dal nostro inviato a Doha
La prima delle “umane”, nella galassia dei tuffi dominata dalle imperatrici cinesi, è una ragazza di 19 anni, nata a Londra, che porta la bandiera britannica sul podio ma ha un cuore a metà fra Italia e Francia. Andrea Spendolini Sirieix, un oro e due bronzi ai Mondiali di Doha, mostra già nel doppio cognome il segno di origini che non sono soltanto un riferimento statistico, ma rappresentano un significato profondo per lei. Tanto che, non solo parla perfettamente l’italiano, ma, quando le si ricorda che l’Olimpiade di Parigi 2024 sarà una specie di ritorno a casa, lei aggiunge: “Metà casa, perché l’altra metà è l’Italia”. Sua madre, Alessandra Spendolini, è di Mercatello sul Metauro, paesino (con tutta l’accezione positiva che il diminutivo porta con sé) di 1300 abitanti in provincia di Pesaro-Urbino, nella lingua di territorio che si spinge fra Toscana e Umbria. Suo padre, Fred Sirieix, è di Limoges. Fred e Alessandra lavorano entrambi a Londra, dalla loro relazione nascono Andrea e Lucien, il fratello più piccolo. Quando ha 8 anni, la mamma la spinge a fare tuffi, complice anche una selezione nelle scuole. “Da quel momento – dice Andrea – non ho smesso più”.
E ha fatto bene a non smettere, perché la sua strada è stata una continua scalata a vette che, nella sua specialità, la piattaforma da 10 metri femminile, la Gran Bretagna non ha mai raggiunto nei Mondiali, nessuna medaglia nelle precedenti 20 edizioni sia nell’individuale che nel sincro, e nelle Olimpiadi può vantare solo un bronzo a Stoccolma 1912 (Isabelle White) e un argento ad Anversa 1920 (Beatrice Armstrong), un’altra era, più di cento anni fa.
Andrea ha percorso con successo tutte le tappe, mettendosi in luce dai 14 anni in poi e vincendo sia gare nazionali, sia l’oro individuale dai 10 metri nei Mondiali junior, per arrivare alle competizioni assolute con ori nei Giochi del Commonwealth e negli Europei, fino ai podi Mondiali: bronzo a squadre a Budapest 2022, argento nel sincro a Fukuoka 2023, oro a squadre e due bronzi nell’individuale e nel sincro (con Lois Toulson) a Doha 2024.
Ma un significato particolare per lei, per motivi non solo sportivi, sono stati gli Europei 2022 a Roma. In quelli di Budapest 2020, a soli 16 anni, è argento nel sincro misto e bronzo individuale nella piattaforma. A Roma è oro nell’individuale e nel sincro dalla piattaforma, bronzo a squadre. E tutti gli amici di Mercatello, con la madre emozionatissima in tribuna, a fare il tifo per lei, anche se la sua bandiera di gara non è quella italiana. Il vero amore supera i confini. La gioia per Andrea, comunque, arriva già prima delle gare. “Nei precedenti tre anni – spiega lei -, non ero potuta tornare in Italia a causa del covid. Quando siamo atterrati a Roma ero felicissima perché l’Italia è davvero una casa per me. Ci sono stata la prima volta quando ero piccolissima, mamma mi ha portato a Mercatello, un paese piccolo dove ci conosciamo tutti. E lì ho avuto da sempre bellissimi ricordi”.
Uno davvero speciale è legato alla nonna Maria. Il viso di Andrea si illumina quando parla di lei. “Tranne che nel periodo del covid, torno in Italia tutti gli anni e mia nonna mi prepara cose buonissime da mangiare. Quando sono lontana e penso a quei momenti, sento davvero in bocca il sapore del cibo che lei mi fa mangiare. Lo cucina con tutto il cuore e io le voglio tanto bene”.
Il rapporto con la famiglia per Andrea è qualcosa di veramente “italiano”. Lo mostra subito dopo la premiazione nel singolo ai Mondiali di Doha, in cui ha preso un bronzo che, dietro due fenomeni cinesi, ha lo stesso valore dell’oro. “Devo subito telefonare a mamma e papà, voglio dividere con loro questa gioia”. E’ allo stesso tempo amore e riconoscenza. “Io li amo. La famiglia è tutto per me. Mamma e papà hanno fatto tutto per darmi la possibilità di avere successo nello sport e nella vita, si sono sacrificati, hanno messo da parte anche il lavoro e i loro interessi per aiutarmi. Sono legata a loro profondamente”.
