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Calcio

Un presidente, un allenatore, una terra magnifica e tanta semplicità: ecco il Frosinone!

Da Sport Senators 17/06/2018

Un mese dopo la grande delusione contro il Foggia che negò la promozione diretta, la squadra di Maurizio Stirpe raggiunge Empoli e Parma e centra l’obiettivo. Con programmi seri come il vicepresidente di Confindustria, coach Longo e l’anima della squadra, Gori. Che garanzia per il futuro…

 Appena un mese fa il Frosinone e lo Stirpe, il nuovo stadio della città laziale, vissero una serata tremenda. Il pareggio contro il Foggia nei minuti finali fece scivolare via la promozione diretta in serie A (ci andò il Parma, a sorpresa). Giocatori a terra, confusi, disperati, in un silenzio glaciale. Era il 18 di maggio. La sera del 16 maggio il sipario si è alzato scoprendo una gioia immensa, intensa, vissuta come si possono vivere quei momenti in cui dall’orlo del precipizio balzi in paradiso. Il Frosinone torna in A, dopo che l’aveva perduta inopinatamente, battendo il Palermo (tre giorni dopo la sconfitta della partita d’andata). Aveva bisogno soltanto di una vittoria e la vittoria ha avuto, riprendendosi ciò che un po’ di sbadataggine aveva tolto. E l’inferno dello Stirpe è diventato zucchero, un passo indimenticabile di una storia lunga, ma breve ai massimi livelli.
    Il Frosinone ritorna in A per la seconda volta, ci era già stato due anni fa, si giocava nel vecchio stadio Matusa, ma ora il palcoscenico è più bello perché il nuovo stadio è un salotto di proprietà, come soltanto la Juve e il Sassuolo possono permettersi. E’ da qui che si riparte, da qui che il presidente Maurizio Stirpe può muovere le leve per tenere stabilmente questa provinciale nell’Olimpo del calcio, terza squadra laziale dopo Roma e Lazio.
    Da vicepresidente di Confindustria, il numero 1 della società ciociara ha ben presenti quali siano i conti da non sforare, le scelte da affrontare, i colpi da sferrare in una gestione che comunque resta provinciale, nel senso più puro del termine. Il mercato del calcio è spesso inaccessibile, ci vuole fantasia e il Frosinone ne ha.
La scelta dell’allenatore è stata il primo atto di questa stagione. Moreno Longo, 42 anni, seconda esperienza in B (la prima lo scorso campionato con la Pro Vercelli), risultati ottimi con la Primavera del Torino, da dove è partito, era sicuramente una scommessa, anche se non un azzardo.
    Longo ha costruito una squadra tosta, monolitica, più avvezza al risultato che allo spettacolo e il cammino ha preso strade convincenti soprattutto nel girone di ritorno (a parte lo choc dell’ultima giornata contro il Foggia) in cui ha mostrato le sue doti di concretezza. Ma evidentemente non era matura per il grande salto immediato, quella maturità che poteva e doveva cercare in quel mese di limbo tra l’ultima di campionato e gli spareggi promozione. Un’attesa che avrebbe potuto erodere tante certezze dopo il finale di campionato, tramortendo speranze e facendo nascere incubi. Sul piano psicologico una sfida ben più importante di quella sportiva che aveva le sue certezze: la testa, a volte, può fare brutti scherzi.
    L’ipotesi peggiore non si è verificata, una volta in campo tutto si è cancellato e gli uomini forti del Frosinone hanno iniettato la loro esperienza, la tenacia, il carattere accresciuto in tante battaglie precedenti. Perché se guardate alla rosa della squadra scoprirete che c’è uno zoccolo duro, cementatosi nella stagione 2013-2014, l’ultima di serie C, quella che diede avvio al salto triplo. Gli uomini di allora sono ancora qui a festeggiare dopo aver combattuto a viso aperto, caduti e rinati. Parliamo del difensore Matteo Ciofani, di suo fratello Daniel, attaccante come Federico Dionisi o come Mirko Gori, l’unico ciociaro della squadra, “una vita da mediano” sempre con la stessa maglia, quella della sua città.
    Nel trionfo del Frosinone c’è tanta normalità, che non è un difetto, ma un pregio. La normalità di crollare proprio sul traguardo, come accade nella vita, la capacità di resistere, combattere, scacciare i fantasmi, le paure, le tensioni. Gesti di gente normale che adesso fa festa, perché questo è il suo mondiale, lontano dai riflettori, ma sorgente di luce propria. E questo è il calcio che ci piace di più.
Sergio Gavardi
(foto Claudio Pasquazzi)
Tags: calcio, frosinone calcio, longo, promozione, serie A, stirpe

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