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La testimonianza

“Un’azienda è come una squadra di pallavolo: ecco come alleno dirigenti e funzionari a cercare la vittoria!”

Da Vincenzo Martucci 20/03/2018

A quasi 45 anni, Maurizia Cacciatori, la più grande palleggiatrice azzurra di sempre è una consulente aziendale molto ricercata

Maurizia Cacciatori, dalla pallavolo alla pallavolo, a che gioco sta giocando con le aziende?
“Ci porto il mio volley, sviluppo tematiche di noi giocatori, perché il Dna di una squadra è lo stesso di quello di un’azienda. I valori sono quelli, così come la definizione e poi la ricerca degli obiettivi, sempre chiari ed ambiziosi. E, per ottenere tutto ciò, per raggiungere la vittoria, è uguale anche la necessità del focus, della concentrazione. Così sfrutto la lunga esperienza nello sport e nella tv e faccio un po’ da coach nel mondo aziendale”.
E che caratteristica principale deve avere un buon coach, che sia l’allenatore di una squadra o il dirigente di un’azienda?
“Deve possedere la leadership del capo, deve conoscere il gruppo ed i singoli, deve motivare tutti, dal primo all’ultimo livello dei giocatori della squadra, verso l’obiettivo comune. Perché esisteranno sempre quelli che giocano di più per l’individualità, ma devono imparare a far parte del gruppo, a rispettare gli equilibri e l’importanza di tutti. Perché anche nelle grandi squadre i più forti attaccanti capiscono quant’è importante chi e come gli passa la palla. Ed è anche per questo motivo che sono così forti”.
Come si è adeguata a questo nuovo ruolo, a parlare nelle convention a calarsi in situazioni aziendali spesso tanto diverse fra loro?
“Sono sempre stata libera, e quindi questo ruolo di free lance non mi è nuovo, così come ho sempre avuto la propensione a viaggiare e ad accettare le sfide, che sia una partita o uno speech davanti a tanta gente nuova. Lo sport è cambiato, si è modernizzato, si è digitalizzato, ma le sue tematiche restano quelle che mi hanno portato a vincere 17 titoli e ad avere 220 presenze in nazionale”.
Ma dopo tutte le trasferte che ha fatto, da giocatrice, in giro per l’Italia e per l’Europa non è ancora stufa di viaggiare? Ha una famiglia, due figli…
“Beh, vivo a Livorno è relativo, perché sto spessissimo a Milano, per esempio, con le convention. Fortunatamente in casa ci organizziamo, malgrado i miei figli abbiano 6 e 7 anni appena, ma mio marito può gestire il suo tempo. Eppoi, sono di Carrara, ho sicuramente la testardaggine della mia gente, come riferimento ho il marmo…”.
In che cosa consiste esattamente l’esibizione a una convention aziendale dell’ex campionessa di pallavolo Maurizia Cacciatori?
“C’è la fase di speech. Con la necessita che l’obiettivo della squadra sia necessariamente condiviso. Per cui parlo delle similitudini fra la squadra sportiva e quella dell’azienda, i principi comuni del concetto di gruppo e di vittoria. Poi c’è la fase di team building, in palestra, dove l’amministratore delegato e l’ultimo arrivato in azienda devono avere la capacità di mettersi velocemente in gioco”.
Esattamente, che cosa succede, che situazioni crea?
“Schiacciano un pallone difficile, difendono una palla data per persa, rimangono in campo anche senza saper svolgere alla perfezione il proprio ruolo. Li metto nelle diverse condizioni di responsabilità che si presentano in una partita, per trasmettergli il significato dei vari ruoli. E gli chiedo di buttarla giù, la palla, anche con una “veloce”, ognuno come può, come riesce. Ma rendendosi conto della situazione diversa nella quale si viene a trovare, una situazione che poi si ripresenterà sotto altro forme specifiche, ma in condizioni psicologiche simili, nel lavoro, in azienda. Con l’identico obiettivo della partita di portare a casa il risultato”.
La pallavolo è lo sport di squadra per eccellenza.
“Infatti quello che più mi manca ora che non gioco più è il rapporto con le compagne, quella situazione orizzontale, dove le scelte sono individuali, ma tutti giocano insieme e sono funzionali, perché se tocchi due volte la palla l’arbitro fischia. Da soli non si vince, si perde, e vale in tutti gli sport di squadra, anche per campioni come Cristiano Ronaldo. Bisogna collaborare l’uno con l’altro”.
Tutti i guru hanno le loro espressioni cardine, ci dica un verbo fondamentale del coach Cacciatori.
“Resettare. Ho appena sbagliato, ma non posso e non devo buttarmi giù, perché la mia difficoltà non metta in difficoltà la squadra. Cancello quant’è appena successo e mi concentro sulla prossimo volta, la prossima palla, dove farò meglio”.
Ci dica un altro termine basiliare.
“Resilienza. La capacità di affrontare e superare un trauma o una difficoltà. Gestire la vittoria e la sconfitta è importantissimo”.
Lei ha dovuto gestire la clamorosa esclusione dalla nazionale.
”Non me l’aspettavo. Marco Bonitta mi escluse quando ero al top, fece altre scelte e per me è stata una grande lezione di vita. Perché ero abituata dallo sport che se sei bravo, e quindi utile, giochi. C’è una meritocrazia semplice, evidente. Che invece nella vita può essere mascherata da altre cose, e infatti magari un atleta non riesce poi ad esprimersi al massimo che nel lavoro. Invece quella volta andò così…”.
Invece il momento più bello come giocatrice qual è stato?
“Quando abbiamo staccato il biglietto per l’Olimpiade di Sydney, noi pallavoliste non ci eravamo mai classificate, è stata una svolta”.
Vincenzo Martucci
Tags: A quasi 45 anni, la più grande palleggiatrice azzurra di sempre è una consulente aziendale molto ricercata, Maurizia Cacciatori, Pallavolo, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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