Ora che il ghiaccio dei Mondiali di pattinaggio artistico si è “raffreddato”, è possibile avere un quadro più chiaro e preciso di cosa sta succedendo in questo sport e quale sarà il suo futuro. A Boston sono venute fuori tante indicazioni, fra risultati a sorpresa, sorrisi e rimpianti azzurri, giurie sempre più imbarazzanti e ultimi bagliori di qualche presunto campione che, col ritorno della Russia prima o poi (a cominciare dall’Olimpiade di Milano-Cortina 2026), deve prepararsi a scomparire dal podio.
DANZA A SUON DI BEFFA
Prima di passare ai temi universali, preferisco però cominciare dalla Danza e dall’Italia perché il quarto posto di Charlene Guignard e Marco Fabbri è indicativo delle storture che continuano a macchiare la credibilità del pattinaggio artistico. Sia chiaro, i due azzurri non sono stati alla stessa altezza delle loro migliori prove, quindi i primi due posti conquistati dagli statunitensi Chock-Bates e dai canedesi Gilles-Poirier stavolta non erano raggiungibili, ma la medaglia di bronzo sarebbe stato il risultato giusto. Invece, pesanti penalizzazioni per Guignard-Fabbri e punteggi eccessivi (soprattutto nei components) per i britannici Fear-Gibson hanno provocato il ribaltone. E il termine è proprio questo se si considera che Guignard-Fabbri solo una volta hanno concluso una gara alle spalle dei britannici (al Trofeo Nhk del Grand Prix, in Giappone) e agli Europei, in cui avevano vinto l’oro, li avevano lasciati 6 punti dietro. A Boston, alla fine, si sono ritrovati sotto di 65 centesimi, una differenza causata soprattutto dal risultato del Corto.
Ma cosa è successo davvero? Nel Corto (la Rhythm Dance), Guignard e Fabbri, nella prima chiamata dei giudici, che viene fatta mentre l’esercizio è in corso, hanno ottenuto 48,42 nel tecnico (che avrebbe portato il totale del Corto a 85,48 punti). Poi, dopo che i giudici e il pannello tecnico hanno rivisto la prova, i punti sono scesi a 45,98 (per un totale di 83,04), quasi due e mezzo in meno, che hanno determinato la classifica finale anche dopo il programma Libero. Sotto accusa sia il Pannello tecnico, sia alcuni giudici, in particolare di nazioni poco evolute in questo sport e, ancor più in particolare, i tre giudici uomini in una giuria di quasi tutte donne (3 del Pannello, 9 della Giuria): nel Corto l’olandese Prins, nel Libero lo slovacco Cuchran e l’azero Kliushnikov, quest’ultimo distintosi per i voti più bassi agli italiani e i più alti ai britannici, con differenze scandalose anche di un punto nelle voci dei Components, decisivo nell’affossamento di Guignard e Fabbri. Il Pannello tecnico, che controlla i livelli dei singoli elementi (il punteggio base di ogni elemento cambia a seconda del livello assegnato), è formato dalla britannica Hilary Selby, dalla statunitense Julia Rey e dall’italiana Francesca Fermi.
Dalle “voci di dentro” si è saputo che l’italiana è stata messa in minoranza, guarda un po’, da Gbr e Usa (e proprio la giudice statunitense Engel si è distinta nel Libero per tenere bassi gli azzurri). Così, si è passati da 85,48 a 83,04, in particolare grazie all’abbassamento del livello nella Pattern dance, da 3 a 1, quello che ha provocato la sorpresa più grande e che è risultato fondamentale per la classifica finale. Su questo punto Guignard, che ha provato a essere estremamente diplomatica nelle dichiarazioni, è sbottata: “Posso capire che ci abbiano abbassato il livello nei Twizzle, ma questo sulla Pattern non è possibile”. Fra l’altro, accorgersi di qualcosa che non si era notato dal vivo e vedendolo meglio nel replay è comprensibile, ma dare il livello 3 e poi scendere a 1 vuol dire che durante la prova qualcuno nel Pannello stava dormendo o che dovrebbe fare un altro mestiere!
