Primo pilota giapponese a conquistare una pole position (l’anno scorso al Gran Premio di Teruel, Aragon) dopo 15 anni da Makoto Tamada (a Valencia), Takaaki Nakagami ha ambizioni più alte delle qualifiche. “Voglio diventare campione del mondo della classe regina” dice il rider della scuderia LCR Honda Idemitsu senza esitare, mentre aspetta di entra in pista nella tappa di Assen.
Un ricordo del circuito olandese?
Il più bello della carriera: qui sono salito sul gradino più alto del podio per la prima volta nel Motomondiale. Era il 2016 e correvo in Moto2: non dimenticherò mai la gioia e la soddisfazione che ho provato davanti alla bandiera a scacchi.
Hai 29 anni, di cui oltre la metà (è alla quindicesima stagione, ndr) trascorsa nel paddock: non ti sei ancora stancato della vita da nomade?
No, per un motivo semplice: continuo a sognare il titolo e mi diverto tantissimo. Così tanto da non avere altre passioni. A trovare qualche hobby penserò quando mi ritirerò. Anche se non credo che mi allontanerò da questo ambiente: magari seguirò le orme di Lucio (Cecchinello, ndr): ha creato un team tutto suo – è un onore farne parte – e mantiene la carica di team manager.
Però, ci sarà qualcosa che ti manca, nei lunghi mesi di trasferte.
Sì, la famiglia, il cane e i piatti del mio Paese: vado matto per il sushi. In Spagna, dove vivo la maggior parte del tempo, frequento ottimi ristoranti giapponesi, ma quelli di casa sono diversi, la qualità è superiore. Come capita per qualsiasi cucina: un cibo gustato nella sua terra d’origine non ha paragoni.
Sei salito in moto a 4 anni: chi era il tuo idolo da bambino?
Daijiro Kato. L’ho conosciuto al GP del Giappone, a Motegi nel 2001, o forse era il 2002: non avrei potuto sperare in un incontro migliore.
Perché?
Mi ha regalato un paio di stivali usati e autografati, che custodisco come un’opera d’arte nella mia casa in Giappone. Daijiro era eccezionale: non solo vinceva spesso, aveva un carattere tranquillo, prendeva il lavoro con enorme serietà e si impegnava senza risparmiarsi. Per me è tuttora un esempio.
Tua mamma è da sempre una grande fan della Formula 1 e di Ayrton Senna in particolare: tu tifi per qualcuno?
Ho ereditato l’amore dalla mamma e difficilmente mi perdo una gara in tv. Il mio pilota preferito è Lewis Hamilton: mostra una grinta e una volontà incredibili. Mi piace anche Max Verstappen: anche lui non lotta sempre per battere gli avversari.
Oggi finalmente rivedi i tifosi sulle tribune, sebbene in numero ristretto (5 mila al giorno, ndr): com’è girare senza spettatori?
Tristissimo. Gli appassionati giocano un ruolo fondamentale per noi: sono la parte migliore di questo sport. Insieme al team.
Credito foto : LCR Honda Idemitsu