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Pallacanestro

Playoff: il flop di LeBron, l’occasione di Milano

Da Luca Chiabotti 06/03/2019

Eccoci, finalmente, nel momento decisivo della stagione. Quello che deciderà quali squadre e in quali condizioni fisiche e psichiche lotteranno per il titolo nelle mille sfaccettature cestistiche di questo concetto. Ho scelto due “temi caldi”, come si diceva una volta, della volata planetaria verso i playoff.

IL FLOP DI LEBRON

Dopo milioni di record battuti, King James diventerà il più forte giocatore del mondo a non qualificarsi per i playoff Nba? Dopo alcune sconfitte clamorose, l’ultima quella contro Phoenix prima ancora del k.o. di lunedì notte contro i Clippers dove Danilo Gallinari ha dato spettacolo davanti a Zlatan Ibrahimovic, la situazione dei Lakers è compromessa: mancano 18 partite alla fine della stagione losangelina, e la squadra di James dovrebbe vincere almeno 5-6 gare in più dei Clippers o degli Spurs per entrare nelle prime otto. Direi impossibile. LeBron, al quale mancano solo 40 punti per superare Michael Jordan e issarsi al terzo posto dei realizzatori Nba di tutti i tempi, aveva già mancato i playoff da bambino, nel suo anno da rookie a Cleveland, quando però il suo arrivo fece raddoppiare le vittorie dei Cavs da 17 a 35, e in quello successivo, quando i Cavaliers restarono fuori dal post season con 42 vittorie all’attivo. Poi 13 anni senza mancare un colpo, compreso il 2015 quando tornò a Cleveland da Miami portando in dote 20 successi in più rispetto alla stagione precedente. Ed è quello che tutti si aspettavano ai Lakers, che avevano concluso la scorsa stagione a quota 35. Non è andata così: con questo ritmo, Los Angeles farà fatica a confermare il risultato della passata stagione. Ovviamente anche a causa dell’infortunio che ha tenuto in tribuna Il Prescelto per 18 gare (6 vittorie-12 sconfitte). Il che, però,significa che con lui in campo, Los Angeles ha avuto un bilancio positivo, 23-22, che a Ovest comunque non basterebbe per l’ottavo posto. E, altrettanto ovviamente, penso che LeBron c’entri poco in questo risultato mancato, se non per la scarsa qualità del gioco dei Lakers: sta producendo 27 punti, 8 rimbalzi e 8 assist di media a partita. Credo che più ancora dell’infortunio, il problema sia stato che la sua assenza è coincisa con l’esplosione delle voci sul mega scambio che Magic Johnson aveva in mente per arrivare a Anthony Davis: in pratica avrebbe smembrato il cuore di una squadra giovanissima e di talento, Kyle Kuzma, Brandon Ingram, Josh Hart e Lonzo Ball, del quale continuo a non vedere un futuro da giocatore importante nella Nba, per mettere una stella al fianco di LeBron. La trade non s’è fatta e la squadra, intanto, s’è spenta: i Lakers hanno perso 9delle 13 gare dal ritorno di James, compreso il -42 di Indiana, e i k.o. con Atlanta, Memphis e Phoenix, non proprio le prime della classe. Proprio in queste ore, Janie Buss, la proprietaria di riferimento dei Lakers, ha detto che l’offerta della sua squadra riportata dai media per Davis fosse una fake news. Intanto, però, mentre è coach Walton farà fatica d arrivare a fine stagione, continuo a pensare che chi è stato un giocatore mitico, e più grande è stato peggio è, non debba essere per forza un dirigenteilluminato. Magic Johnson dietro alla scrivania non è stato brillante, per usare un eufemismo, come nei suoi trascorsi in campo. Potremmo dire la stessa cosa di Michael Jordan. Se i Lakers non faranno i playoff, potrebbe essere l’unico grande flop della carriera di LeBron James (non certo aver perso delle finali…), oltre che un danno tremendo per la Nba: due macchiesulla coscienza di Magic.

MILANO EUROPEA

Milano riuscirà a qualificarsi ai playoff di Eurolega a cinque anni dall’unico acuto del 2014? Mancano sei giornate alla fine della stagione regolare, l’Armani è sesta con 13 vittorie con alle spalle 5 squadre ancora in piena corsa: Baskonia, Olympiacos e Bayern con 12, Maccabi e Panathinaikos con 11. L’Olimpia ha lo scontro diretto positivo con Panathinaikos e Olympiacos, che ospiterà al Forum di Assago, e col Maccabi, negativo con Baskonia e Bayern. Vero che ha un calendario difficilissimo, dovendo affrontare anche le prime quattro in classifica, ma battere le due greche in casa dovrebbe bastare. Il risultato è alla portata della squadra di Simone Pianigiani, che è stata brava ad approfittare della congiuntura favorevole del calendario: ha vinto 5 partite di fila contro squadre che la seguono e quattro già fuori dalla lotta playoff (che detto così sembra scontato, ma è invece la base su cui costruire una stagione vincente che è sempre mancata a Milano negli anni passati). Finalmente l’Armani èriuscita a costruirsi un trampolino adeguato per prendere lo slancio verso i playoff e dopo aver digerito i cambiamenti in corsa che l’hanno ancor più potenziata lontana da canestro (con Mike James mvp di feddraio della lega) per sopperire all’assenza di Gudaitis. L’unico errore dell’Olimpia, a questo punto, sarebbe non sentire l’urgenza di un risultato interazionale finalmente all’altezza degli sforzi della proprietà. O peggio, far finta come negli anni passati che l’Europa non sia alla portata e il vero obbiettivo sia confermarsi campione d’Italia, un orticello troppo piccolo per le ambizioni di Armani. La situazione in Italia è sotto controllo fino a maggio, è venuto il momento di puntare tutto sull’Eurolega. Mancare i playoff non sarebbe una tragedia ma, semplicemente, mostrerebbe l’assenza di miglioramenti di un club che ha investito tantissimo. Che, forse, è anche peggio. Post scriptum: l’addio di Dairis Bertans verso la Nba dà un po’ la misura delle potenzialità ancora inespresse dell’Armani. Il lettone, che è andato a New Orleans, in Eurolega ha giocato 16’ a partita producendo 6.4 punti a partita: non proprio un ruolo da stella. Eppure lo ha voluto la Nba. A quale altra squadra è successo?

Tags: lakers, LeBron, nba

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Nota sull’autore: Luca Chiabotti

(La Firma) Inviato a 6 Olimpiadi, 7 mondiali e 15 europei basket, oltre 200 partite dello sport che è il suo grande amore ed ha caratterizzato la sua carriera, 35 final four, finali italiano del 1978. Esperto anche di sport americani, dal football al baseball.

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