I Mondiali di pattinaggio artistico su ghiaccio che si svolgeranno a Boston dal 26 al 30 aprile potrebbero essere gli ultimi senza russi e bielorussi? Dopo tre anni di embargo, che hanno provocato uno sfacelo tecnico in almeno due gare su quattro (singolo femminile e coppie), con risultati che hanno falsato la storia di questo sport, c’è quantomeno una novità, imposta dal Comitato olimpico internazionale: l’obbligo per l’Isu, la Federazione mondiale degli sport del ghiaccio, di far partecipare un atleta russo e uno bielorusso alle gare che servono da qualificazione all’Olimpiade di Milano-Cortina 2026.
Di conseguenza, secondo un minimo di logica, se i russi potranno partecipare ai Giochi invernali, perché mai non dovrebbero poi gareggiare anche nei Mondiali che si terranno, subito dopo l’Olimpiade, a Praga? A maggior ragione se, come si spera, si arriverà alla fine della guerra fra Russia e Ucraina, sulla spinta (sia pure ambigua) del presidente statunitense Donald Trump. In quel caso, non ci potranno essere più scuse per continuare in una esclusione che non ha mai avuto e non avrà alcuna giustificazione, visto che a una singola persona non può essere attribuita la responsabilità della sia pur peggior nefandezza del suo Governo.
Ma è anche vero che non è tutto liscio come potrebbe apparire, a cominciare dal fatto che a questi Mondiali, che pure valgono come qualificazione all’Olimpiade 2026, Russia e Bielorussia continuano a non essere ammesse. Gli atleti di queste due nazioni, uno per gara, potranno partecipare alla gara di qualificazione che si svolgerà alla fine dell’anno a Pechino. Insomma, fino all’ultimo, l’Isu insiste nel negare questa partecipazione e, nel sottomettersi al Cio, cerca comunque di creare ulteriori ostacoli a russi e bielorussi. Alla fine, si va comunque sul ghiaccio e si lotta per una medaglia, oltre che per un posto olimpico, e in due gare su quattro, singolo uomini e danza, la competizione sarà vera e di alto livello. E da qui si può partire per sperare di rivedere uno spettacolo degno della storia del pattinaggio artistico.
E proprio nella Danza si prospetta una lotta per il podio con l’Italia protagonista, grazie a Charlene Guignard e Marco Fabbri, che negli ultimi anni si sono distinti per originalità dei programmi, intensa interpretazione della musica e, la parte più importante, l’eccelsa qualità tecnica, grazie soprattutto a sollevamenti che possono essere paragonati, senza alcun dubbio, a quelli delle migliori coppie di sempre, come i canadesi Virtue-Moir.
Il vero rischio, per loro, non è sul ghiaccio, ma fuori. Fermo restando che i loro avversari, a partire dagli statunitensi Chock-Bates, in evidenza nel Grand Prix, e passando per i canadesi Gilles-Poirier, hanno goduto e godono di un occhio favorevole da parte delle giurie, a maggior ragione più pericolosi gli statunitensi perché giocano in casa e, come già accaduto, il loro punteggio si alza in gare sul proprio territorio o nelle finali, e si abbassa sensibilmente nelle altre gare. In pratica, quando il risultato è più importante, i giudici premiano a dismisura statunitensi e canadesi e tengono giù gli altri, proprio Guignard-Fabbri. Vedremo come andrà, ma è chiaro che il valore della coppia azzurra non potrà mai essere messo in discussione.
Per quanto riguarda le altre gare, non ci dovrebbe essere storia nel singolo maschile visto che lo statunitense di origine russa Ilia Malinin, col suo quadruplo Axel, è in grado di staccare tutti, a cominciare dai giapponesi, i suoi più validi avversari. Storia diversa per le altre due gare, quelle in cui il valore tecnico si è abbassato drasticamente negli ultimi tre anni a causa dell’assenza forzata dei russi. Del resto, basterebbe vedere i punteggi sia del Grand Prix che degli Europei nel singolo femminile e nelle coppie, confrontandolo con quelli dei russi prima dell’embargo, per accorgersi che gli attuali vincitori hanno una trentina di punti in meno.
