Ho chiesto a Vittorio Lai, presidente della Federazione Pugilistica Italiana, di rispondere a dieci domande.
Il giornalista è spesso il tramite tra chi opera in una disciplina agonistica e chi la governa. Ho raccolto dubbi e incertezze, le ho fatte mie e le ho girate a chi ha in mano le sorti di questo sport.
Sono da sempre contrario al pensiero unico.
Sul sito online della FPI vengono riportate molte notizie, ma manca totalmente (come accade del resto in qualsiasi altro sito federale) il contraddittorio.
A diciotto mesi dalle elezioni, è arrivato il momento di fare con il presidente un bilancio sul movimento pugilistico maschile italiano, dilettanti e professionisti.
È il tempo giusto per un civile scambio di opinioni.
L’ultima dichiarazione sul futuro della boxe alle Olimpiadi, fatta del Presidente del CIO Thomas Bach in data 20 luglio scorso, è drammatica: “A causa dell’urgenza di garantire passi forti e positivi per affrontare i problemi, il Comitato Esecutivo del CIO ha deciso di mantenere la sua posizione, che include la sospensione continua dei contributi finanziari all’AIBA e il diritto di rivedere l’inclusione del pugilato nel programma dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Un’ulteriore revisione dello stato dell’AIBA sarà condotta dal CIO durante la sua riunione a Tokyo, dopo il Congresso AIBA programmato per il 2 e 3 novembre”. Come si schiererà l’Italia in questa vicenda: nel Congresso di novembre, sarà accanto a Konakbayev o a Rakhimov?
L’Italia o meglio la Federazione Pugilistica Italiana valuterà al momento. Per ora la situazione è ancora interlocutoria e verificheremo lo stato dei fatti una volta formalizzate le candidature ed i relativi programmi. E’ prematuro dunque ipotizzare una scelta che comunque faremo in modo responsabile e ponderato, avendo a cuore il futuro del pugilato olimpico.
In passato, su disposizione dell’Aiba, la Fpi ha abolito il settore professionistico delegandone la gestione alla Lega Pro Boxe. Successivamente ha reinserito in organico i professionisti. Ha scelto, investendo pesantemente, la strada dell’APB che è poi fallita. Ha finanziato le WSB e quando è stata la stessa Fpi a subire un torto evidente con la cancellazione della partecipazione della squadra italiana ai quarti di finale con un preavviso di sole due settimane, non ha detto una sola parola. Tutto questo non le sembra una manifestazione di debolezza nei confronti dell’Aiba?
Direi proprio di no. Si parla di debolezza in presenza di un atto di forza. Le scelte dell’AIBA, alcune in divenire, sono state dettate da esigenze che l’ente ha valutato fondamentali per il movimento mondiale e noi, come da statuto, abbiamo ottemperato alle direttive e successive modifiche al pari delle altre Federazioni Nazionali. In molti casi non è stato facile e abbiamo talvolta comunicato il nostro disappunto su alcune questioni per le vie formali ma siamo qui per questo, per garantire un operato a livello nazionale in linea con i cambiamenti e gli sviluppi della disciplina pugilistica. Lo sport in generale si evolve e quindi il pugilato non può essere da meno.
La stessa Aiba ha recentemente approvato una competizione denominata Boxing Mixed Double. Torneo a squadre con due donne e due uomini per team, specifiche regolamentari ancora da definire. La Fpi ritiene, come sostiene l’Associazione mondiale, il torneo degno di entrare nel programma olimpico?
Ribadisco che le scelte relative al programma olimpico spettano solo ed esclusivamente all’ente mondiale in accordo con il CIO e che quindi qualsiasi valutazione da parte nostra, tra l’altro priva di elementi, sarebbe prematura e fuori luogo. Verificheremo, a regolamento definito e una volta avviata la sperimentazione, l’utilità e il fascino del torneo.
