Adesso che anche Matteo Renzi lo ha scritto, siamo sicuri: l’Italia del basket femminile ha subìto “un furto. Ora perderà il posto al Mondiale per un vero e proprio scandalo arbitrale”. Scusate ma l’assist è troppo invitante: da tempo credo che il basket italiano viva secondo un ottimismo non suffragato dai fatti né dalle cifre, se lette correttamente, strategia della quale è stato accusato Renzi fino alla sconfitta del referendum. Che volete che vi dica, sono un gufo.
Torniamo un attimo alle nostre ragazze e al disgraziato fischio arbitrale (un fallo antisportivo inesistente a 9”8 dalla fine della partita con la Lettonia): capisco l’arrabbiatura, lo scoramento delle azzurre. Spero che quell’arbitro venga, quantomeno, sospeso per un errore importante in una gara che assegnava un posto ad una competizione a livello mondiale dalle quale l’Italia femminile manca da 21 anni. Capisco un po’ meno le proteste ufficiali della Federazione. E, non capisco perché in Italia finisca sempre così: avremmo meritato di vincere ma ci ha condannato un errore arbitrale (magari anche perché la Lettonia organizzerà il prossimo Europeo, ma teniamocelo tra di noi…). Assoluzione piena. L’Italia era avanti di 1 punto e aveva un fallo da spendere, quando Cecilia Zandalasini, la prima azzurra ad affermarsi al massimo livello continentale dai tempi di Cata Pollini, ha commesso un fallo “normale”. L’antisportivo ha ovviamente cambiato la nostra posizione da vantaggiosa a svantaggiosa ma per quale motivo avremmo meritato di vincere più noi delle lettoni che, a 15” dalla fine, erano sotto di 1 ma con la palla in mano? Che senso tecnico e tattico ha avuto, in quel momento commettere un fallo così, facendo calare le braccia, contro una avversaria ferma e schiena a canestro? Anche con un fallo “normale”, l’Italia avrebbe esaurito il bonus e alla Lettonia sarebbero rimasti 10” per organizzare l’ultimo tiro: siamo sicuri che avrebbe perso? L’Italia, poi, sotto di 1 punto, ha avuto ben 7” per tentare il nuovo sorpasso e ha sbagliato l’ultimo tiro. Ma anche l’ex presidente del Consiglio è sicuro: non siamo al Mondiale per un furto.
Non fraintendetemi, è probabile che se fosse stato fischiato un fallo “normale” al Mondiale ci saremmo andati noi. Ma non vi suona strano che nel 2016, la nazionale maschile, avrebbe dovuto vincere il torneo pre-olimpico di Torino per qualificarsi ai Giochi di Rio ed è arrivata seconda; nel 2013 sarebbe bastato il settimo posto per accedere al Mondiale ed abbiamo chiuso ottavi come le ragazze quest’anno e l’ultima volta che c’erano arrivate vicino, nel 2009. Ci manca sempre una partita per fare un salto di qualità. E’ solo una combinazione? Com’è che quando organizzano le cose gli altri, perdiamo e quando le organizziamo noi, buttandoci in ginocchio davanti alla Fiba per ingraziarsela, perdiamo lo stesso? Probabilmente significa che il basket è imprevedibile e non si può basare tutto su un risultato se diventa il solo obbiettivo programmatico, tipo “andare all’Olimpiade” che da anni Petrucci ripete a mo’ di mantra per la Nazionale maschile.
Un altro modo di non crescere mai è quello adottato dalla Legabasket. Ognuno tiene famiglia e cerca di fare il proprio mestiere, ci mancherebbe altro, ma ogni volta che la Lega pubblica dei dati vengono estrapolati, presentati in modo che tutto vada benissimo e la serie A sia un grande successo, un po’ come succede col Pil o con l’indice di disoccupazione. I dati televisivi danno un +10% di ascoltatori rispetto al 2015-16 su dati rilevati da una agenzia. Ma paragonare una stagione solo su RaiSport e Sky rispetto all’ultima con ben tre passaggi su Rai2 deve portare ad una analisi dei numeri completamente differente. Che non può essere che la finale è andata “male”: se paragonata al 2014-15, quando gara-7 Reggio-Sassari andò su Rai3, ha perso quasi un milione di telespettatori, al netto di una gara in più. La partita per il titolo, a parità di mezzo televisivo utilizzato (Rai2 contro Rai3) ha perso quasi il 25%. Domanda: non sarebbe più utile per la pallacanestro analizzare la realtà per migliorare invece di cercare il modo per comunicare grandi successi inesistenti? Io credo che anche gli sponsor non siano scemi e prima di legarsi al basket quattro calcoli banali, come i miei, li sappiano fare.
Anche per questo, sto aspettando con curiosità i dati finali sul pubblico, che non potranno essere positivi rispetto alla passata stagione vista l’uscita di Milano (e dei 10 mila del Forum) in semifinale. A fine stagione regolare, il dato era del -2.6% rispetto al 2015-16. Per tentare di nasconderlo, si sono inventati di calcolare solo la cifra relativa alle 15 squadre presenti in serie A nelle due stagioni comparate, al netto dello scambio Bologna-Brescia. Et voila’, appare un dato positivo: +0.58%. Cosa volete che cambi con mezzo punto percentuale? Sono anni che si oscilla tra i 3800 e 3900 spettatori di media a partita e il nocciolo dell’analisi non può essere la retrocessione della Virtus o la eliminazione di Milano in semifinale. Il problema è che se quest’anno la Serie A ha richiamato 925.000 spettatori, meno, a parità di numero di partite, della stagione 1986-87, e che siamo lontani dai numeri del 1991, qualche problemino ce lo dovremmo porre. Anche solo capire che accettare di giocare in impianti così vecchi e piccoli ha finito per soffocare la nostra pallacanestro di vertice e che bisogna dare una sterzata subito. Meno camouflage e più realtà è il motto di noi gufi.
Luca Chiabotti