff delle giovanili, ovviamente poi il consiglio federale può fermarmi. Ma che succederebbe se vincessimo un mondiale juniores maschile: andiamo per vincerlo perchè non possiamo vincere? Cos’abbiamo in meno del Brasile, della Polonia e della Russia? Lo dissi anche nell’89, all’Europeo in Svezia, assoluto. Poi si può arrivare secondi, ma intanto andiamo a vincere, con le nazionali”.

Quel mondiale giovanile venne vinto veramente, nel 2019. Il resto sappiamo com’è andata. L’Italia con Fefè De Giorgi è tornata a vincere un trofeo, 16 anni dopo, e forse è stato merito anche di Julio.

Vanni Zagnoli (Tratto da “Ilmessaggero.it” ed “Ilmattino.it”)

Tags: i 70 anni di Julio Velasco, Il personaggio

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Nota sull’autore: Vanni Zagnoli

Classe 1971, di Reggio Emilia, dal ’90 solo giornalista. Mai un contratto, esclusi due mesi a Il Giornale; professionista dal ’99. Il curriculum è infinito, condiviso con la moglie Silvia Gilioli, pubblicista. Pubblicarono ovunque, esclusi sui quotidiani economici e sui più recenti. Dal 2014 editano vannizagnoli.it, le proposte alle redazioni e l'integralità degli articoli usciti. Vanni punta su youtube, a tanti non piace che intervisti o anche solo riprendere persone. Ha fatto tv (da ospite) e radio, pezzi per settimanali. Ha scritto di quasi tutti gli sport. Ama approfondire, i videoracconti sono videobiografie. Nell’aprile 2018 gli hanno chiuso un canale youtube, sennò sarebbe a 15 milioni di visualizzazioni e a 15mila iscritti. Lavora da casa, sdraiato sul letto, per molte ore da solo, anche per questo ama le note vocali notturne e infinite.

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