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Sport

Corsi, centravanti dell’Empoli-record: zero gol, ma tanti pensieri vincenti…

Da Sport Senators 01/05/2018

Il presidente della neopromossa è il segreto di una società che punta al modello Villareal: dal coach-marine, Andreazzoli, allo stadio!

 I miracoli, a volte, nascono da azioni che a prima vista appaiono incomprensibili. E così fu quel 16 dicembre del 2017 quando il presidente dell’Empoli, Fabrizio Corsi, esonerò il suo allenatore Vincenzo Vivarini, reo di aver appena pareggiato (1-1) a Cremona e di essere “soltanto” al quinto posto in classifica, staccato di 5 punti dal Palermo con 5 sconfitte nelle prime 19 giornate. Questioni di numeri, di percezioni, forse anche di eredità come quella lasciata da Maurizio Sarri, troppo fresca per poter essere cancellata. Quel giorno il presidente tuonò: non gli piaceva quello schema, non gli piaceva quel gioco e chissenefrega se con questo modulo avrebbe comunque conquistato la serie A. Sterzò sul nome di Aurelio Andreazzoli, 64 anni compiuti da poco, sempre ombra di qualcuno (prima di Spalletti, poi di Garcia alla Roma), sempre un passo indietro, ma con idee forti, tanto da sembrare più un sergente dei marine (di famosi film), che un coltivatore di calcio.
Quando Andreazzoli si insediò giocò con gli schemi e con i numeri. Subito un calcio al 3-5-2 e un bel ritorno trionfale al 4-3-1-2, tanto per intenderci il modulo sarriano che da queste parti è recitato come un oracolo. Corsi staccò qualche assegno: mercato di aggiustamento con Maietta (dal Bologna) e Alejandro Rodriguez (dalla Salernitana, come terzo attaccante) e assenso pieno alla scelta del nuovo tecnico di poggiare la base della rinascita su un ragazzo di 24 anni, Miha Zajc, sloveno, trequartista dal buon tiro e dalle grande visione di gioco.
    Eravamo rimasti, dunque, a quel 16 dicembre, così incomprensibile e raggelante, perché Corsi non è mai stato sbandierato come mangia-allenatori. L’azzardo divenne una magia con solide fondamenta su numeri che oggi hanno il piacevole rumore della promozione in A.
Da quel dì con Andreazzoli arrivarono 24 turni di imbattibilità, 2.6 punti ogni 90’, un attacco di 83 reti segnate come la Juventus della stagione 2006-2007, sette in meno di quella clamorosa del Pescara di Insigne e Immobile, con una coppia come Donnarumma e Caputo di 45 gol (uno in meno dei mitici goleador abruzzesi e che può essere superata con quattro partite ancora da disputare). E non basta. Diciassette partite con almeno tre gol, quattro gol segnati negli scontri diretti con Parma, Palermo, Frosinone, Bari e Perugia, cioè le altre pretendenti alla salita in B, 14 punti di vantaggio sulla seconda, la possibilità di battere i punti conquistati dal Palermo nella stagione 2013-2014 (record di 86). Una sinfonia non immaginabile diventata realtà in questo fine di aprile, in cui l’Empoli festeggia la sesta promozione in A, la quinta degli ultimi 21 anni, una presenza decisa e qualitativa nel panorama del calcio italiano.
    La decisione incomprensibile ha macinato numeri, spettacolo, entusiasmo, a dimostrazione di quanto l’intuito di un presidente possa rovesciare le sorti della squadra più di un cannoniere o di un grande regista. Il successo dell’Empoli dà senso a un calcio che naviga con una stella polare ben delineata nel cielo, niente voli di fantasia, concretezza, conoscenza approfondita del mondo in cui opera, capacità di fare scelte con la testa e non con il cuore. Si può dire che Corsi, dopo Donnarumma e Caputo, è diventato, inconsapevolmente, il terzo centravanti della storia dell’Empoli nella stagione record. Senza gol, ma con pensieri vincenti.
    Di solito raccontando questi trionfi si rischia di farsi prendere la mano dall’entusiasmo, ma a Empoli sanno benissimo quanto sia effimero abbandonarsi ai sogni e quanto produttivo lavorare già per il futuro che sarà ancora più faticoso del passato che la società e la squadra si sono lasciato alle spalle. E il futuro si chiama stadio nuovo, sul modello di quello di Udine, ventimila posti tutti a sedere, 25-26 milioni d’investimento, prima pietra a novembre. Perché l’obiettivo di Corsi è diventare una società sul modello del Villareal, una squadra che porta allo stadio ventimila dei trentamila abitanti della cittadina spagnola. E’ un altro modo di creare ricchezza, che non derivi soltanto dai pezzi pregiati cresciuti in un vivaio di prima classe, ma si produca con scelte economiche che si radicano sul mercato, non solo sui risultati.
    Questo è il piano. Quanto sarà facile portarlo a termine non sappiamo, mentre siamo sicuri che potrà diventare una cavalcata vincente, come quella che ha portato l’Empoli in A, fondata su idee chiare e su progetti incardinati su solide basi. E’ ciò che il nostro calcio chiede alle proprie società per attraversare il grande deserto della crisi, cancellando l’idea che questo sia soltanto uno sport di amministratori sconsiderati, bensì di gente pensante e lanciata, con intelligenza,  oltre i propri limiti.
Sergio Gavardi
Tags: calcio, centravanti dell’Empoli-record: zero gol, Corsi, empoli, ma tanti pensieri vincenti…, sergio gavardi

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