Il salto in alto non è semplicemente una passione per Aurora Vicini, ma un pezzo importante della propria vita. La voglia di andare sempre più in alto, provando a spingersi là dove si tocca il cielo con un dito, ha portato il talento del CUS Parma a conquistare un titolo italiano assoluto indoor a soli diciotto anni. L’aver toccato quota 1,92 metri le ha permesso di ritoccare il record italiano appartenente ad Alessia Trost, ma la 19enne di Noceto non vuole fermarsi qui e, dopo intrapreso la carriera universitaria, vuol cercare di arrivare dove le sue figure di riferimento non sono riuscite: partecipare alla finale dei Giochi Olimpici.
Com’è arrivata la vittoria ai Campionati Italiani Indoor?
È arrivata grazie un percorso nuovo, che mi ha aiutato moltissimo. Rispetto alla tradizionale routine invernale, ho inserito alcune novità, fra le quali un’ora di allenamento in piscina il lunedì mattina, prima di andar a scuola. Insieme ad alcuni compagni abbiamo iniziato a svolgere esercizi di tenuta ed equilibrio, a cui si è aggiunta un’ora di yoga alla settimana utile per migliorare l’elasticità, ma anche la consapevolezza del proprio corpo e la riduzione dello stress.
Come si è sentita quando ha anticipato atlete più grandi come Idea Pieroni?
Penso di aver mentalizzato quanto avessi fatto soltanto il giorno dopo, perché sul momento non sono riuscita a comprenderlo appieno. L’anno prima ero riuscita ad arrivare terza, motivo per cui tornare sul podio sarebbe stato un grandissimo traguardo. Sinceramente l’oro non me lo sarei mai sognato e quando ho visto che Idea continuava a sbagliare, piano piano la speranza di vittoria ha iniziato a crescere. Tuttavia, quando è arrivato il successo, non riuscivo a crederci.
È possibile migliorare il record italiano juniores firmato ad Ancona?
Sarebbe molto bello. Adesso sto vivendo un periodo di novità perché sto cambiando molte cose. Ho iniziato l’università e devo quindi prendere il ritmo. Il mio obiettivo è comunque quello, di tornare ad alti livelli.
Come riesce a gestire l’impegno scolastico con quello agonistico?
Con il liceo mi sono sempre organizzata in qualche modo, approfittando di tutti i tempi morti per studiare, preparandomi anche sull’autobus mentre andavo ad allenamento o comunque sfruttando le varie pause che avevo a disposizione. I professori mi sono sempre venuti incontro. Con l’università il mio corso consente di guardare le registrazioni delle lezioni il giorno successivo, per cui se non sono presente, posso recuperarle. Inoltre, c’è un progetto dedicato agli sportivi che consente di spostare la data degli esami in base al calendario agonistico.

Sara Simeoni sostiene che lei è uno dei migliori talenti dell’atletica italiana. Sente la pressione di un’eredità così pesante?
La pressione si fa sicuramente sentire, l’importante è saperla gestire e non farsi travolgere come qualche volta è capitato. È abbastanza complicato, ma che spero di riuscire a fare presto.
Come si è appassionata al salto in alto?
Quando ho iniziato a far atletica nel 2018, avevo già l’idea di fare il salto in alto perché, quando guardavo le gare alla tv oppure lo provavo a scuola, mi piaceva moltissimo. Come gesto è uno dei più belli da vedere insieme al salto con l’asta; tuttavia, nei primi mesi mi sono indirizzata verso il salto in lungo. Poi quando hanno capito che potevo far bene anche nell’alto, allora abbiamo puntato maggiormente su quello. Ho provato a portare avanti entrambe le discipline, ma ora sono proiettata principalmente sull’alto.
Cosa pensa in quegli istanti in cui transita sopra l’asticella?
È molto strano perché in quel momento sono così concentrata su tutti i dettagli che non realizzo cosa stia accadendo. Nel mentre tengo gli occhi chiusi e mi immagino mentre la sorpasso. Provo a sentire se con qualche parte del corpo la sto toccando, pregando sempre che non accada.
C’è un atleta a cui si ispira?
Da quando ero piccola le mie Muse ispiratrici sono sempre state Idea Pieroni insieme a Elena Vallortigara.
Quanto l’ha aiutata una figura come Renato Conte?
Il mio allenatore è stato come un secondo padre e gli devo tutto. È sempre stata una grandissima spalla e, senza di lui, non sarei mai arrivata fin dove sono arrivata oggi. Abbiamo condiviso tante esperienze e condividiamo molti punti di vista su atletica e sport. Mi ha sempre tirata su anche quando non ero in forma e mi ha sempre permesso di allenarmi anche quando le situazioni erano complicate, aiutandomi anche con la scuola.

I Mondiali Juniores non sono andati come previsto. Cosa le ha impedito di superare quota 1,80 metri?
È stata un po’ una mazzata quella gara. Fino al giorno precedente mi sentivo bene e i salti mi venivano benissimo. Ero in forma visto che mi ero preparata tutto l’anno per quella gara. Quando sono poi scesa in pedana mi sono concentrata troppo sul dover far bene invece di divertirmi.
Quali sono gli obiettivi in vista della prossima stagione?
Spero innanzitutto di arrivare ben preparata dopo tutti i cambiamenti in programma, sia fisicamente che mentalmente. Voglio dare il massimo e tornare sulle misure dello scorso anno.
Si vede all’Olimpiade di Los Angeles 2028?
Speriamo di sì perché sarebbe un bel sogno nel cassetto da realizzare. Dopotutto il mio più grande obiettivo è quello.