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Tennis

Più geniale, più guerriero e più amato di Federer e Djokovic

Da Vincenzo Martucci 02/02/2022

L’Extraterrestre del tennis meritava un’altra impresa, un altro record, un altro rientro nella storia. Rafa Nadal meritava di lasciare a bocca aperta un altro avversario e insieme a lui tutti quelli che, tennisti o no, sportivi o no, sappiano vivere un’emozione. Perché, al di là della prima rimonta da due set a zero sotto nella finale degli Australian Open, al di là del primato dei 21 urrà Slam, staccando i rivali Federer e Nadal, al di là del recupero dopo l’ennesimo stop per infortunio ad agosto più il Covid subito dopo Natale, al di là delle 5 ore e 24 minuti di battaglia che hanno lasciato a bocca aperta il numero 2 del mondo Daniil Medvedev, questo è il mancino di Maiorca: un formidabile guerriero capace di rovesciare le montagne con la sua leggendaria forza di volontà e resilienza.

Così è stato per i 13 trionfi al Roland Garros coi quali ha inciso il suo nome nella storia, così con i due Wimbledon battendo il dio dell’erba Roger Federer, così con l’oro olimpico e le 5 coppe Davis, così col numero 1 del mondo che ha tenuto per 209 settimane e col quale ha chiuso la stagione 5 volte. Così è con tutto quello che lo riguarda.

UMILTA’

Tutto quello che Rafa ha conquistato, dai 90 titoli di singolare ai 128 milioni di euro di soli premi, è figlio di qualità naturali, colpo d’occhio, piedi dolci e fisico atletico, ma soprattutto dall’attitudine, dal rispetto che ha di sé e degli altri, dal lavoro, dalla insomma e sincera passione che ci mette nel suo sport. Tanto da essere il più amato del tennis, sempre e comunque, e il più rispettato persino dai tifosi più ciechi dei grandi rivali, Federer e Djokovic. La gente gli riconosce un qualità insolita per un campione: l’umiltà.

Che è la sua arma segreta, la leva che gli fa spostare gli ostacoli più incredibili, tanto da potersi rialzare ancora una volta e firmare quest’ultima impresa quando tutti, a cominciare da lui stesso, proprio non pensavano che potesse realizzarsi. L’umiltà l’ha spinto a migliorarsi talmente tanto da trasformarsi in un giocatore completo, partendo dal muscolare che fondava il suo gioco quasi esclusivamente sul formidabile dritto dal top esasperato. Pian pianino, Rafa ha aggiunto sempre qualcosa di nuovo sia come colpi sia come varietà, fino ad assicurarsi la risposta a tutte le domande che gli possono venire in una partita, come s’è visto benissimo nella finale contro Medvedev a Melbourne.

Quando, evidenziando ancora una volta un acume tattico geniale – superiore anche agli altri membri del super clan dei Big 3 -, ha cambiato talmente tanto le carte in tavola da ubriacare anche uno scacchista provetto come il russo. Sfatando l’ultimo tabù, nell’unico torneo dello Slam dove non aveva ancora messo a segno almeno una doppietta, forse perché la superficie cambia troppo fra mattina e sera, forse perché gli avversari arrivano troppe carichi dalla preparazione invernale, forse solo per quel pizzico di fortuna che comunque determina le umane cose.

Perché, dal titolo del 2009, quello che fece piangere in diretta Roger Federer alla premiazione, ha perso la finale 2012 in 5 set contro Djokovic, del 2014 contro Wawrinka, del 2017 ancora in 5 set contro Federer e del 2019 ancora contro Djokovic.

CORRETTEZZA

Non esiste un agonista esemplare come Nadal, nemmeno in altri sport: lo spagnolo è il simbolo del guerriero ideale, che getta nella lotta tutto quello che ha a costo di finire stremato al punto di non riuscire neppure più a presenziare alma premiazione come nella indimenticabile maratona di 5 ore 53 minuti di Melbourne del 2012 o di fermarsi per sei mesi come dopo lo scontro con Djokovic all’ultimo Roland Garros.

Allora, come oggi, dieci anni dopo, come se il tempo non contasse. Mentre conta, eccome, ma lui, il mitico Rafa, lo cancella con il coraggio e il piacere stesso che infonde nella battaglia. Per tutto questo e per la sua estrema umanità – che tanto lo fa apprezzare da sempre soprattutto  dal pubblico dei più giovani -, per come sia sempre pacato nelle reazioni, anche se una spettatrice ubriaca lo ingiuria apertamente e senza motivo dagli spalti, per come sia sempre cavalleresco verso vinti e vincitori, possiamo solo dirgli grazie. Ancora, caro Extraterrestre. Sei unico e indimenticabile. Dopo Melbourne 2022, anche mitologico.

Vincenzo Martucci (testo e foto tratti da supertennis.tv)

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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