C’è una Audrey Hepburn sul ghiaccio che incanta con la sua eleganza, parla italiano, è golosa di burrata e sogna di prendere l’anno prossimo una medaglia olimpica “a casa sua”, Milano. La combinazione di queste apparentemente contrastanti personalità disegna la figura e l’anima di una ragazza di 18 anni, grande talento del pattinaggio artistico, Isabeau Levito. Già campionessa mondiale junior nel singolo Donne, argento ai Mondiali senior nel 2024 a Montreal, quarta in quelli da poco disputati a Boston, tanti successi sin dalle categorie giovanili, Isabeau ha dentro di sé, a cominciare dal nome inusuale, tante sfaccettature tra favola e realtà che fanno di lei un personaggio particolare.
Sua madre è Chiara Garberi, clinico-embriologa milanese che nel 1997 si trasferisce negli Stati Uniti e sposa Joseph Timothy Levito (il cognome tradisce probabilmente anche per lui un’ascendenza italiana), il 3 marzo 2005, a Filadelfia, dà alla luce una bambina. Per lei sceglie il nome di un personaggio del film “Ladyhawk”, interpretato da Michelle Pfeiffer che ha il ruolo di Isabeau d’Anjou, vittima di un sortilegio che di giorno la trasforma in un falco per tenerla lontana dal suo amore, che di notte diventa lupo, così che i due nella loro forma umana sono destinati a non incontrarsi mai. A un nome così romantico si aggiunge poi il vezzeggiativo che le dà la sua nonna italiana, accorsa a Filadelfia per stare vicino alla figlia per il parto. Ed è proprio Isabeau a raccontarlo. “Mia nonna si chiama Stella, perciò mi ha sempre chiamato Stellina. Ricordo, da piccola, quando mi stringeva fra le braccia e diceva “sei la mia Stellina”. Sentivo tutto il calore del suo affetto e ogni volta che la incontro, le volte che vengo in Italia, è sempre una festa”.
E’ sua madre Chiara a spingerla a praticare il pattinaggio su ghiaccio. In proposito è significativa la testimonianza dell’allenatrice di Isabeau, la russa Yulia Kuznetsova, che l’ha presa con sé quando aveva solo 3 anni e da allora l’ha sempre seguita. Intervistata tre anni fa da una giornalista russa, Kuznetsova racconta: “Davamo lezioni di prova per bambini, c’erano diversi gruppi per principianti. Ci vengono assegnati senza che siamo noi a sceglierli. Isabeau fu assegnata al gruppo di un altro insegnante, ma per qualche motivo lasciò quel gruppo e si fermò accanto a me. Va bene, dissi io, cominciamo. Isabeau cadde, si rialzò, come fanno tutti i bambini piccoli sul ghiaccio, ma fu riaccompagnata al gruppo al quale era stata assegnata. Lei però cominciò a piangere e sua madre mi chiese di riprenderla con me. Così stette con me. Quando ebbe 4 anni la portai a lezioni individuali per un paio di giorni, sua madre mi chiese di provare a fare un programma intero. Io avevo il timore che non potesse ricordare tutti i movimenti di un programma completo, era ancora così piccola. Ma lei ricordava tutto. All’età di quattro anni e due mesi, Isabeau faceva già le sue prime gare nella nostra pista di pattinaggio. C’è anche un video di lei che pattina e io che la prendo in braccio dal ghiaccio”.
Il cammino di Isabeau è segnato e la sua bravura è subito evidente, tanto che mamma Chiara dice di lei che è la sua “palla di fuoco sul ghiaccio”, a riprova della volontà e della passione che Isabeau mette nel pattinaggio. Nelle categorie giovanili si mette subito in mostra. Nel 2018, a 13 anni, vince il titolo statunitense nel Class Skating Championships, l’argento nel 2019 nella categoria superiore, l’argento nel 2020 nella categoria junior e l’oro junior nel 2021. Il suo primo modello è la russa Evgenia Medvedeva. “Avevo 10 anni – dice Isabeau – e ammirai Medvedeva per la prima volta guardando il video di una sua esibizione sul telefono di mia madre. Da quel momento è stata una vera ispirazione per me. Capii che voglio pattinare come lei”.
Di pari passo con l’amore per il pattinaggio cresce quello per l’Italia, che Isabeau sente come sua patria insieme agli Usa. “Mamma mi parlava dell’Italia, mi diceva quanto è bella. E io pensavo ai miei parenti, gli zii, i cugini e nonna Stella. Era un grande sentimento dentro di me”. Comincia a parlare italiano e, naturalmente, a mangiare italiano. In cima ai suoi desideri c’è qualcosa che arriva dal Sud dell’Italia, che in qualche modo, magari sfruttando cuochi italiani emigrati, mamma Chiara riesce a trovare negli Usa, a Mount Holly, nel New Jersey, dove vivono lei e Isabeau adesso. “Quello che mi piace di più è la burrata, ne vado pazza, non riuscivo a smettere di mangiarla. E poi tutta la pasta, che preferisco con pomodoro, mozzarella, capperi e olive”. Insomma, menù italiano di origine controllata.
