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Golf

“Il ritorno di Tiger è il più grande di tutti i tempi. E ora, caro golf, bisogna sgonfiare le palle…”

Da Vincenzo Martucci 16/08/2018

Massimo Scarpa legge l’impresa del Fenomeno all’Us Pga Championship e studia i corretti vi per il suo sport: “Bisogna rendere la vita più difficile a chi tira lungo e storto, ma si avvicina troppo facilmente ala, buca”

  Tiger Woods è tornato: al di là del secondo posto all’Us Pga Championship, al di là della rimonta nelle ultime 18 buche, ha dato spettacolo, ha dimostrato di aver cancellato tutti i problemi, ha salvato situazioni delicate nelle prime 9, quando non prendeva più il fairway col tee shot, ha riacceso l’entusiasmo in uno sport che tende sempre più a privilegiare la potenza rispetto alla tecnica e al tocco. L’esperto, il direttore tecnico azzurro e super-esperto tv, è rimasto estasiato come noi, come chiunque amante di golf e di sport.
   Massimo Scarpa, come legge questa impresa del Fenomeno?
“E’ il più grande ritorno di tutti i tempi. Altro che Ben Hogan, lì c’era stato un problema fisico, un incidente d’auto, Tiger s’è rigenerato sotto il profilo psico-fisico, ha messo a posto l’approccio quando la testa gli diceva non ce la poteva più fare, facendo qualcosa che non è assolutamente normale. Come del resto non è normale lui. Io non pensavo mai potesse tornare q gusti livelli, e a questo punto penso che possa tornare a vincere qualsiasi cosa”.
   Qual è il segreto del nuovo-Tiger che torna competitivo a dieci anni dal 14mo Major agli Us Open del 2008?
“Non ascolta più nessuno. Se guardiamo gli altri, tutti hanno il loro swing, invece Tiger ne ha cambiati talmente tanti, addirittura 6 o 7, seguendo il coach del momento, che ha finito per fare confusione. Poi ha deciso di fare di testa sua, e ora che lo fa in modo più naturale ha trovato la chiave del successo”.
   Proprio all’avvento di Tiger, negli anni 90, i campi sono diventati più lunghi. Oggi, però, il drive di 300 metri sta estremizzando il golf, guastandone lo spettacolo. Come correre ai ripari?
“Lo spettacolo nel golf è sicuramente Tiger che fa miracoli tirando dal bosco per recuperare il fairway e non il drive di 300 metri, con tutto il rispetto per chi tira spesso così lungo. Il vertice del golf sta provando a trovare dei correttivi per evitare che il drive prenda così tanto il sopravvento, avvantaggiando chi, col primo tiro, si avvicina così tanto alla buca. Io non credo tanto a campi più piccoli, di 9 buche, ripetute, che non potrebbero ospitare tutti quegli appassionati come abbiamo visto domenica a St Louis, e che cambiano certe caratteristiche di gara. Comunque 20 ettari servono, così come un ambiente naturale. Penso che una soluzione potrebbe essere, così come hanno allungato il tee, di alzare i rough attorno al Green e, con altri accorgimenti tecnici, di complicare le cose per chi non è preciso col drive”.
   Nel golf c’è anche un problema di tempi troppo lunghi.
“Anche qui si stanno testando più soluzioni perché le gare normali, che durano dalle 7 del mattino di giovedì alle 17 della domenica sono troppo lunghe. In un Major è diverso. Io che sono appassionato di tennis, per esempio, mi vedo più che volentieri Federer-Nadal sul 15-15 del tie-break dell’ultimo set, anche se ho già visto cinque ore di match prima, ma sulla terra fra altri due dopo mezz’ora magari sono stufo. Ma la soluzione per accorciare i tempi in uno sport lungo come il golf non è semplice”.
   Nel golf come nel tennis la troppa potenza del gioco è colpa anche dell’attrezzatura.
“Basterebbe sgonfiare un po’ le palle e si risolverebbero i problemi”.
VINCENZO MARTUCCI
Tags: golf, lunghezza, noia, potenza, Tiger woods

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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