Il 27 aprile 1945 Michele Moretti fa la storia: l’arma di Walter Ausidio si inceppa e così Moretti, conosciuto con il nome di battaglia di “Piero Gatti”, cede la sua MAS38 al compagno che prontamente scarica una raffica mortale su Benito Mussolini e Claretta Petacci.
L’Italia è libera da due giorni, ma solo con l’esecuzione di Giulino di Mezzegra può chiudere definitivamente i conti con oltre vent’anni di fascismo fra dittatura, angherie, e una guerra che ha diviso il paese in due, lasciando tracce che, a distanza di decenni, faticheranno a essere cancellate.
Prima che di essere un partigiano, Moretti è stato un ottimo calciatore tanto da aver vestito, anche se solo per un allenamento, la maglia della Nazionale.
La storia del componente della Brigata Garibaldi più famoso di sempre nasce a Como nel 1908 e prosegue da giovanissimo quando inizia una brillante carriera da terzino con l’Esperia, formazione lariana giunta sino alla Prima Divisione nel 1922, ma ormai già destinata a un lento declino.
Il salto di qualità arriva nel 1927-28 quando Moretti, a soli diciannove anni, approda alla Comense, nata dalla fusione fra Esperia e Como F.C.B., iniziando così a vivere il calcio di alto livello. Sebbene la squadra non venga immediatamente ammessa alla Serie B, la Comense vince nell’anno d’esordio la Coppa Alessandro Volta battendo l’Inter di un giovanissimo Giuseppe Meazza e il Genoa di Giovanni De Prà, Renzo De Vecchi e Virgilio Felice Levratto.
La Comense deve quindi farsi largo nella difficile corsa alla cadetteria sfiorando una prima volta la promozione dalla Prima Divisione nel 1929-30 e ottenendo l’anno successivo senza mai perdere una partita. La formazione rossa diventa di fatto una presenza fissa della Serie B dell’epoca tanto che Moretti disputa ben 83 incontri.
Il suo carattere non è dei più facili: lo dimostra la scelta di aderire al Partito Comunista clandestino e di organizzare proteste nella Cartiere Burgo di Maslianico dove lavora.
Quel suo atteggiamento deciso gli nega la possibilità di entrare a tutti gli effetti in Nazionale, come dimostrato da quel fatto emerso da quel famoso ritiro con gli azzurri. Nel 1933 Moretti viene notato da Vittorio Pozzo che decide di convocarlo per un allenamento.
Il commissario tecnico sta costruendo la squadra che prenderà parte ai Mondiali casalinghi l’anno successivo, tuttavia vuol testare quel terzino proveniente dal Lago di Como. Moretti si fa notare, ma in modo negativo: prende di mira l’attaccante del Napoli Attila Sallustro e lo marca con colpi talmente proibiti che gli costano addirittura l’espulsione dal ritiro.
Per Moretti c’è ancora spazio per un ultimo colpo di coda con la promozione in Serie A persa all’ultima giornata nel campionato 1933-34 quando la Comense viene sconfitta per 4-2 dal Bari. In A ci va la Sampierdarenese e per Moretti si prospetta un finale di carriera sottotono con un ultimo anno con la Comense e l’epilogo in Svizzera con il Chiasso.
Da quel momento la sua priorità diventa a tutti gli effetti la politica, guardando sempre più attentamente all’Unione Sovietica e ai “divi” dell’Internazionale, costretti in gran parte al confino o all’esilio. Moretti avrà la sua rivincita con la storia il 27 aprile 1945, eppure il suo slancio e la sua animosità avrebbero potuto anche condurlo a diventare un campione del mondo. Un traguardo mancato che è stato però ripagato con la liberazione del paese che amava.