Non restava che il ritorno a casa, avvenuto a 14 anni. Come mai così tardi? “Per la verità – spiega Isabeau – quella è la prima volta che io ricordo di essere stata in Italia. Sicuramente ci ero arrivata anche prima, quando ero molto piccola, ma nella mia mente non riesco ad avere immagini di quella visita. Comunque, mi rimane dentro l’emozione del primo viaggio in Italia. Ad agosto 2021 ero andata a una gara in Francia, a Courchevel, e poi in Italia. E’ un paese bellissimo, rimasi incantata”. Era la tappa francese dello Junior Grand Prix, la sua prima gara internazionale, che vinse davanti alla sudcoreana Kim Chaeyeon.
Ci è tornata due volte per le gare, le Finali del Grand Prix a Torino e la prova preolimpica a Milano. “Ci sono stata poi altre tre volte non per manifestazioni sportive. Ho incontrato tutta la mia famiglia, che vive a Meda, vicino Milano. E ho visto altri posti, non ancora le grandi città come Roma, Napoli, Firenze, Venezia, ma ci andrò prima o poi”.
Intanto, si aggiorna anche seguendo qualche film o serie tv ambientati in Italia. “L’ultima che ho visto è L’amica geniale, la storia si svolge a Napoli, mi è piaciuta tanto”. E si prepara al grande abbraccio, ancora una volta, con la famiglia, durante l’Olimpiade a Milano. “Verranno a vedermi i miei parenti. E anche mamma ci sarà, arriverà dagli Stati Uniti e staremo tutti insieme. Sarà un grande ritorno a casa”. Con una motivazione in più perché molti italiani appassionati di questo sport sono pronti a sostenerla, per legami di sangue e per ammirazione della sua bravura. Lei risponde così: “Mi scalda il cuore saperlo, grazie per tutto l’amore che mi date”.
La preparazione ai Giochi comincia da lontano e non è stata sempre semplice, fra bei risultati, vittorie, ma anche infortuni e un dramma personale, come la morte del padre nel 2019. Isabeau ha sempre mostrato la sua forza d’animo nell’affrontare i momenti tristi e adesso si mostra ancor più determinata. Così, da junior, dopo le medaglie nelle gare nazionali Usa, vince anche in campo internazionale, con l’oro ai Mondiali nel 2022 in Estonia, a Tallinn, e comincia a distinguersi, anche se è ancora junior, nelle competizioni senior, tanto che già alla fine del 2021 si piazza terza nei
Campionati Nazionali Assoluti dietro Mariah Bell e Karen Chen, guadagnando in teoria anche un posto per l’Olimpiade di Pechino 2022, ma a causa dell’età non è ancora eleggibile per i Giochi e il suo posto viene preso da Alisa Lyu. Poi, il via a tanti successi: campionessa nazionale 2022, vittorie nel Philadelphia Summer e nel Nepela Memorial, è seconda nel Grand Prix Skate America e nelle Finali a Torino, infine è quarta nell’esordio ai Mondiali senior 2023, in Giappone; nella stagione successiva, nel Grand Prix, è prima nella tappa in Francia, seconda in quelle in Usa e Giappone, e conclude con l’argento ai Mondiali 2024 in Canada, a Montreal, quando ha appena compiuto 17 anni.
A questo punto, però, la sfortuna le fa un brutto scherzo, con un infortunio al piede destro che mette addirittura in dubbio la partecipazione ai Mondiali 2025, a Boston. E’ una stagione difficile per Isabeau, che però riesce a riprendersi, a essere inserita nella squadra Usa per i Mondiali e sfiorare il podio, quarta. Non c’è la medaglia, ma il risultato è incredibile, se si pensa che fino a pochi mesi prima non sembrava in grado di poter competere a quel livello. “La situazione era difficile – dice Isabeau -, ho dovuto superare tabnti problemi in questa stagione, il piede mi faceva davvero male. E’ stato difficile tornare alla migliore condizione, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale, dovevo riuscire a dare il massimo a Boston, alla fine ci sono riuscita e ne sono tanto orgogliosa”.