Ma andiamo avanti. Una volta stabilito il punteggio base, tocca ai giudici decidere se un elemento è stato eseguito bene, assegnando anche un “grado di esecuzione”, che va da meno 5 a più 5, con lo zero compreso nella scala, che ha così 11 gradi di giudizio. E qui entrano in ballo i giudici, che si sono davvero sbizzarriti per Guignard-Fabbri. Nel Corto, da Lituania, Estonia e Olanda (l’unico uomo in giuria in quasta prova) sono arrivati i gradi di esecuzione più bassi, in contrasto con quelli dati dai giudici di nazioni più consone ai livelli più alti di questo sport. Nei Components, vale a dire la parte artistica della prova, l’olandese è sceso addirittura sotto il 9 per gli azzurri, assecondato incredibilmente dalla giudice sudcoreana (incredibilmente perché rappresenta una fra le nazioni guida del pattinaggio artistico), con gli altri che erano più alti anche di un punto. Nel Libero il bis dei giudici di nazioni senza tradizione in questo sport, con Lituania, Slovacchia, Estonia in prima fila, e con l’Azerbaijan e la Sud Corea a tagliare le gambe agli azzurri nei Components. Ovviamente, tutti uniti nei giudizi extra sui britannici. Quindi, nazioni che, per parlarci chiaro, non hanno questa grande cultura del pattinaggio artistico, hanno deciso l’esito della Danza.
LA FEDERAZIONE PIU’ DEBOLE
Ne deriva, al di là della delusione e delle proteste, una conseguenza importante: se i giudici hanno potuto fare questo, se nel Pannello tecnico la componente italiana è stata messa in minoranza da chi rappresenta nazioni più potenti nel mondo del pattinaggio, vuol dire che la Federazione italiana sport del ghiaccio è considerata ZERO in questo mondo. Le anomalie, soprattutto nella Danza, erano già venute fuori nelle passate stagioni, sempre a danno di Guignard-Fabbri, ma stavolta si è andati oltre. Basti pensare, per capire ancora meglio cosa è accaduto a Boston, che i due azzurri, che hanno sempre fatto delle qualità tecniche un punto di forza, in particolare con sollevamenti di livello superiore a tutti gli altri, hanno ottenuto il sesto punteggio tecnico nel Corto e il settimo nel Libero. Quindi, volendo inoltrarci nel terreno del paradosso estremo, dovremmo dire che, non essendo possibile che i giudici siano incompetenti, l’unica spiegazione che rimane è che Guignard e Fabbri siano scarsi, ma davvero scarsi. Charlene, con grande sforzo, mantiene l’atteggiamento diplomatico: “Diciamo che in questo Mondiale c’è stato un pannello tecnico molto stretto per noi sui livelli. Per carità, ognuno ha le sue convinzioni. Sia nel Corto che nel Libero con noi sono stati abbastanza stretti, vuol dire che non i review hanno visto cose che per loro non andavano bene e ci hanno bastonati”.
Sì, ma stretti o larghi dovrebbe valere per tutti. “Sì certo, dovrebbe, però si vede che magari per alcuni andava bene e per noi no. Ma su quello purtroppo non ci possiamo fare niente. Ci abbiamo lavorato tanto per cercare di essere il più puliti possibile, più sicuri, nel Libero abbiamo pattinato bene, malgrado i twizzle non perfetti, ma il resto a mio avviso era buono. Comunque, anche la giuria non è che ci abbia sostenuto più di tanto perché anche nei components eravamo dietro gli inglesi, quindi anche quello, onestamente…”. E la frase rimane sospesa, ma si capisce bene tutto.
E poi, l’aspetto più ridicolo: gli azzurri alle spalle di coppie che di solito stanno 3-4 punti sotto di loro. “E sì – dice Charlene -. Queste coppie di solito non ci hanno mai impensierito, finora non ci erano mai riusciti, si vede che questa gara girava diversamente”.
