Talento precocissimo, ha esordito in Serie A a 17 anni, ora che ne ha compiuti 26, Awudu Abass ricopre un ruolo importante nel (suo nuovo) club, il Basket Brescia Leonessa, come in Nazionale. Tra i Draft della Nba nel 2015, l’ala piccola originaria di Como ha partecipato alla prestigiosa Summer League con Oklahoma City Thunder la scorsa estate, ma per adesso pensa soltanto al campionato e ai Mondiali in Cina (dal 31 agosto). Senza mai dimenticare i genitori: “Mi hanno aiutato in ogni momento e a loro devo tutto, per questo cerco di ripagarli in ogni modo” dice.
Per esempio?
“Con il lavoro duro: i risultati non arrivano se non ti impegni a fondo. Qualche frutto l’ho già raccolto: la fascia di capitano a Cantù, l’Eurolega, l’esperienza dell’anno scorso negli Stati Uniti, nell’Italbasket. Poi, appena diventato professionista, ho comprato un’auto a mia madre e ho contribuito a sistemare casa”.
Un insegnamento che hai ricevuto in famiglia?
“Me ne vengono in mente subito tre: rispettare le persone, anche chi ti ha fatto del male, dire sempre la verità e avere fede. Sono musulmano, il mio nome significa ‘Angelo venuto dal cielo’, prego cinque volte al giorno. Salto il Ramadan perché d’estate l’attività continua con la Nazionale e non posso digiunare; allora compenso con un mese di carità, dando un aiuto economico a chi ha bisogno. Ho iniziato a praticare il Ramadan a 15 anni e mi ha insegnato una lezione di vita: quanto si soffra senza cibo e senza acqua. Dopo ore senza mangiare e bere, un semplice frutto è una benedizione”.
Sei nato in Italia, ma sei di origini ghanesi, da parte di papà, e nigeriane, quelle di mamma: che legame hai con le tue radici?
“Forte: lo dimostra il fatto che parli il dialetto hausa, utilizzato nei Paesi dei miei genitori, oltre che in Benin, Togo, Camerun e altri ancora. Purtroppo non vado in Africa da parecchio: sento la mancanza della mia terra e spero di tornarci presto”.
La tua opinione sui porti chiusi ai migranti?
“Non sono d’accordo. Nessuno lascia la propria casa con il sorriso; se accade, è per una ragione crudele, la guerra su tutte. In più, è una questione di evoluzione naturale, non di rivoluzione: le persone attraversano il globo da sempre, in meno di 20 anni l’Italia sarà un mix di razze e culture, come la Gran Bretagna e la Francia. La diversità arricchisce e l’integrazione migliora la comunità: certo, capita che dall’estero arrivino dei delinquenti, ma non sono i primi, purtroppo, quelli si trovano ovunque. Perché dovremmo condannare tanti per le colpe di pochi?”.
Nato in Italia, hai ottenuto la cittadinanza a 18 anni: che effetto ti fa indossare la maglia azzurra?
“Meraviglioso: quando parto per il ritiro sono stragasato, super emozionato, troppo felice! È un onore e un orgoglio rappresentare l’intero movimento, dai giocatori alle società a qualsiasi livello. Quando ci siamo qualificati ai Mondiali a fine febbraio è stata una gioia immensa: la Nazionale si merita di tornare a confrontarsi con le migliori, l’ultima volta è successo nel 2006, un’eternità!”.
*Credito foto: Basket Brescia Leonessa