I successi in gara rimarcano il valore di questa ragazza che però si distingue non solo per bravura tecnica, ma anche per simpatia e grande personalità. Pochi mesi fa ha lanciato un messaggio contro il modo di pensare di chi giudica una persona dall’aspetto fisico: “Voglio parlare della lotta con l’immagine che abbiamo del corpo perché anch’io ho lottato con essa, e talvolta tutt’ora lotto con essa”. In particolare, riferendosi agli sportivi: “Parliamo di esseri umani, non parliamo di robot, non parliamo di atleti. Voglio umanizzare questi atleti che sono visti come supereroi, quando in realtà proviamo le stesse emozioni delle “persone normali” tra virgolette”.
Andrea, rispetto a un anno fa, appare più snella, ma questo non è dovuto al desiderio di “apparire più bella”. Perdere peso perché questo serve al tuo fisico per diventare un atleta migliore e vincere una gara è del tutto diverso dal perdere peso perché qualcuno dice di te che “sei brutto”. Andrea Spendolini non solo riporta il discorso a una dimensione umana, ma ci mette qualcosa di ancora più importante. “Io penso che tutte le persone sono belle ed è sbagliato preoccuparsi del giudizio della gente. La cosa più importante è amare tutti”.
E alla fine se un tuffo, un esercizio o qualsiasi altra prova sportiva vengono realizzati più efficacemente alla base c’è sempre un motivo legato alla volontà, al lavoro. Andrea si sta dimostrando più elastica negli avvitamenti, più veloce nelle rotazioni, più sicura in tutto e la sua spiegazione è l’uovo di Colombo: “Allenamento, allenamento e allenamento”.
Nell’ultimo anno ha mostrato anche più stabilità ad alto livello e anche per questo c’è una spiegazione. “L’anno scorso ho avuto gli esami a scuola, c’era tanto stress, non potevo fare tutto. Ma sono andata avanti grazie a Dio, alla famiglia, al coach, tutti mi hanno aiutata a superare i momenti difficili. Adesso sono mentalmente più libera e sono concentrata sui tuffi, sul lavoro da fare”. E i risultati si vedono.
A Doha nell’individuale ha disputato sicuramente la sua migliore gara internazionale. “Per la verità – fa notare Andrea -, il mio miglior punteggio l’ho ottenuto in una gara nazionale con 393,50”. Ma è anche vero che le giurie internazionali sono più severe di quelle nazionali, i 377,10 della finale, che le sono valsi il bronzo, hanno un valore superiore, grazie anche ad alcuni accorgimenti tecnici. “Ho cambiato un po’ la partenza del tuffo “ritornato”, sono molto contenta dei miglioramenti”.
Certo, le due cinesi lì davanti danno l’impressione di essere irraggiungibili, ma se prima alle loro spalle c’era il buio assoluto, adesso, poco alla volta, è comparsa una piccola luce, che si fa via via più grande, fino a diventare i fari di un’auto pronta ad accendere il segnale di sorpasso. Andrea ha avuto per tanti anni una allenatrice cinese, Chen Lin, oro dalla piattaforma ai Mondiali 1986, quindi sa con chi e cosa deve confrontarsi, ma non perde mai l’atteggiamento di chi ha fiducia nelle proprie forze.
“Se Quan Hongchan e Chen Yuxi si comportano come hanno fatto a Doha – dice Andrea – è molto difficile superarle. Ma io non mi sento intimorita nel confronto con loro, anzi, credo che importante sia la giusta ispirazione che proprio loro possono darmi. Io le ammiro, sono così brave e belle nella loro azione. E sono anche mie amiche, quasi come mie sorelle più piccole. Loro mi spingono a diventare migliore. E io ci proverò”. E il suo sorriso nel dirlo è quanto di più sincero si possa vedere.
Si è campioni quando si vince una gara, ma anche quando si dà l’esempio di cosa sia davvero essere sportivi. Andrea Spendolini, al di là del colore delle medaglie, campionessa ha già dimostrato di esserlo nello sport e nella vita.