Ma perché girava diversamente? Molto semplice: la Danza è proprietà privata di due nazioni, Usa e Canada. Quasi tutte le coppie che a Boston hanno avuto punteggi più alti degli azzurri sono di queste nazionalità o si allenano in queste nazioni, come appunto i britannici Fear-Gibson, che hanno la residenza a Montreal, o gli “spagnoli” Olivia Smart (britannica) e Tim Dieck (tedesco) che si allenano a Montreal. Usa e Canada dominano la Danza (anche grazie all’assenza forzata della Russia) con i loro Centri di allenamento e i loro rappresentanti nelle giurie e nei pannelli tecnici. Così, è ancora più chiaro che la Federazione italiana, non in grado di farsi rispettare, è ZERO al loro confronto.
Ed è ancora più chiaro che due bravissimi atleti come Guignard e Fabbri siano come su una zattera nell’oceano, da soli, in balia di onde gigantesche, senza alcun aiuto. Quanto andranno avanti così? Il senso di tutto questo è nella risposta alla domanda: Un giorno smetterete di essere diplomatici? Charlene ride, ma diventa amara: “E’ così, dobbiamo accettare la cosa. O si accetta o si smette”.
Davvero i nostri due campioni dovranno essere costretti a smettere?
SEMPRE PIU’ IN BASSO
La sorpresa più grande in questi Mondiali arriva dalle donne, con la vittoria di una statunitense ex bambina prodigio che si era ritirata dalle gare a soli 16 anni e mezzo dopo il bronzo iridato a Montpellier 2022. Disse allora che non reggeva più la pressione. E’ tornata e ha vinto, sia pure con il consistente aiuto della giuria nel Corto, quando salti chiaramente sottoruotati sono stati giudicati perfetti, per poi eseguirli bene nel Libero. Ma è tutta la scena femminile a essere desolata e desolante, tant’è che la giapponese Sakamoto ha rischiato di vincere il quarto titolo mondiale consecutivo, lei che non è in grado di fare nemmeno un triplo Axel, figuriamoci un quadruplo. Insomma, è sempre più una gara al ribasso, tecnicamente e spettacolarmente. Il paradosso è che il Libero è diventato appassionante per il susseguirsi di rimonte, cadute, rimonte, sorpassi fino alla prova conclusiva della Liu che ha riportato negli Usa un titolo che mancava dal 2006, quando vinse Kimmie Meissner, altra caratura rispetto a quanto si è visto a Boston. Senza le russe, la gara femminile (oltre a quella delle Coppie) si dimostra la più arretrata tecnicamente perché bisogna andare indietro di una ventina di anni per trovare programmi simili. Ci ha provato l’altra statunitense Amber Glen a risollevare la situazione, col suo triplo Axel, che le aveva garantito la vittoria nelle Finali del Grand Prix, ma il ruolo di favorita le ha provocato troppa tensione ed è finita quinta.
Per capire meglio la situazione è necessario guardare le vere campionesse, le russe, che torneranno a gareggiare all’Olimpiade di Milano-Cortina 2026 (solo una, purtroppo, perché così ha deciso il Cio) e forse dai Mondiali 2026 a Praga, ma questo è ancora in dubbio. Intanto, continuano a fare grandi prestazioni nei Campionati nazionali. Fare un confronto con i punteggi potrebbe suscitare obiezioni perché i giudici “casalinghi” possono essere di manica larga. Perciò, pur ricordando il punteggio finale, è opportuno far notare, più di ogni altra cosa, i programmi delle russe in contrapposizione a quelli delle pattinatrici che sono considerate le più forti in questo momento. Sui siti specializzati è possibile trovare questi confronti, insieme ai video delle prove delle russe. Qui riporto il paragone fra le senior Sakamoto e la russa attualmente più forte, Petrosjan, nella categoria senior, e poi fra l’altra giapponese Shimada, la più forte delle junior, e la russa Sadkova, anche lei junior. Per ognuna di loro si prendono punteggi e programmi della loro miglior gara stagionale. Il confronto, lo dico subito, è impietoso.
Per Kaori Sakamoto è il Trofeo Nhk del Grand Prix, in Giappone: prima con un totale di 231,88 punti.
Nel Corto 78,93 (42,25 tecnico – 36,68 componenti) con questo programma di salti: doppio Axel, triplo Lutz, triplo Flip-triplo Toeloop.