Il podio è sfuggito per 5,40 punti, dovuti quasi interamente alla caduta alla fine nella prima combinazione del programma Libero, triplo Flip-triplo Toeloop, che peraltro aveva eseguito perfettamente nel Corto, guadagnando 10,64 punti, contro i 6,01 del Libero. A questo si sono aggiunte piccole imperfezioni nei due Lutz, sempre nel Libero, programma nel quale Levito ha scontato una non ancora perfetta condizione fisica, visto che il ritardo negli allenamenti ha forzatamente condizionato la ripresa totale. Resta il fatto, però, che le potenzialità di Isabeau sono venute fuori ancora una volta nella loro massima espressione. Le stesse potenzialità che l’avevano portata, prima dell’infortunio al piede, a realizzare salti molto difficili, come il triplo Axel e il quadruplo Toeloop. Lei ha già in mente di riprovarci: “Adesso che ho superato l’infortunio e posso allenarmi con i giusti carichi, sto lavorando duramente per completare il programma di salti. Il quadruplo Toeloop lo avevo già realizzato quattro anni fa, il triplo Axel sono in grado di farlo. Non posso dire che lo farò in tempo per l’Olimpiade di Milano, ma mi sto impegnando tantissimo per riuscirci”.
Sono elementi indispensabili per ottenere punteggi sui 230 punti totali, tanto più che serviranno anche per controbattere qualche avversaria che negli ultimi quattro anni non ha potuto gareggiare, vale a dire le russe, escluse dalle competizioni dopo l’invasione dell’Ucraina e riammesse in gara per l’Olimpiade, sia pure con una sola presenza. Fra le donne, è scontato che sarà Adeliia Petrosyan. Il pensiero di Isabeau Levito, però, non è rivolto esclusivamente a lei. “Petrosyan è fortissima, ma non penso che dobbiamo sentirci rassegnate di fronte a lei. Infatti, dobbiamo pensare che viene da stagioni senza gare internazionali, quindi bisogna vedere come si riadatterà. E’ vero che ha disputato quelle nazionali, ma per lei c’è uno stress supplementare, dovuto all’aspettativa che la Russia ripone in lei. C’è tanta pressione perché i russi vogliono vincere, le dicono “brava, brava” e la spingono, perciò bisogna vedere come lei reagisce, perché non è un robot, è umana. Io, ad ogni modo, non penso a lei, non è questo il modo giusto per affrontarla. Io sono impegnata a migliorare ogni giorno di più, lavorando e lavorando”.
Per l’Olimpiade non è stato ancora deciso quali saranno i tempi dei programmi Corto e Libero. In questa stagione Levito ha interpretato due musiche bellissime e popolari, grazie alle quali è risaltata la sua naturale eleganza sia nella figura scenica, sia nel modo di pattinare. Nel Libero il “Sogno d’amore” di Franz Liszt, ma soprattutto nel Corto il tema del film “Colazione da Tiffany”, di Henry mancini. Il connubio fra musica, significato del tema del film e la rappresentazione che Isabeau ne ha fatto, col costume e con i movimenti, è una delle cose più belle ed eleganti che si siano mai viste sul ghiaccio, la copia perfetta della protagonista del film, Audrey Hepburn. “La musica è bellissima – dice Isabeau – e regala ispirazione, l’ho sentita mia, mi piace molto ed è perfetta. Non so ancora se conserverò questo tema per la stagione olimpica, non è stato ancora deciso, ma resta comunque una prova che mi ha dato tanta soddisfazione”.
C’è sempre un film, quindi, nel percorso di Levito, fra musica e ispirazione per il suo nome. Si torna così alla storia che è l’imprinting del suo nome. Isabeau ha poi visto il film “Ladyhawk” e ha apprezzato ancor di più la scelta della madre di chiamarla come la protagonista: “E’ una storia tanto romantica, mi è piaciuta moltissimo e mi ha fatto amare ancora di più il mio bel nome”.
Nel finale del film, la maledizione che costringe Isabeau d’Anjou a trasformarsi in falco di giorno e il suo amore a diventare un lupo di notte può essere cancellata, ma a una condizione, che il mago che l’ha lanciata, che vorrebbe avere Isabeau per sé, venga sconfitto “quando il giorno non è giorno e la notte non è notte”. E questo avviene soltanto quando c’è un’eclisse di sole, che permette infine ai due amanti di ritrovarsi. Per fortuna, Isabeau Levito non deve sconfiggere alcuna maledizione, ma visto che la sua gara si concluderà nella tarda serata italiana, quando è notte, coinciderà con il pomeriggio negli Usa, quando è giorno, e nelle sue due patrie il giorno e la notte saranno tutt’uno, il momento ideale per salire sul podio olimpico.
Gennaro Bozza (foto in alto ed in pagina copyright: ©International Skating Union (ISU))