“Dall’inizio del torneo è tutta una favola!”. Ancora a freddo, davanti a microfoni e taccuini della conferenza stampa, Lorenzo Musetti non riesce ancora a credere all’exploit appena compiuto sul Centrale di Monaco. Eppure è tutto vero: l’azzurro sconfigge il numero 10 del mondo, Alex De Minaur, per 1-6 6-4 7-6(4) dopo 2 ore e 40 minuti, in un match di altissimo livello, sofferto ed intenso e conferma di essere diventato un vero guerriero. Dopo il dominio dell’australiano nel primo set, l’italiano risorge piano piano, anche grazie a uno stop per pioggia che rallenta il centrale del Country Club, e vince in rimonta per la quarta volta nel torneo! A Montecarlo disputerà la prima finale ‘1000’, la sesta nel Tour, la terza sulla terra (dopo Amburgo e Umago) e con questa prestazione si assicura la scalata alla classifica, record personale di n. 11, il prossimo lunedì.
È inoltre ilquarto finalista italiano in un Masters 1000 dopo Sinner (sei finali), Fognini (campione a Montecarlo nel 2019) e Berrettini (Madrid, 2021). Se vincesse in finale, firmerebbe il quarto titolo italiano in stagione, dopo gli Australian Open (Sinner), Bucarest (Cobolli) e Marrakesh (Darderi). E se battesse Carlos Alcaraz salirebbe addirittura al 7 del mondo.
Dopo l’ennesimo avvio di match in modalità “diesel”, Lorenzo è bravissimo ad avere pazienza, ad organizzare il proprio gioco e sfruttare al meglio le geometrie del campo da fondo. Riesce così a contrastare il palleggio martellante di De Minaur, gli prende le misure e si muove benissimo. L’australiano è solido ma, punto dopo punto, si fa spesso irretire dal tennis intraprendente ed estremamente vario di Musetti, tant’è che ad inizio secondo set, subito dopo il salvifico break determinato dalla pioggia, subisce la reazione di Lorenzo e perde il servizio. Fondamentale poi il break azzurro sul 4-4 che permette a Lorenzo di andare a prendersi per 6-4 la seconda frazione. “Muso” continua ad essere più intraprendente del solito: sa sfruttare l’importantissima palla break sul 2-2 del terzo set e prende così le distanze sul 4-3 e servizio. Peccato che non riesca a concretizzare il vantaggio sul 5-4 e servizio quando serve per il match ma viene raggiunto e superato. Anche se comunque raggiunge il 6-6 e quindi il tie-break. Che è equilibratissimo fino al 4-4, quando è ancora Lorenzo a fare la differenza e a chiudere una delle partite più importanti della vita per 7 punti a 4.
Ora sfiderà Carlos Alcaraz, anch’egli alla sua prima finale sul rosso monegasco. Lo spagnolo è in vantaggio 3-1 nei precedenti: Musetti ha vinto il primo incontro, nel 2022 in finale sulla terra di Amburgo, poi non gli ha più strappato un set. E, sul rosso, l’allievo di Juan Carlos Ferrero ha vinto al Roland Garros, nel 2023.
Quale di queste rimonte può essere considerata la più importante per Lorenzo? “Quella di oggi mi ha consegnato l’accesso in semifinale” ammette l’azzurro. “Però, guardando indietro, ero in una situazione difficile in qualsiasi partita, tranne che in quella contro Matteo, se pensiamo allo score, anche se pure quello è stato comunque un match difficile sotto un altro punto di vista. Ci sono state tante emozioni incredibili”.
E che effetto fa avvicinarsi così tanto o addirittura entrare in Top 10? “Beh, non lo so perché non ci sono ancora. Certo, so che c’è questa possibilità. Però domenica giocherò per il titolo più importante della carriera con un avversario, Carlos, che è uno dei giocatori più forti del mondo. Batterlo sarebbe davvero un’impresa storica, per me, anzi, per tutti quanti. E raggiungerei tanti obiettivi tutti insieme”.
Lorenzo è riuscito a vincere tutte le partite in rimonta anche grazie ad una grande pazienza, elemento che gli mancava spesso fino a qualche tempo fa. La pazienza, si allena o è un processo? “Sicuramente è un processo di crescita, di maturazione personale, non solo come giocatore, ma anche come persona. Non sono più un ragazzino; non sono neanche un veterano ma è comunque la mia quinta partecipazione qui a Montecarlo, quindi mi sento abbastanza “anziano”. Giustamente Simone (coach Tartarini, ndr), dice che un set perso 6-1 o 7-6 è sempre un set perso e poi se ne devono comunque vincere due. Questo, secondo me, è il “mood” giusto per affrontare poi il resto della partita, senza pensare troppo al punteggio subìto”.
LA PREMIÈRE DI ALCARAZ
Il sorriso di Carlo oggi è più luminoso che mai. Lo spagnolo si issa per la prima volta in finale sulla terra del Principato grazie al successo sull’amico e connazionale Davidovich Fokina per 7-6 (2) 6-4, facendosi rimontare da 5-2 a 5-5 nel primo set, mostrando i suoi soliti alti e bassi. Così, il numero 3 del mondo sale a 16 vittorie sulla terra (e una sola sconfitta) dallo scorso maggio, cioè dal trionfo al Roland Garros e la medaglia d’argento ai Giochi di Parigi. Per l’erede di Rafa Nadal si tratta della settima finale ‘1000’: supera così Jannik Sinner, a quota sei e, sempre grazie alla finale monegasca, scavalca l’azzurro anche nella Race stagionale, diventando anche il quinto – era Open – che, a 21 anni (o meno), disputa entrambe le finali di Montecarlo e del Roland Garros; gli altri sono Borg, Wilander, Moya e Nadal.
Come da copione, Carlos si complica un po’ la vita perché nel primo set era in vantaggio 5-2 con due setpoint, e poi 5-3 e un setpoint a favore; tuttavia perde il gioco al terzo breakpoint di Fokina. Alla fine, il primo parziale è comunque suo al tie-break per 7 punti a 2.
Nel secondo, Davidovich lotta senza sosta ma l’ex n. 1 del mondo è sempre padrone del gioco, si porta in vantaggio 3-1. Sul 5-3 si distrae di nuovo perché spreca la bellezza di quattro matchpoint. Nel game successivo però non si lascia sfuggire la preziosa occasione e chiude al secondo matchpoint per 6-4.
“Dopo Miami, ho capito il percorso che dovevo percorrere, le cose che dovevo fare. Devo pensare innanzitutto a godermi l’attimo e a non pensare troppo a quello che la gente dice di me. La semifinale è stato certamente il mio miglior match del torneo, sono riusito a tenere l’avversario lontano, a non farlo rientrare in partita. Ho saputo mantenere un livello costante e sono molto felice”.
Dalla nostra inviata a Montecarlo, Laura Guidobaldi
(Foto di Brigitte Grassotti)