Nel Libero 152,95 (76,75 – 76,20) con questi salti: doppio Axel, triplo Lutz, doppio Axel-Euler-triplo Salchow, triplo Flip-triplo Toeloop, triplo Lutz-doppio Toeloop, triplo Flip, triplo Rittberger.
Adeliia Petrosyan vince i Nazionali di Russia con un totale di 262,92 punti.
Nel Corto 85,78 (48,17 tecnico – 37,61 components) con questo programma di salti: triplo Axel, triplo Lutz, triplo Flip-triplo Toeloop.
Nel Libero 177,14 (100,47 – 76,67) con questi salti: triplo Axel, quadruplo Toeloop-doppio Toeloop, quadruplo Toeloop, triplo Rittberger, triplo Lutz-doppio Axel-doppio Axel, triplo Flip-triplo Toeloop, triplo Flip.
E passiamo alle junior.
Per la Shimada la prova migliore è il secondo posto ai Campionati Nazionali, dietro Sakamoto, con un punteggio totale di 219,00.
Nel Corto 75,58 (44,50 tecnico – 31,08 componenti) con questo programma di salti: triplo Axel, triplo Flip, triplo Lutz-triplo Toeloop.
Nel Libero 143,42 (81,19 – 63,23) con questi salti: triplo Axel, quadruplo Toeloop (degradato), triplo Lutz-triplo Toeloop, triplo Salchow-triplo Toeloop, triplo Flip-doppio Axel-doppio Axel, triplo Rittberger, triplo Lutz.
Anche per la Sadkova la prova migliore e nei Campionati Nazionali, seconda dietro Petrosian con un totale di 234,69.
Nel Corto 73,15 (42,08 tecnico – 35,49 componenti) con questo programma di salti: triplo Rittberger, doppio Axel, triplo Lutz-triplo Toeloop.
Nel Libero 161,54 (92,03 – 69,51) con questi salti: quadruplo Toeloop-doppioToeloop, quadruplo Toeloop, triplo Rittberger, triplo Salchow, triplo Lutz-triplo Toeloop, triplo Lutz-doppio Axel-doppio Axel, triplo Flip.
Stiamo parlando di pattinatrici che appartengono a galassie diverse, con le russe che, a prescindere dai punteggi, come detto prima, stracciano letteralmente qualsiasi concorrenza. E ricordo che fra le Donne, per regolamento, al contrario degli Uomini, è vietato fare salti quadrupli nel programma Corto, altrimenti il distacco fra le russe e il resto del mondo sarebbe ancora più grande.
Quindi, appare chiaro che una gara con le russe non ha paragoni, né tecnici, né spettacolari, con questi Mondiali degradati, che hanno falsato la storia di questo sport. Ma questo argomento merita ulteriori approfondimenti, ne parleremo ancora.
RUSSI IN INCOGNITO
E a proposito dei russi, vado a rettificare l’elenco di quelli che hanno preso parte a questi Mondiali gareggiando per altre nazioni. Devo aggiungere, fra le Donne, Sofia Samodelkina, nata a Mosca, che ha gareggiato come russa fino a quando è passata sotto la bandiera del Kazakistan. Così, il totale dei russi a Boston è di 31 (di cui 2 riserve), quindi 29 in pista in rappresentanza di 17 nazioni. Insomma, la solita barzelletta che smaschera l’ipocrisia dell’Isu.
Ecco l’elenco completo dei 29. Uomini: Semen Daniliants (Armenia), Vladimir Litvintsev (Azerbaijan), Georgii Reshtenko (R. Ceka), Nikita Starostin (Germania), Aleksandr Vlasenko (Ungheria), Lev Vinokur (Israele), Vladimir Samoilov (Polonia). Donne: Anastasiia Gubanova (Georgia), Mariia Seniuk (Israele), Ekaterina Kurakova (Polonia), Sofia Samodelkina (Kazakistan). Coppie: Anastasia Golubeva (Australia), Pavel Kovalev (Francia), Anastasiia Metelkina (Georgia), Luka Berulava (Georgia), Nikita Volodin (Germania), Maria Pavlova (Ungheria), Alexei Sviatchenko (Ungheria), Daria Danilova (Olanda), Ioulia Chtchetinina (Polonia), Ekaterina Geynish (Uzbekistan), Dmitrii Chigirev (Uzbekistan). Danza: Angelina Kudryatseva (Cipro), Ilia Karankevich (Cipro), Evgeniia Lopareva (Francia), Gleb Smolkin (Georgia), Mariia Ignateva (Ungheria), Nikita Lysak (Slovacchia), Katarina Delcamp (Turchia).
