Dopo essersi tolto la soddisfazione di conquistare il titolo della British Superbike (BSB) all’esordio, l’anno scorso, Scott Redding era attesissimo nel Mondiale delle derivate. Il pilota inglese, classe 1993, non ha deluso le aspettative: sulla Panigale V4 R del team ufficiale Aruba.it Racing Ducati è il peggiore avversario di Jonathan Rea, che punta a laurearsi campione per la sesta volta consecutiva.
Hai corso 5 stagioni nella MotoGP: il tuo approccio alla gara è diverso nella WorldSBK?
“Sì, la mentalità è cambiata, per un semplice motivo: so che qui posso vincere, quindi sono meno nervoso. In più, mi aspettano tre gare a weekend e il cervello va resettato velocemente, altrimenti torni in griglia di partenza scarico”.
Dall’Aprilia alla Ducati, condividi il box con gli italiani da una vita. Ti senti un po’ italiano?
“Sì, soprattutto quando sono nel vostro Paese. Con la lingua, però, sono ancora scarsissimo, dovete avere pazienza”.
Hai un talento oltre a quello di pilota?
“Non ne ho molti, a dire la verità. Però sono bravo a ‘bottle flip’: hai presente quel gioco in cui bisogna lanciare una bottiglietta d’acqua e farla cadere in piedi? La sfida spopola sul web da parecchio”.
Sei tra i piloti più alti del paddock: i tuoi 184 cm ti creano qualche difficoltà?
“Non sono un vantaggio sicuramente, ma nemmeno un grande svantaggio: riesco a piegare bene e a trovare l’assetto giusto. Il problema non è l’altezza in sé, ma il peso, che una sua conseguenza inevitabile”.
Un viaggiatore frequente come te cosa si porta sempre dietro?
“Niente di particolare: sottotuta, intimo, magliette. Alcune delle quali rimaste lì dalla trasferta precedente”.
Nell’elenco manca il caricabatteria del cellulare.
“Vero. Farei molto volentieri a meno dello smartphone, tenenermelo addosso mi infastidisce parecchio, ma non ho scelta: in questo mondo e in questo lavoro è obbligatorio essere sempre raggiungibili”.
Come ti immagini tra 10 anni?
“Ne avrò 37: probabilmente sarò papà di 15 figli, forse in pensione o forse ancora in pista per divertirmi. Magari abiterò negli Stati Uniti, la mai ragazza Jacey (Hayden, modella, ndr) è nata in California”.
Ci racconti della Scott Redding Academy?
“La mancanza di tempo mi ha costretto a darla in gestione, ma seguo i corsi di guida. Sono stati sospesi a causa del coronavirus, aspettiamo che la situazione migliori e le restrizioni si allentino”.
La prima cosa che fai quando ti svegli a casa?
“Do un bacio a Jacey, preparo il caffè e vado a salutare il mio adorato cane Bernard: nel 2017 ho stampato il suo musone sul casco dei test invernali a Sepang”.
Il tuo ultimo tatuaggio?
“Una ‘J’ sul collo, l’iniziale della mia fidanzata: marca il territorio”.
Quanti ne hai?
“Di preciso non saprei dirti: una ventina”.
Il prossimo quale sarà?
“Spero ‘WorldSBK champion'”.
Cosa saresti disposto a fare pur di vincere il Mondiale?
“Qualsiasi cosa. Qualsiasi. Ho sfiorato quello della Moto2 nel 2013 e ho ancora l’amaro in bocca”.