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Accadde Oggi

31 luglio 1954, Lacedelli e Compagnoni sul K2

Da Luca Marianantoni 30/07/2018

Alle ore 18 italiane, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni conquistano il K2: 8611 metri, la seconda vetta più alta del mondo dopo l’Everest. A capo della spedizione, la cui notizia arriva in Italia solo 3 giorni dopo, c’è Ardito Desio.

La via seguita per l’ascesa è il temibile “Sperone Abruzzi”; un contribuito fondamentale all’impresa viene anche da Walter Bonatti e da Amir Mahdi che, rischiando di morire per un forzato bivacco notturno a oltre 8000 metri di quota, trasportano a Campagnoni e Lacedelli le bombole d’ossigeno utili alla sopravvivenza e dunque al compimento stesso della missione.

Achille Compagnoni, valtellinese, è nato a Santa Caterina Valfurva il 26 settembre 1914, ma si trasferisce a Breuil alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Guida alpina, eccellente fondista, si è distinto soprattutto come scalatore, raggiungendo la vetta del Cervino per 64 volte tra il ’46 e il ’52, ben 18 (5 in una settimana) nel 1950. Nella scalata al K2 riporta un principio di congelamento alla mano che ne frena l’ulteriore attività in montagna.

Compagnoni è morto ad Aosta il 13 maggio 2009.

Lino Lacedelli è nato a Cortina d’Ampezzo il 4 dicembre 1925. Diviene ben presto uno dei famosi “scoiattoli”. Autore di numerose “prime”, spesso in compagnia di Bibi Ghedina: questi smette presto, ma scala di notte il campanile di Cortina quando arriva la notizia della conquista del K2. Pur essendo un “dolomitico”, Lacedelli si è trovato a suo agio anche sulle Alpi Occidentali. Anche Lacedelli è stato curato al ritorno per un principio di congelamento alla mano. Muore a Cortina il 20 novembre 2009.

Ardito Desio, capospedizione, è nato a Palmanova (Udine), il 18 aprile 1897. Fondatore nel 1927 all’Università di Milano dell’Istituto di Geologia, lo ha diretto fino al 1972, studiando a lungo il sottosuolo della Libia. Ha organizzato e diretto una quindicina di spedizioni scientifiche, progettando poi un laboratorio d’alta quota.

Cavaliere di Gran Croce, è morto a Roma il 12 dicembre 2001.

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Nota sull’autore: Luca Marianantoni

Una vita tra numeri, statistiche, campioni e imprese memorabili. L'amore più grande il tennis con cui ha collezionato la presenza in 53 tornei del Grande Slam a partire del Roland Garros 1989. Ha collaborato a pubblicazioni e libri di tennis.

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