Prima di Rio 2016 l’Aiba aveva creato un gruppo di sette arbitri top, dopo i Giochi li ha messi via tutti e sette. Dopo Rio ha anche sospeso 36 arbitri/giudici senza dare comunicazioni ufficiale sui risultati dell’inchiesta. I verdetti delle ultime due Olimpiadi sono stati altamente criticabili, i provvedimenti della stessa Aiba lo confermano anche se non ufficialmente. Come giudica la Fpi la situazione attuale di arbitri/giudici nel mondo?
Sicuramente la situazione arbitrale necessita di interventi e massima vigilanza a livello mondiale per garantire l’integrità e l’etica del nostro sport. Abbiamo valutato positivamente ad esempio la sperimentazione del BAR (Bout Analysis Review) quale strumento di revisione di verdetti sbagliati, nella speranza che questo avvenga quanto prima e in vista dei prossimi Giochi Olimpici.
Negli ultimi Europei, due Mondiali e Olimpiade di Rio 2016 gli azzurri non sono mai saliti sul podio. È il segnale di un crollo dei valori tecnici del dilettantismo italiano?
In verità a giugno in occasione degli Europei Femminili Elite abbiamo riportato a casa un oro (Severin Kg +81) e due bronzi (Delaurenti Kg. 54 e Canfora Kg. 69). Quindi sul podio siamo saliti e stando ai risultati dell’ultimo semestre – ben 32 medaglie conquistate in occasione di Campionati Europei Under 22, Youth, Schoolboy, Elite e Giochi del Mediterraneo – abbiamo anche rispettato, viste le qualifiche, quanto previsto, ossia garantire un forte ricambio generazionale. Puntiamo sui giovani come è giusto che sia, mantenendo vivo e costante il passaggio di consegne tra campioni e nuove promesse.
Il presidente europeo e vice presidente mondiale Franco Falcinelli ha detto: “Il LOC (il comitato organizzatore locale, ndr) non rispettava le regole AIBA relative al numero di ITO (International Technical Officials, ndr) e la giusta qualifica di RR / Jjes (arbitri e giudici, ndr). Questo tipo di atteggiamento ha costretto l’AIBA a considerare questo evento regionale non più allo stesso livello delle passate edizioni. Di conseguenza, dobbiamo considerare i “Giochi del Mediterraneo” come un “Torneo B” dell’AIBA. Senza alcun valore tecnico per i pugili partecipanti”. Il vice presidente vicario Flavio D’Ambrosi ha detto: “In questi ultimi mesi, la Federazione ha inanellato una serie di straordinari successi internazionali. Ben 28 medaglie – conquistate ai Campionati Europei, di categoria ed assoluti, femminili e maschili – a cui si aggiungono le 4 medaglie (2 Ori, 1 Argento ed 1 Bronzo – ITALIA SECONDA NEL MEDAGLIERE DI SPECIALITA’) ottenute ai recenti Giochi del Mediterraneo. Anche i più riottosi devono cominciare ad ammettere che la mole di risultati agonistici non può attribuirsi soltanto alla sorte”. Chi ha ragione? D’Ambrosi, e quindi Falcinelli è un riottoso, o il presidente europeo, e quindi i Giochi del Mediterraneo sono un torneo senza alcun valore tecnico per i partecipanti?
Qualcuno diceva che “se discutessimo per capire, invece che per aver ragione, sarebbe tutto più semplice”. Mettere a confronto due posizioni su due argomenti diversi e non in contrapposizione mi permetto di definirla una forzatura. Probabilmente lei ha dato un’interpretazione sbagliata alle due dichiarazioni. Il Vicepresidente AIBA e Presidente EUBC Franco Falcinelli ha sollevato alcune perplessità sull’aspetto tecnico-organizzativo dei Giochi del Mediterraneo in un raffronto con le passate edizioni. Il Vicepresidente Vicario Flavio D’Ambrosi invece ha voluto solamente puntualizzare e rendere noti ai più “disattenti” i successi internazionali della Federazione, tra cui anche quelli ottenuti a Tarragona. La valutazione sul valore tecnico del torneo poi non spetta di certo a noi.
