Era il 12 marzo del 2022. A Roma, in occasione della quarta giornata del Trofeo delle 6 Nazioni, veniva assegnata la prima Cuttitta Cup voluta dalla Scozia per onorare l’allenatore della loro mischia, Massimo Cuttitta (69 volte internazionale azzurro e poi coach del pack per la nazionale scozzese per ben sei anni), vittima del Covid, a 54 anni.
Un’idea subito condivisa dalla famiglia e dalla Federazione Italiana Rugby; un momento storico perché da allora anche i test match internazionali tra Scozia e Italia hanno la loro coppa, così come ce l’hanno Scozia e Inghilterra con la Calcutta Cup, Italia e Francia col Trofeo Garibaldi e la Triple Crown contesa tra Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia.
“Quando Massimo è scomparso – furono le parole di Mark Dobson, allora CEO della federazione scozzese – è stato subito evidente quanto rispettato e benvoluto fosse sia in Italia che in Scozia ed altrove, sia come tecnico che come uomo, un grande uomo, altruista e capace di impressionare fortemente coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Volevamo realizzare qualcosa di tangibile per ricordare Massimo e siamo felici di aver creato questa coppa in suo onore”.
Un trofeo che oltre ad onorare un grande giocatore trasformando un evento tragico come la sua prematura scomparsa in una nuova tradizione costituisce allo stesso tempo un riconoscimento prestigioso per tutto il movimento ovale azzurro. “C’è sempre una storia dietro ogni trofeo sportivo – commentò allora il gemello Marcello, compagno di squadra in quella nazionale azzurra che ci regalò l’ingresso al 5 Nazioni che da allora si chiama, appunto, 6 Nazioni – e pensare che tra cento anni, grazie a questa coppa la gente conoscerà la storia di Massimo è qualcosa di incredibile”.
UN TROFEO DA RACCONTARE
La Cuttitta Cup – 4,5 kg di argento lavorato dalle sapienti mani degli artigiani della gioielleria Hamilton & Inches di Edimburgo tra i quali l’italiano Dario Batzella – è un vero inno non solo a “Maus” Cuttitta, ma ad uno degli elementi simbolo del rugby, la mischia, di cui lui fu prima giocatore eccelso e poi stimato allenatore. Otto sono le parti di cui si compone la Coppa, esattamente come otto sono gli uomini del pack; i piloni avversari, l’1 e il 3, raffigurati nei due manici, “legano” tutte le parti. Così come in ogni buon pacchetto di mischia, gli otto componenti del trofeo lavorano all’unisono: il plinto, fatto di noce dell’East Lothian, la targa con inciso “Cuttitta Cup” in caratteri romani, una palla da rugby con i loghi di SRU e FIR (le due federazioni, scozzese e italiana, ndr), un tee dove la palla è appoggiata, le due bandiere che avvolgono il corpo del trofeo, il pilone sinistro come uno dei manici e il pilone destro come l’altro. Infine l’iscrizione, che ne testimonia la realizzazione ad Edimburgo.
“La prima volta che l’ho vista – racconta a Sportsenators Marcello Cuttitta – era ancora scomposta nei pezzi che dovevano poi essere assemblati. Massimo era mancato da un anno quando gli scozzesi chiamarono me e Michele (il terzo fratello Cuttitta, ndr) per farci martellare un punto proprio sulla loro bandiera: volevano che sulla Coppa vi fosse un’impronta dei fratelli di Massimo”.
