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Calcio, La cena delle beffe

Da Totti a Paolino, povere bandiere!

Da Roberto Perrone 08/10/2019

Il difficile passaggio dei grandi giocatori al ruolo di dirigenti. L’Inter per tornare competitiva ha messo due ex juventini al comando…

Non c’ero materialmente, a Udine il 20 gennaio del 1985 quando, non ancora diciassettenne, Paolo Maldini esordì con la maglia che avrebbe tenuto tutta la sua vita calcistica, fino al ritiro il 31 maggio 2009, però ero un po’ come lui, a quei tempi, un giovane giornalista che voleva farsi largo nel suo mestiere. L’ho sempre seguito, stimato e apprezzato, per il suo stile, per la sua classe, perché non si è seduto tra le brigate dei buontemponi (cfr. Geremia) e per questo, nel giorno del suo addio da San Siro, un gruppo di poveracci lo ha fischiato contestandogli
l’inesistente frequentazione e la scarsa
considerazione che aveva sempre dimostrato per chi gestiva le curve. Visto quello che, anche recentemente, si è scoperto (scoperto? la situazione la conoscono tutti i diretti interessati)
sull’attività di certi “tifosi”, ne aveva ben donde. 
Per nove anni ha sognato di tornare a servire i colori rossoneri e quando ci è riuscito si è trovato con la società posseduta da un fondo. Brava gente, ma per Dna, più interessata a fare la grana che vincere campionati e coppe. Paolino, come lo chiamavo trent’anni fa, Si è trovato il grande avvenire che lui stesso aveva vissuto ormai alle spalle e un futuro pieno di incognite. Ha cercato, prima con Leonardo, poi con Boban, due ex rossoneri come lui, di avviare una rifondazione. Invece, dopo sette giornate. il Milan è uscito dalla zona retrocessione grazie a una vittoria striminzita e difficile contro una squadra altrettanto disastrata, il Genoa. Il Milan è il primo club ad aver cacciato l’allenatore, anche se ufficialmente la Sampdoria l’ha preceduto. Ma il Milan ci aveva già pensato prima, addirittura prima di Genova. Mi chiedo quanto di Maldini ci sia in questa decisione. Secondo la ricostruzione più diffusa, Paolino avrebbe difeso il tecnico, al contrario di Boban, convinto dell’esonero. 
Ma non è questo il punto. Ho parlato di Paolo Maldini e della sua parabola per evidenziare come non sia facile cambiare mestiere, passare dal prato alla scrivania, ma anche dal prato alla panchina. Prima dell’estate se n’era andato dalla Roma Francesco Totti. Forse troverà un nuovo posto di lavoro, forse aspetta di tornare quando la Roma cambierà padrone, ma per ora è a casa. 
La Roma ai romanisti, il Milan ai milanisti. Sono slogan che sentiamo applicati anche ad altre squadre. Noi siamo convinti che questi campioni che ci hanno fatto vibrare il cuore siano capaci di fare qualsiasi cosa, ma non è così. Una bandiera può sventolare sul
prato per poi afflosciarsi, senza un filo di vento dentro quattro mura. Naturalmente mi auguro che Maldini se la cavi, ho affetto e stima per lui. Ma
non è e non sarà facile. Questo è un altro mestiere, un’altra storia, un altro talento. L’Inter, per tornare competitiva ha messo due ex juventini al
comando. Il calcio non va mai dove vogliamo. 
Piatto consigliato. Risotto alla milanese con foglia d’oro, uno delle grandi invenzioni di Gualtiero Marchesi. Per ritrovare un po’ di orgoglio meneghino.

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Nota sull’autore: Roberto Perrone

Giornalista e scrittore, ha cominciato al Giornale di Indro Montanelli (1981-1989). Dal novembre 1989 al giugno 2015 è stato inviato del Corriere della Sera. Ha seguito 9 Olimpiadi, 7 Mondiali di calcio, 5 Europei di calcio, 11 finali di Champions League; inoltre, ha scritto di tennis, raccontando tutti i tornei del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, e di nuoto (9 Mondiali e 11 Europei). Scrive anche di enogastronomia e viaggi, il suo sito è www.perrisbite.it

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