In data 19 gennaio 2018, il vice presidente vicario Flavio D’Ambrosi scriveva sul sito federale: “Una volontà che ha portato il saggio e lungimirante Presidente Vittorio Lai ad accogliere il progetto di promozione e rilancio del settore Pro, presentato dal manager Andrea Locatelli che, da parte sua, ha accolto con entusiasmo la possibilità di mettere a disposizione della Federazione l’esperienza e la professionalità maturati nel mondo dello sport ed in particolare nell’ambito del professionismo”. A sette mesi di distanza quale è il bilancio di quel progetto, Locatelli può sempre contare sull’entusiasmo della Federazione?
Il progetto di promozione e rilancio del Settore PRO presentato dal manager Andrea Locatelli è stato approvato e deliberato dal Consiglio Federale, di concerto con le società organizzatrici PRO, sulla base di una programmazione mediatica degli eventi finalizzata ad ottenere risultati certi e concreti sia in termini di posizionamento televisivo che di risorse derivanti da sponsorizzazioni e pubblicità. Incentrato sul pagamento delle spese di produzione e trasmissione televisiva e di un contributo ai promoter per le spese di organizzazione, commisurato all’importanza dell’evento, il progetto prevedeva due periodi, uno ponte e uno definitivo. Il primo aveva come scadenza aprile ma per una serie di rimandi e modifiche in corso d’opera, oltre alla chiusura di FoxSport, canale tv a cui erano destinati gli eventi big, è stato prolungato prima a luglio e successivamente ad ottobre ovvero fino al completo utilizzo del budget stanziato dalla Federazione. In occasione del prossimo Consiglio Federale verranno valutati i risultati prodotti fino ad oggi dal progetto PRO e quindi verrà presa una decisione definitiva sulla collaborazione del manager Locatelli. Per ora posso solo auspicare che l’investimento futuro da parte della Federazione non sia più finalizzato solo sull’aspetto organizzativo degli eventi PRO ma soprattutto sulla ricerca del talento, come avvenuto per il prossimo Trofeo delle Cinture FPI-WBC, che può garantire una prospettiva olimpica. Vogliamo puntare sulla crescita degli atleti per garantire un futuro al settore pro e quindi migliorare la qualità dei match che, come già concertato con note emittenti televisive, potrebbe diventare il punto di svolta per un ritorno del pugilato sul piccolo schermo. Negli ultimi due anni abbiamo investito molto a livello mediatico, credendo fortemente nelle potenzialità del Web e garantendo spazi tv ai maggiori eventi. Ma per poter condividere l’entusiasmo c’è ancora molto da fare.
Negli ultimi 14 anni l’Italia ha avuto due soli campioni del mondo professionisti per le sigle riconosciute dalla Fpi, nonostante i titoli a disposizione siano diventati 68 (17 categorie di peso per 4 Enti: Wba,Wbc, Ibf, Wbo). Nei Top 15 delle classifiche mondiali le presenze italiane al momento rappresentano lo 0,29%. Pensa che riuscirete a invertire la tendenza?
Purtroppo ancora fatichiamo a scalare le classifiche, avendo ereditato un momento di grande difficoltà del professionismo, ma proprio per questo abbiamo voluto dare la massima attenzione al movimento investendo tempo e denaro. Sicuramente non sarà facile invertire la tendenza ma, come evidenziato negli ultimi comunicati dei Vicepresidenti D’Ambrosi e Apa, abbiamo avviato una sinergia importante con il territorio e con le società organizzatrici per rimettere in moto il settore pro e renderlo competitivo a livello internazionale. Le profonde innovazioni apportate al Settore PRO sono state molto apprezzate . Solo quest’anno sono stati stanziati 250.000,00 euro per l’organizzazione di manifestazioni (Titoli Italiani e Internazionali) e per il Trofeo delle Cinture PRO FPI-WBC, oltre ad aver messo a disposizione delle società organizzatrici e degli atleti tutte le nostre risorse, uffici compresi. La ricerca del talento, l’aumento dell’attività e il miglioramento dell’assetto organizzativo di sicuro contribuiranno al rilancio del movimento.
