Bloooog!
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Il degrado del tifo presuppone una civiltà del tifo che si slabbra, si rovina, si deturpa e si inquina con comportamenti variamente incivili: dal razzismo alla prepotenza, alla violenza tout court. Ecco io il degrado non lo vedo, vedo piuttosto una costante degli eventi, dei comportamenti, delle cronache. Non c’è una discesa, c’è una lunga strada in piano che viene da lontano, nello spazio e nel tempo. L’anomalia della violenza e del sopruso è un’eccezione, è vero, ma talmente ampia quasi da non farla essere più eccezione. Ma normalità.
L’aspetto inquietante è che ormai faccio fatica a scandalizzarmi, temo di aver già visto tutto, di peggio e da molti decenni. Gli episodi di inciviltà fanno parte dei tabellini con le formazioni, i gol e i calci d’angolo. Ci si abitua, lo so, purtroppo. Ho sentito fare grandi dibattiti sull’assenza di tifo dalla curva del Napoli durante Napoli-Milan. E metterla più o meno in correlazione con la batosta presa dal Napoli. Io credo che il folclore faccia parte dello spettacolo e della bellezza del calcio, ma non credo che ci sia un nesso diretto con vittorie e sconfitte. Questo ovviamente contrasta con tutta la retorica del tifo “sano e civile”, tuttalpiù interpretato con un partitismo sportivo.
Mi dà fastidio ovviamente e trovo inaccettabile che gli ultras dettino legge e pretendano che tutti i tifosi voltino le spalle alla partita, per protesta contro la politica del caroprezzi, del divieto di ingresso di striscioni, tamburi e materiale vario e del rifiuto di rapporti con i tifosi del presidente De Laurentiis. Ma non farei fatica, in questo caso, a stare dalla parte di De Laurentiis, che giudico bravo e pragmatico, anche se presuntuoso e non proprio simpaticissimo. Uno con cui non è facile dialogare. Anzi, non ci dialoghi e basta.
Ma anche quello del film degli ultras che spadroneggiano allo stadio è qualcosa già visto e non molto tempo fa, quando gli ultras dell’Inter pretesero che i tifosi lasciassero San Siro a causa dell’omicidio di uno dei loro capi. Una storia di criminalità comune connessa col calcio e col tifo appunto.
Per non dire del coro zingaro con cui i tifosi della Roma hanno accolto Stankovic. E dell’eloquente gesto di Mourinho, a dire: tranquillo ci penso io, li fermo io. La “maglia Hitlerson” è così sorprendente in curve dove si inneggia ai forni, al razzismo e all’antisemitismo? Che differenza c’è con una figurina stile Panini con l’effigie di Anna Frank? E da quant’è, che di tutto questo, parliamo?
E’ molto indicativo anche che ci scandalizzi il fatto che si possano proibire le trasferte dei tifosi. A non ripetere un caso Eintracht, con tanto di scorribanda e scontri con polizia e tifosi avversari, dell’ultimo turno di Champions a Napoli. O evitare anche che i tifosi del Feyenoord vandalizzino il centro di Roma, e riempiano di nuovo la fontana della Barcaccia del Bernini in Piazza di Spagna con ogni forma di immondizia. Come fecero già anni fa. Ho sentito parlare con un calore, impegno civile e convinzione del “diritto” dei tifosi a viaggiare per l’Europa, del dovere di saper organizzare correttamente gli eventi sportivi. Il diritto di tifo equiparato ai diritti civili (libertà di movimento, espressione, religione, politici, umani etc): non posso impedire la vendita dei biglietti ai tifosi avversari, perché è un loro diritto. E l’Uefa non gradirebbe. In un mondo che se ne fotte dell’Onu… Cioè prima di istituzionalizzare, codificare e proteggere un “diritto del tifoso” eviterei di scadere nell’assurdo.
E comunque tutto questo è peggio dello scontro tra ultras della Roma e del Napoli sull’Autosole pochi mesi fa? Non troviamo tutto questo abbastanza “normale” e “inevitabile” visto che il peggio precedente lo abbiamo già assorbito e metabolizzato?
Ecco, ogni volta che parliamo di questo facciamo delle liste di fatti vecchi di mesi, più o meno recenti. Andare troppo indietro è impossibile. E così facendo ci rendiamo conto di essere bravissimi a ricordare, elencare, indignarci e anche condannare. Lasciando però sempre tutto più o meno così com’è.
È evidente che il calcio stesso, come fenomeno di massa dei nostri giorni questo genera: la sua bellezza e il suo stesso abisso. E il problema è che ci è impossibile scinderlo, tenersi il bello per gettar via l’orrendo.
Articolo e foto ripresi da www.bloooog.it