Fare parte del team factory Ducati MotoGP è il sogno di qualsiasi rider italiano. Enea Bastianini l’ha avverato nel 2023 e domenica correrà per l’ultima volta con la Desmosedici GP24 del Ducati Lenovo Team (l’anno prossimo farà parte della scuderia privata Red Bull KTM Tech3 insieme a Maverick Viñales, avranno a disposizione un prototipo ufficiale).
Il rider romagnolo ha realizzato altri due sogni della vita: niente male, per i suoi 26 anni. «Uno è quello di diventare campione del mondo, è successo nella Moto2 nel 2020. Periodo tormentato per colpa della pandemia, ma il titolo mi resterà per sempre impresso nella mente». L’altro è correre con Valentino Rossi. «Non avrei mai immaginato di trovarmi sulla sua stessa griglia di partenza, invece è capitato parecchie volte ed è stato bellissimo».
Nato nella motor valley italiana, come tanti bambini della zona il fuoriclasse di Rimini (ora abita a San Marino) è cresciuto a pane e motore. A 3 anni e 3 mesi è montato in sella la prima volta e non è più sceso; il 33 sul cupolino, «nella classe regina ho dovuto sostituirlo con il 23, numero ricorrente nella quotidianità, perché il mio era già occupato» si ispira proprio a quell’esperienza che gli ha rivelato il destino. Una vita intera a staccare, accarezzare curve, toccare i 360 km orari e allenarsi senza sosta, perché dietro un Gran Premio di 45 minuti c’è una dedizione che dura un anno intero. Piscina, bicicletta, palestra alternate gli assicurano la forza fisica dell’atleta perfetto che un pilota deve avere, ma per vincere la forza mentale resta la dote principale: «Devi essere deterDucatiDuminato, la testa comanda sempre».
L’ha dimostrato l’anno scorso, «la stagione peggiore della carriera. Tre fratture di a distanza di cinque mesi. Quando subisci diversi infortuni, non è semplice rimetterti in carreggiata. Non si incastrava niente, appena arrivava una piccola soddisfazione, seguiva una sberla. Che mi ha insegnato a prenderla con filosofia, dal fondo puoi solo risalire, e non smettere di crederci». Enea assomiglia all’eroe raccontato da Virgilio: viaggiatore estremo, guerriero leale che si ribella alla sorte. «Qualche fissa o scaramanzia che sia mi ha aiutato a non abbattermi; per esempio, una routine scandita da orari precisi nel weekend di gara, alle 11 essere pronto per la partenza della Moto3 oppure pensare a quale guanto avevo infilato nel turno buono di prove».