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Tennis

Alla scoperta della Davis che fu: 118 anni fa, le… Isole Britanniche e Dwight, che aveva donato la Coppa!

Da Luca Marianantoni 22/08/2018

La Federtennis mondiale ha rivoluzionato la gara a squadre più famosa dello sport, noi torniamo a rileggere le sue pagine più eccitanti

Centodiciotto anni e nove giorni leggendari, zeppi di ricordi indelebili, di partite memorabili e di momenti irripetibili, tutti magicamente incastonati tra il 7 agosto 1900 e il 16 agosto 2018, giorno in cui l’assemblea dell’Itf riunita a Orlando – la città americana del divertimento – ha sancito, con una votazione da percentuali bulgare, la morte della coppa Davis. E qui di divertente c’è ben poco.
La nuova manifestazione si chiamerà sempre coppa Davis – e questo è l’altro grande scempio – ma non avrà nessun rapporto di parentela con quella gara che tutti conoscono e che ha trasformato il tennis da gioco individuale in perfetto gioco a squadre.
Se l’idea di cambiare per sempre i connotati alla gara, che più di ogni altra rappresentava un vero e proprio campionato del mondo di tennis a squadre, è venuta a sprovveduti dilettanti che si sono genuflessi al dio denaro senza preoccuparsi dell’inestimabile valore della tradizione, l’idea primordiale di una gara del genere venne a un gruppo di amici e appassionati di Boston: James Dwight, Holcombe Ward, Beals Wright e Malcolm Whitman, ai quali si aggiunse uno studente di Harvard, Dwight Davis.
Fu proprio l’eclettico signor Davis a donare le 217 once d’argento che un gioielliere di Boston trasformò in quello che la storia – alla faccia degli elettori di Orlando – ha reso come il più antico trofeo a squadre dello sport internazionale.
La coppa Davis è stata messa in palio per la prima volta nel 1900 in una sfida tra una squadra americana e una rappresentativa britannica, che non era nemmeno la migliore possibile del momento, non comprendendo i due famosi fratelli Doherty. Infatti furono selezionati solo giocatori che avevano disponibilità di tempo e di denaro necessari per affrontare la lunga doppia traversata atlantica.
La sfida si svolse il 7 e 8 agosto 1900 sui campi in erba del Longwood Cricket Club di Brookline, un quartiere alla periferia di Boston.
La squadra inglese, chiamata rappresentativa delle Isole Britanniche, comprendeva Arthur Gore, Ernest Black e Roper Barrett. Gore, omonimo del primo vincitore di Wimbledon, aveva già 32 anni e non aveva ancora vinto le 3 edizioni di Wimbledon che figurano nel suo palmares. Black era uno scozzese di appena discreto valore, mentre Barrett, che poi per molti anni sarebbe diventato il capitano non giocatore della squadra, era noto più per la sua intelligenza che per la sua abilità tennistica.
I britannici affrontarono la trasferta da turisti. Quando sbarcarono a New York, non trovarono nessuno a riceverli, ma non si persero d’animo e anziché allenarsi preferirono andare a visitare le cascate del Niagara.
La squadra americana aveva migliori credenziali tennistiche. Dwight Davis, nominato capitano perché aveva donato la Coppa, era nato a St. Louis, nel Missouri, il 5 luglio 1879 ed è morto il 28 novembre 1945. Mancino, è stato finalista in doppio a Wimbledon nel 1901 e semifinalista in singolare ai Campionati degli Stati Uniti del 1901. Dopo la conclusione della carriera tennistica, Davis è stato presidente della federazione americana, ministro della guerra e poi governatore delle Filippine.
Davis, nella prima edizione della Coppa che porta il suo nome, sconfisse Black in quattro set e vinse facilmente il doppio insieme a Ward. L’altro singolare gli americani lo affidarono a Whitman, che aveva vinto i Campionati degli Stati Uniti nel 1898 e che non ebbe alcuna difficoltà a battere Gore.
Decisa dopo le prime due giornate, la sfida non fu completata a causa della pioggia che bloccò il singolare tra Davis e Gore del 9 pari del secondo set dopo che l’americano aveva vinto il primo set. Da notare che i due singolari della prima giornata furono disputati contemporaneamente su due campi adiacenti, un sistema che rimase in uso solo per alcuni anni.
Era l’estate del 1900 e la magia della coppa Davis aveva già stregato le due più grandi potenze tennistiche dell’epoca.
Luca Marianantoni
Tags: Coppa davis, storia

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Nota sull’autore: Luca Marianantoni

Una vita tra numeri, statistiche, campioni e imprese memorabili. L'amore più grande il tennis con cui ha collezionato la presenza in 53 tornei del Grande Slam a partire del Roland Garros 1989. Ha collaborato a pubblicazioni e libri di tennis.

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