In ogni caso, la giapponese Kaori Sakamoto, che ha vinto gli ultimi tre Mondiali, stavolta rischia molto contro la statunitense Amber Glenn, che l’ha battuta alle Finali del Grand Prix e che è in grado di staccarla grazie soprattutto al triplo Axel. In questa gara, un’attenzione particolare la merita l’azzurra Anna Pezzetta, che ha dimostrato eccezionali doti atletiche, unite a un’ottima preparazione tecnica, tanto da poter aspirare, con la gara giusta, e prove potenzialmente migliori addirittura di giapponesi e statunitensi. Nelle Coppie, infine, si prevede una sfida fra i tedeschi Hase-Volodin, vincitori delle Finali del Grand Prix, e i giapponesi Miura-Kihara.
Infine, tornando al discorso di partenza, ancora una volta si verifica a Boston, come nei precedenti Mondiali, il caso dei russi in gara sotto altra bandiera, senza contare gli allenatori russi che invece, a differenza degli atleti, possono partecipare alle gare dell’Isu, ulteriore paradosso derivato dalla volontà di escludere i russi, dando così la possibilità di vincere medaglie a chi non si sarebbe mai potuto avvicinare al podio. Ricordo che a Montreal, nel 2024, ai Mondiali c’erano 28 russi (di cui 4 riserve) in rappresentanza di 13 nazioni. Quest’anno, a Boston, sono 30 (di cui 2 riserve) in rappresentanza di 16 nazioni.
Ecco l’elenco, così è possibile rendersi conto ancora di più di come si arrivi al punto più basso di ridicolo.
UOMINI 7
Semen Daniliants (Mosca) Armenia
Vladimir Litvintsev (Ukhta) Azerbaijan
Georgii Reshtenko (San Pietroburgo) R. Ceka
Nikita Starostin (San Pietroburgo) Germania
Aleksandr Vlasenko (Tiumen) Ungheria
Lev Vinokur (Mosca) Israele
Vladimir Samoilov (Mosca) Polonia
DONNE 3
Anastasiia Gubanova (Togliatti) Georgia
Mariia Seniuk (Mosca) Israele
Ekaterina Kurakova (Mosca) Polonia
COPPIE 11
Anastasia Golubeva (Mosca) Australia
Pavel Kovalev (San Pietroburgo) Francia
Anastasiia Metelkina (Vladimir) Georgia
Luka Berulava (Mosca) Georgia
Nikita Volodin (San Pietroburgo) Germania
Maria Pavlova (Mosca) Ungheria
Alexei Sviatchenko (San Pietroburgo) Ungheria
Daria Danilova (Mosca) Olanda
Ioulia Chtchetinina (Nizhnyi Novgorod) Polonia
Ekaterina Geynish (Mosca) Uzbekistan
Dmitrii Chigirev (Saransk) Uzbekistan
DANZA 7+2
Angelina Kudryatseva (Mosca) Cipro
Ilia Karankevich (Tiumen) Cipro
Asaf Kazimov (San Pietroburgo) Spagna (riserva)
Evgeniia Lopareva (Mosca) Francia
Gleb Smolkin (San Pietroburgo) Georgia
Mariia Ignateva (Ekaterinburg) Ungheria
Nikita Lysak (Klin) Slovacchia
Kirill Aksenov (Mosca) Slovacchia (riserva)
Katarina Delcamp (Petrozavodsk) Turchia
E per finire, in onore del vero spirito sportivo, segnalo, come già l’anno scorso a Montreal, una coppia particolare in gara nella Danza sotto la bandiera dell’Ungheria, allenata da Barbara Fusar Poli, indimenticata campionessa italiana: Mariia Ignateva, russa di Ekaterinburg, e Danijil Szemko, ucraino di Odessa. Un soffio di aria pura,