E ARRIVA LA NOIA
Le altre due gare, Coppie e Uomini, non hanno entusiasmato quanto avrebbero potuto, in particolare la gara maschile, che pure non soffre per l’assenza della Russia perché ha i migliori in campo (dei russi sono interessanti con vista podio soprattutto Dikidzhi e Gumennik, ma non in grado di impensierire Malinin, almeno per ora). Non ci sono state le migliori prestazioni maschili, ma il potenziale del giapponese Kagiyama (a soli 3 punti da Malinin nel Corto, poi con qualche errore nel Libero) e del kazako Shaidorov è notevole. Lo stesso Malinin, che non aveva programmato il quadruplo Axel sia nel Corto che nel Libero, alla fine lo ha fatto nel Libero solo dopo aver visto che Kagiyama non poteva più raggiungere il suo punteggio, e comunque ha mostrato più di una imperfezione nella sua prova.
Nelle Coppie, i giapponesi Miura e Kihara si sono ripresi il titolo che era stato loro scippato nel 2024 dai canadesi Stellato Dudek-Deschamps (qui solo quinti), ma è stata quasi una gara “a perdere” con i tedeschi Hase-Volodin (lui comunque è russo), a chi faceva meno errori, con significato tecnico davvero modesto. Una nota di merito, a dispetto dell’abbassamento del valore tecnico della gara, non certo per colpa loro, va a Sara Conti e Niccolò Macii, bronzo e unica medaglia italiana in questi Mondiali. Si riprendono il terzo posto ottenuto nel 2023 e fanno una bella prestazione. Che poi la gara delle Coppie sconti l’assenza dei russi è cosa che incide sul valore assoluto, ma la bravura della coppia azzurra non va ridimensionata perché Conti e Macii confermano i progressi che hanno fatto negli ultimi anni, indipendentemente dal fatto che il podio possa essere occupato completamente dai russi o no. Perciò, meritano un applauso sincero.
INTELLIGENZA AMERICANA “AI”
E chiudo con un episodio che forse può far capire meglio la situazione degli Usa e delle scelte che i cittadini fanno alle elezioni. In pratica, una dimostrazione di AI, che non è l’intelligenza artificiale di cui si parla tanto, ma l’intelligenza americana, una cosettina un po’ diversa. Al momento di entrare negli Usa, all’aeroporto di Boston, allo sportello “immigrazione”, fila tutto liscio col mio passaporto italiano. Quando devo tornare in Italia non va altrettanto bene. Al controllo di sicurezza, prima della partenza, c’è un problema con il sistema elettronico che deve controllare il mio passaporto: l’autorizzazione a passare è negata. L’addetto prova per tre volte e il problema persiste, stranissimo perché è lo stesso passaporto che è servito per entrare. L’addetto alla sicurezza ha il colpo di genio e mi chiede: “Ha un altro documento di identità? Può andare bene anche la patente di guida”. Rispondo che ho la patente, anche se mi sembra strano che possa servire al posto del passaporto. Mostro la patente e il genio che sta ai controlli dice: “Ma questa è italiana. Serve la patente di guida degli Stati Uniti”!!! So che se dovessi rispondere come vorrei potrebbero arrestarmi, quindi mi limito a dire: “Mi scusi, ma se sono italiano, ho il passaporto italiano, mi spiega perché mai dovrei avere una patente di guida americana?”
Il supergenio addetto alla sicurezza resta lì senza sapere cosa rispondere. Mette di nuovo il passaporto nella macchina elettronica, continua a non funzionare. E allora ecco la soluzione: “Va bene, può passare così”. Poi uno si chiede come mai eleggano certi presidenti. Per sicurezza, comincio a informarmi su come prendere una patente di guida americana, questi sono davvero capaci di darmela.
Gennaro Bozza
foto copyright: ©International Skating Union (ISU)