Ho perso, per mia colpa, le tracce dei due allenatori cubani. Mi dicono che a fine anno torneranno a casa. Sia che l’indiscrezione corrisponda a verità, sia che sia inesatta, che senso ha avuto metterli sotto contratto?
La invito ad andare ad Assisi presso il Centro Nazionale di Pugilato per ritrovare ciò che ha perso. Lì troverebbe quanto programmato fin dall’inizio del mio mandato. Ho sempre ribadito che sarebbe stato un periodo transitorio e che la presenza dei due tecnici cubani avrebbe avuto un inizio e una fine, essendo stata prevista per riassestare e supportare lo staff della Nazionale Italiana Maschile da punto di vista prettamente tecnico. I tecnici cubani hanno anche collaborato con numerosi Comitati Regionali partecipando agli stages organizzati sul territorio per contribuire all’impostazione tecnico-tattica di base degli atleti. Queste iniziative hanno riscosso pieno successo e sono state molto apprezzate dai tecnici partecipanti. A conclusione di tale periodo individueremo un Direttore Tecnico che traghetterà la Squadra nel biennio olimpico verso Tokyo. Anche in questo caso abbiamo ereditato una situazione post-Rio difficile ma non impossibile da rimettere in sesto, vista la volontà, la passione e la determinazione dei nostri tecnici e atleti azzurri. Per dare un “senso” al nostro piano d’azione dovremo arrivare al 2020. Non crede?
Nelle sue interviste pre elettorali aveva promesso: la nazionale non andrà a un italiano; il tecnico federale sarà itinerante, dovrà portare qualità in giro per l’Italia; Assisi sarà il centro per rifinire la preparazione, per tirare fuori il meglio dai dilettanti senza portarli fuori dal loro ambiente; con l’Aiba ci muoveremo su un piano di critica costruttiva; su Boxe Ring la domanda è: tenerla o cancellarla? Se la terremo dovrà essere ristrutturata per diventare degna del suo passato; indiremo stage per i pugili professionisti; realizzeremo tre centri di allenamento per i pro’. E altro ancora. Pensa di avere mantenuto fede a una di queste promesse?
Penso di aver fatto fino ad oggi quello che dovevo nel rispetto di chi mi ha eletto, del movimento pugilistico italiano e di chi ogni giorno mi supporta per gestire al meglio l’attività federale. Potrei risponderle elencando quanto realizzato in questo anno e mezzo, ad Assisi, con le ASD, per l’attività PRO, AOB, Gym Boxe e Giovanile, ma essere autoreferenziali, come lei mi insegna, non servirebbe a nulla. A fine quadriennio potremo tirare le somme. Del resto, abbiamo avviato un metodo di gestione sempre più improntata alla massima trasparenza attraverso una comunicazione rapida – grazie al sito e ai social quasi in tempo reale – con cui tutti, non solo il nostro mondo, possono seguire e verificare costantemente l’operato federale. Più che aver mantenuto fede alle promesse penso che un Presidente Federale debba aver attuato il programma previsto in fase elettorale ponendo la massima attenzione alle esigenze del territorio, alle richieste dei tesserati e affiliati e quindi ai cambiamenti, che in corso d’opera ci possono stare, per migliorare lo schema iniziale e renderlo concreto, attuabile e condivisibile. Mi risulta che il consenso da parte dell’intera famiglia pugilistica non manchi e che mai come ora il Consiglio Federale sia unito e aperto al dialogo; se qualcuno ha qualcosa da suggerire o criticare ben venga, sapremo rimboccarci le maniche e, con lo spirito di un Team, trovare nuove soluzioni attraverso un confronto democratico nel rispetto dei ruoli. Basterebbe veramente poco per risollevare almeno gli animi di questo sport: meno parole, più fatti e soprattutto più collaborazione nel rispetto di una passione che dovrebbe renderci uniti e compatti. La percezione del pugilato a livello mediatico e socio-culturale migliorerebbe di gran lunga.
Dario Torromeo
(Tratto da https://dartortorromeo.com)