(Immagine di copertina © Getty)
Quel record di 86 vittorie in Coppa del Mondo stabilito fra gli anni Settanta / Ottanta dallo svedese Ingmar Stenmark pareva inattaccabile. Ci aveva provato qualche stagione fa Lindsey Vonn, ma la statunitense, dopo aver raggiunto quota 82, si era dovuta arrendere ad un fisico ormai a pezzi.
Pareva inattaccabile perché negli anni la sempre maggior specializzazione degli atleti e quindi un numero minore di gare disputate pareva precludere questo obiettivo. Stenmark è rimasto in cima a questo podio virtuale per 34 anni. Un’eternità.
Ma solo le medaglie rimangono, il destino ineluttabile dei primati è quello di essere superati. La storia dello sci ha conosciuto Michaela Shiffrin molto presto e subito ha capito che questa ragazza figlia del Colorado poteva scrivere la rivoluzione. A tredici anni Michaela vinceva slalom e gigante al Trofeo Topolino. A 14 anni (16 febbraio 2010) esordiva in una gara Fis negli Stati Uniti, a 15 in Coppa del Mondo e dopo pochi mesi ad Are, in Svezia, vinceva la sua prima gara nel circuito iridato. Era solo il primo mattone di una nuova era per lo sci alpino.
Non aveva esperienza, ma sprazzi delle sue gare già dicevano che era un fenomeno. La Shiffrin in 11 stagioni sul palcoscenico maggiore è stata capace di vincere in tutte le specialità, dalla discesa allo slalom ed è l’unica nell’attuale panorama degli atleti. Il suo palmares è impressionante: in queste 11 stagioni di Coppa, grazie alle 87 vittorie (a cui si aggiungono 25 secondi posti e 24 terzi) ha conquistato 5 coppe generali, 7 di slalom, 2 di gigante ed una di superG. Il tutto corredato da 2 titoli olimpici e 7 mondiali.
E questi numeri al giorno d’oggi avrebbero potuto già essere superiori se la statunitense nel 2020, in piena pandemia Covid, per la tragica scomparsa del padre caduto dal tetto non fosse stata costretta a lasciare il Circo Rosa per rientrare precipitosamente a casa, lasciando campo libero alla nostra Federica Brignone alla conquista della Coppa del Mondo assoluta. Per Michaela fu un shock. Sospese gli allenamenti, li riprese tardi permettendo alla Vhlova di conquistare la Coppa del Mondo 2022. Ma appena il dolore si è assopito ha ripreso a dominare lasciando alle altre solo briciole.
Lo sci è una disciplina relativa, non fa riferimento a valori assoluti come tempi e misure, ma agli avversari e qualcuno ha sussurrato che tante vittorie sono state facilitate dallo scarso valore delle avversarie. Ma quando ne batti tre generazioni anche queste considerazioni cadono. Le sue contendenti negli ultimi anno sono la ceca Vhlova e la svizzera Gut, ma nessuna delle due è in grado di fare punti pesanti in tutte le specialità. La Vhlova è competitiva nelle prove tecniche, la Gut va forte in gigante, superG e discesa, ma rinuncia allo slalom.
La Shiffrin invece le affronta tutte e ogni volta che si affaccia al cancelletto di partenza mette paura. Sa essere veloce su ogni tipo di neve, scorrevole e sensibile, sa adattare sempre la sua sciata al tipo di fondo che si trova sotto gli sci. Ma da dove nasce questa dittatura? Semplicemente Michaela è l’essenza dello sci. Piedi sensibilissimi una buona struttura fisica, tecnica sopraffina, ma è soprattutto la testa che fa la differenza. Aiutata dalla mamma che la segue ovunque, è la migliore manager e allenatrice di se stessa. Praticamente ha da sempre un team personale e, quando si affaccia un problema tecnico non esita un attimo e licenziare il preparatore che la sta allenando. Lo ha già fatto due volte, l’ultima pochi giorni prima dei Mondiali di febbraio, quando ha comperato il biglietto di ritorno negli Usa a Mike Day, il tecnico che l’aveva seguita per sette stagioni. Insomma, appena si presenta un problema , non dorme e lo affronta di petto. Anche per queste il suo materiale (sci, scarponi, piastre, setup) è sempre estremamente competitivo. Lo è perché la Shiffrin lo testa benissimo a differenza di molte avversarie che accettano passivamente stagioni intere di gap tecnico.
La testa le detta anche la strategia, quel non voler partecipare a tutte le gare, fatto che ti prosciuga le energie in viaggi estenuanti e ti impedisce di allenarti. Questo fine settimana ha vinto gigante e slalom di Are dopo aver rinunciato otto giorni fa alle prove veloci della norvegese Kvitfjell. Ha capito che il riposo è parte integrante della preparazione e non sono in molte ad averlo compreso. Fisicamente la statunitense è integra, non ha mai subito gravi infortuni anche perché non prende mai il massimo dei rischi e sono pochi nella storia che lo possono dire. Nelle prove tecniche le basta andare all’ottanta per cento per trovarsi davanti a tutte, ha sempre quella riserva che le permette di rimediare agli imprevisti. Ma anche in discesa e superG, quando la velocità non è eccessiva (quella che ama la nostra Goggia) e a far la differenza è la tecnica pura, Michaela è fra le candidate alla vittoria.
Una tecnica talmente raffinata che fra le porte, grazie alla sua compostezza, le permette anche di spendere meno dal punto di vista fisico. Pare che solo lei al momento possa battere se stessa. E’ comunque stupefacente che dopo 11 stagioni di neve e freddo abbia ancora gli stimoli per rimanere al massimo livello. La Shiffrin festeggerà i 28 anni il 13 marzo (lunedì) e per quando detto, se la voglia non scemerà, nella sua caccia alla gloria è forse solo a metà strada…