Come costruisce le sue coreografie?
Negli anni, cominciando da esercizi più semplici, sono riuscito ad arrivare ai trick che faccio oggi che sono di una complessità elevata tenendo sempre la mia personalità e creatività.
Cosa prova quando è in aria?
Dipende da che salto sto facendo. In quelli più complessi c’è concentrazione e adrenalina, mentre in quelli più semplici c’è la sensazione di libertà e divertimento.

Quanto l’aiuta la tecnologia per rivedere i suoi movimenti e migliorarsi?
Moltissimo, anche perché il nostro è uno sport dove visualizzare, riguardarsi da fuori, immaginare tutte le sensazioni di ciò che stai facendo in prima persona è importantissimo. Noi facciamo moltissima video correzione ed è fondamentale avere degli strumenti per farlo.
Il big air è un salto unico, quindi devi fare il tuo massimo e c’è meno a cui pensare. Lo slopstyle invece c’è molta più strategia e tecnica visto che si tratta di sei/sette strutture quindi bisogna costruirsi una propria run partendo da zero. I percorsi sono ogni volta diversi e di conseguenza devi pensare da capo come affrontarli.
Quanto aiuta allenarsi a fianco di suo fratello?
Molto, negli anni ci siamo tirati a vicenda e siamo tutt’e due in squadra A con l’obiettivo di qualificarci alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Al momento siamo a un livello molto simile e ciò ci spinge entrambe.

Cosa le manca per centrare il pass per una finale di Coppa del Mondo?
Fare dei buoni piazzamenti in Coppa del Mondo per centrare la qualifica olimpica e magari riuscire a raggiungere qualche finale non sarebbe male.
Cosa si aspetta dalle Olimpiadi Invernali 2026?
Sarà un grosso evento, porterà visibilità al nostro sport, cosa che le Olimpiadi fanno sempre visto che lo snowboard freestyle è stata la disciplina più vista nelle precedenti edizioni e spero possa far crescere il movimento italiano.