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La testimonianza

Il tennis sta diventando sport per signorine. Gli stop medici sono peggio di una telefonata con la suocera!  

Da Sport Senators 28/08/2018

Della Vida contesta anche i time-out toilette. Vorrebbe  allenatori e fisioterapisti in panchina coi giocatori e niente microfoni quando danno consigli: che imprechino pure liberamente…

Devo molto al tennis: la più grande fortuna della vita, dopo la salute, è poter fare il lavoro che ti piace e grazie al tennis lo faccio. Però, purtroppo, è in mano a gente sempre peggiore che con regolamenti assurdi ed inconcepibili, almeno per me, lo porta sempre più in basso, e gli ruba l’anima.
   Oggi, a mio avviso, il tennis è diventato uno sport per signorine non per gladiatori come lo era un tempo. Provo a spiegarmi. Rino Tommasi da tempo sostiene che lo sport più simile al tennis è il pugilato e nel mio piccolo concordo in pieno. Infatti, sei uno contro uno, se stai vincendo devi finire l’avversario, se sei dominato devi stringere i denti e sopravvivere in attesa che passi la tempesta, talvolta devi logorare il tuo rivale tatticamente evidenziarne i difetti, sapere come fargli male. Persino il movimento dei piedi è simile, fra i due sport.
   Quindi, per me, il campo da tennis è come un ring. E, se scendi dal ring, hai perso. Dal campo da tennis, prima della fine della partita, puoi uscire solo in tre casi: se piove, se fa troppo caldo, o se arriva la oscurità. E comunque sempre e soltanto se lo dice l’arbitro. Invece, noi che ci siamo inventati? Andiamo in bagno. Quante volte abbiamo visto perdere velocemente un set e dopo appena venti minuti di gioco chi lo ha perso chiede di andare in bagno? Questa, secondo me, è una ingiustizia intollerabile nei confronti di chi sta vincendo. Gli toglie tutti i meriti del punteggio conseguito fino a quel punto.
   Tornando al parallelo con la boxe, sul ring, succede che uno colpisca l’avversario duramente, a freddo: ma chi subisce il colpo chiede mai di andare in bagno? Via, non siamo ridicoli, consentendo nel tennis queste fughe alla toilette, falsiamo spesso dei risultati. Avete un dubbio? Bene, ditemi: quante volte, nel corso di un allenamento, avete visto qualcuno andare in bagno? Io personalmente mai. Perché allora succede in partita?
    Stessa cosa per l’intervento in campo del medico o del fisioterapista: i tre minuti concessi per regolamento diventano facilmente dieci, se non di più, con la gente in tribuna che – giustamente – si annoia. Ma, come nel caso del time-out toilette, se l’avversario sta talmente male che deve chiedere aiuto ai sanitari, è anche merito dell’avversario. E, a mio parere, non dovrebbe essere offerta la scusa per sfavorire chi è in vantaggio anche grazie a quel lavorìo psico-fisico-tecnico-tattico che è alla base del tennis.
    Perciò esiste l’arbitro di sedia, che può fermare il gioco in caso di chiaro infortunio, altrimenti la decisione più giusta, per i giocatori in campo, dovrebbe essere quella di utilizzare un minuto di riposo, ogni due games, anche per chiedere aiuto ai sanitari. Proprio come avviene nella boxe, dopo ogni round. Non prima.
   Il tennis è ancora l’unico sport che non permette che l’allenatote dia chiaramente suggerimenti al suo protetto. Questa possibilità esiste, invece, nelle altre discipline, negli sport di squadra come in quelli individuali, ad eccezione delle gare più veloci. Come i 100 metri o le prove sci. Mentre, nell’atletica leggera, saltatori e lanciatori consultano i coaches in qualsiasi pausa prima e dopo la prova, così come nelle gare motoristiche, dalla Formula 1 al motoGp, esiste un collegamento continuo coi box, via radio. Così come c’è un dialogo continuo atleti-allenatori, negli sport di contatto, come lotta e judo, nel golf, subito prima e subito dopo ogni colpo, e anche nel ping pong. Invece, nel tennis, appena un allenatore dalla tribuna manifesta troppo chiaramente un suggerimento al giocatore, questo viene punito con una ammonizione, che equivale comunque a una multa in denaro, e può portare alla perdita di un punto e addirittura della partita stessa. Per me, anche questa regola è ridicola: per me, sarebbe anzi divertente se coach e fisioterapista accompagnassero direttamente  in campo il giocatore, se sedessero in panchina accanto a lui mentre gioca, e se fossero a sua disposizione ai campi campo. Invece, che ci siamo inventati nel tennis femminile? Che il giocatore può chiedere l’intervento al coach due volte ma è assurdo che abbia addosso anche un microfono: lo hanno fatto nel NextGen coi migliori under 21 del mondo alla Fiera di Rho, capisco il tentativo di far partecipe il pubblico, ma secondo me bisognerebbe proprio che gli allenatori fossero liberi di usare il linguaggio più diretto, e quindi spesso più colorito, utilizzando anche qualche imprecazione e qualche parolaccia. Che così invece devono assolutamente evitare.
   Chiudo con un pensierino sull’utilizzo del lucky loser, il fortunato perdente ripescato dalle qualificazioni malgrado la sconfitta e promosse al tabellone principale del torneo. Perché avviene solo nelle qualificazioni? O ci sta o non ci sta. E, se ci sta, deve esistere per secondo turno, terzo, quarti, semifinale e finale. Anzi, proprio per finale e semifinale, dovrebbero esserci più che mai. Perché se un giocatore salta la finale di uno Slam o anche le semifinali crea un danno sensibile per il pubblico e le televisioni. Mentre se non si disputano due o tre primi turni chi se ne accorge? Agli Internazionali d’Italia di Roma, abbiamo avuto tutti e due i casi quando non si giocò la finale dovettero convocare in extremis Davide Sanguinetti che stava mangiando la pasta alle vongole a  casa, e quando saltarono le semifinali il pubblico pretendeva il rimborso: come dar loro torto? E non parlatemi di ingiustizia nel caso in cui chi perde in semifinale possa poi vincere il torneo: certo, non è bello, ma che differenza c’è con chi aveva perso nelle qualificazioni e rientra in gioco come gli altri del tabellone principale?
   Potrei continuare ma mi fermo qui. Purtroppo, non contenti di aver ucciso il doppio e la coppa Davis, adesso questi dilettanti allo sbaraglio dei dirigenti del tennis dei giorni nostri provano a uccidere anche il gioco stesso.
   Eppure basterebbe copiare lo sport statunitense: lì, le quattro grandi leghe, baseball, basket, football e hockey, retribuiscono – e anche profumatamente – dei controllori professionisti, che vedono le partite e riportano ogni anno quello che non piace al pubblico. Contribuendo alle correzioni che ci sono ogni anno, per favorire lo spettacolo. Da noi, nel tennis, non ci vorrebbe Leonardo Da Vinci per capire quanto la gente, in tribuna come in tv, si rompe letteralmente le scatole ad ogni intervento in campo del medico: quasi quasi preferirebbe parlare con la suocera al telefono!
Fabio Della Vida
Tags: limiti tecnici, sport per signorine, tennis

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Nota sull’autore: Sport Senators

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