IN BICI DA EDIMBURGO A ROMA
Quest’anno, quasi a dare un calcio simbolico ad una malattia terribile come la Sclerosi Laterale Amiotrofica, decine di rugbisti e non sono saltati in sella ad Edimburgo per portare a Roma la palla con cui verrà giocata Italia-Scozia. Una pedalata che in dieci giorni sta coprendo 3000 km con l’obiettivo di raccogliere fondi per la My Name’5 Doddie Foundation, voluta da Doddie Weir, 61 ‘caps’ in quella nazionale scozzese che nel 1999 conquistò l’allora Torneo delle 5 Nazioni centrando pure il Grande Slam, prima che la SLA se lo portasse via nel 2022. Questa cavalcata “a tutto gas” – come si legge sul Times che per primo ha riportato la notizia – unisce idealmente due grandi atleti, “Maus” Cuttitta e Doddie Weir. Conclusa l’attività sportiva nel 2004 dopo aver preso parte al tour con i British & Irish Lions, Weir è stato manager e commentatore televisivo fino alla funesta diagnosi nel 2017. SLA, sclerosi laterale amiotrofica, una malattia irreversibile e ancora oggi inguaribile.
Il gruppo, indossati i colori del tartan di Weir, è partito il 28 febbraio dallo stadio di Murrayfield ad Edimburgo e arriverà l’8 marzo a Roma, in Piazza Navona, passando per gli stadi di Dublino, Cardiff, Twickenham e Parigi. Tra di loro l’ex giocatore della Scozia e dei Lions Roger Baird e l’ex presidente della SRU Ian Barr. Altri si aggiungeranno strada facendo ingrossando il gruppo. Tra questi Marcello, il gemello di Mause, 55 presenze e 25 mete in azzurro, e il figlio di Weir, Ben. Anche la Principessa Anna, sorella di Re Carlo d’Inghilterra, e il principe reggente Alberto II di Monaco sono stati entusiasti di partecipare all’evento, la prima come starter nel momento dell’avvio del tour continentale ed il secondo come ideale staffettista accogliendo i partecipanti nella tappa di Montecarlo. “È straordinario vedere – ci dice ancora Marcello – come questa iniziativa stia venendo accolta da tutte le Federazioni che giocano il 6 Nazioni con un entusiasmo, un’accoglienza spontanea e sincera che riflette la grande considerazione che il rugby gode nelle relative nazioni. Ad ogni tappa del tour per i ciclisti viene aperto lo stadio principale: un riconoscimento che non è solo per questi due grandi atleti”.
TAPPE FINALI APERTE A TUTTI
Gli organizzatori sollecitano la presenza per accogliere il gruppo quando arriverà l’8 marzo in Piazza Navona, verso le 17:00, con il pallone della partita; quindi il 9 ad unirsi intorno alle 12.15 circa, un paio d’ore prima del calcio d’inizio della partita, ai migliaia di tifosi scozzesi in Piazza del Popolo per poi marciare tutti insieme con le fasce Doddie verso lo Stadio Olimpico. La Cuttitta Cup è anche questo, non soltanto la consegna di un trofeo a chi si aggiudicherà la posta in palio nella sfida dell’Olimpico tra gli azzurri e la nazionale del cardo.
CHE GEMELLI
I gemelli Massimo e Marcello Cuttitta sono tra gli “uomini straordinari” che a suon di vittorie nei test match contro le squadre del 5 Nazioni (di fatto un Sei Nazioni mascherato) compirono l’impresa di portare l’Italia nel Club dei grandi, estendendo nel 2000 da cinque a sei le nazioni che si contendono oggi il trofeo più importante d’Europa. Uno squadrone composto da diciassette giocatori della perduta Amatori Rugby Milano, dieci di Treviso, quattro di Rovigo e 2 della Roma. Il Sei Nazioni è stato molto avaro di soddisfazioni fino ad oggi, ma Michele Lamaro e compagni, pareggiando in casa della Francia, hanno consentito all’Italia l’ingresso nelle prime dieci squadre del ranking mondiale. “L’Italia sta facendo un’ottima crescita – ci dice sempre Marcello Cuttitta – Sono curioso di vedere la prestazione della Scozia dopo l’incontro con la Francia. Gli scozzesi vengono perché vogliono vincere e ottenere il bonus per andare in Irlanda e giocarsela. Noi scenderemo in campo per confermare la crescita”.
Già, una conferma, per meglio dire una vittoria che significherebbe portare a casa la Cuttitta Cup.