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Sport

Osservatorio / Lettera dal deserto: “Non sparate su Doha”

Da Luciano Barra 01/10/2019

Il risvolto opaco della medaglia (o delle medaglie). Pareri diversi a confronto, ma anche una motivata analisi fuori dal coro sul pro e sul contro di certe scelte. Con qualche (intelligente) proposta per l’avvenire.

Se c’è uno che avrebbe tutti i titoli per “sparare” sui Campionati del Mondo a Doha, quello sono io. Sin dal dicembre del 2014 quando Doha batté Barcellona, eravamo a Montecarlo, nel voto per l’assegnazione, sono stato contro. Forse ero prevenuto per il coinvolgimento del Diack jr con Doha (e tutto quello che ne può conseguire viste le gesta del pargolo) ma anche dal fatto che mia figlia aveva lavorato per la Candidatura Catalana. Negli anni successivi grazie al mio ruolo di “influencer” (non certo come la Ferragni) avevo più volte spinto affinché la IAAF trovasse una scusa per rimuovere questo “errore“.

Di motivi e di occasione ce n’erano state tante, ma in quel periodo la IAAF viaggiava in acque tempestose e politicamente non era facile prendere una decisione del genere. (nella foto iaaf.org lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, Emiro del Qatar).

Poi, per noi conservatori europei, l’accoppiata Doha (in date dove già impazza il calcio) ed Eugene 2021 (con 9 ore di ritardo) sarebbe stato un disastro. Ho letto di tutto in questi giorni, soprattutto sul clima, sul poco pubblico e sull’orario delle gare. Potrei aggiungere molte altre cose: i trasporti, per cui il primo giorno sembrava di essere ad Atlanta 1996, o la mancanza di start list, con l’uscita solo al terzo giorno di un programma gare elegantissimo e quasi ben fatto, con l’embargo televisivo dei Mondiali in Qatar causa la situazione politica, e permettetemi anche, l’impossibilità di bere una birra o un bicchiere di vino e quanto altro, con la garanzia da parte degli organizzatori che domenica 6 Ottobre tutto funzionerà alla perfezione.

Universalità? – Avendo premesso tutto ciò, ora voglio difendere questi Campionati. Primo perché se l’atletica è uno sport universale e si vanta di avere presenti 209 paesi, deve accettare che si gareggi anche qui. Chi ha un dubbio che Berlino o Londra sarebbero state meglio, possibilmente nelle date tradizionali? Certo, ma possiamo pensare di confinare queste gare solo nella vecchia Europa? Tanto vecchia che con molte probabilità – on termini di risultati – questi saranno i peggiori campionati per il Vecchio Continente.

E se allora ci esaltiamo nel vedere il Bahrain (e l’India), buttar fuori l’Italia dalla finale della staffetta mista (con biglietto sicuro per Tokyo), e poi vincere la medaglia di bronzo, o un poco noto tracagnotto triplista del Burkina Faso saltare la terza prestazione mondiale dell’anno e vincere il bronzo relegando al quarto posto uno dei grandi favoriti, allora non è giusto che i Mondiali si facciano anche qui?

Clima? – Le gare all’interno dello Stadio hanno goduto – e stanno godendo – grazie ad un sistema di condizionamento che farebbe scandalizzare Greta Thunberg (sperando che non abbia notato le bottiglie di plastica buttate sui percorsi di marcia e maratona, …) di un clima perfetto, con 24/25 gradi e una umidità intorno al 60%. Molto meglio di Atene 1997, Siviglia 1999, Pechino 2008 e altre ancora. D’altronde i risultati tecnici non mi pare che ne abbiano sofferto, anzi. Di sera un giacchettino era più che necessario!

Certo, per le gare sulla strada (marcia e maratona) la musica era diversa, non tanto per la temperatura pari a quella di alcune delle edizioni citate, ma per l’umidità. La IAAF aveva pensato di muovere le gare su strada altrove, ma nella stessa data si correva il pericolo opposto (ad Oslo è attesa neve in questi giorni) e farli prima avrebbe creato forte opposizioni “mediatiche”. Abbiamo visto scene epiche, d’altronde, come ai Giochi di Rio. E comunque i migliori hanno vinto.

Pubblico nello stadio? – Finora modesto, è vero. Ma ci si poteva attendere molto di più in un paese di circa 2 milioni di abitanti di cui non più di 500mila Qatarioti, essendo tutti gli altri lavoratori di stati viciniori? Fate le dovute proporzioni e domandatevi se l’anno prossimo, al Golden Gala di Milano, avremo più di diecimila spettatori, e parliamo di una sola giornata di gare.

Orari? – Non mi intrattengo sull’orario di gare che meriterebbe un trattato a parte. Dico solo che non trovo giusto, per gli atleti, che ad ogni Campionato o Giochi si cambi il “pattern” delle gare di corsa. Ritengo che dovrebbe rimanere lo stesso per una decina di anni (come dire per quattro Campionati Mondiali e due Giochi Olimpici) e poi eventualmente rivisto. Qui con l’impossibilità di svolgere le sessioni mattutine le cose si sono complicate.

In conclusione, con cristiana tolleranza e da romano, accetto anche queste sofferenze, le capisco e le prossime volte (Eugene ’21 e Budapest ‘23) rimarrò a casa a vedere le gare in TV (mamma RAI permettendo), perché di sicuro a casa propria si sta meglio e in TV le cose si vedono molto meglio.

Con tutto ciò, buon proseguimento.

 

*articolo ripreso da

www.sportolimpico.it

Pubblicato Lunedì 30 Settembre 2019

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Nota sull’autore: Luciano Barra

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