Sicuramente le restrizioni legate alla pandemia hanno contribuito ad aumentare, nell’ambito dell’età evolutiva, problematiche riferite al benessere psichico che si esprimono soprattutto con elementi di ansia, depressione e stress. Senza dimenticare l’isolamento sociale, la riduzione dell’attività sportiva, il timore per la propria salute e per quella dei propri cari, la diminuzione dell’autostima, le convivenze forzate, prolungate ed ininterrotte all’interno dello stesso “habitat”, una condotta alimentare scorretta, il bombardamento mediatico sul tema del Covid, hanno letteralmente devastato gli equilibri familiari e la mente del singolo individuo.
Ne emerge un quadro drammatico fatto di violenza, depressione, isolamento, malattia fisica e mentale, arretramento culturale ed educativo delle nuove generazioni e disgregazione irreversibile dei rapporti interpersonali.
Studi e ricerche
Studi in tutto il mondo stanno misurando gli effetti della pandemia su bambini e adolescenti., riporto, per completare il discorso sull’ansia e sulla depressione nei bambini e negli adolescenti, indagini, ricerche e rapporti che risultano di estremo interesse.
Una recente Ricerca (Monko et al) ha determinato una serie complessa di fattori (incertezza, isolamento e angoscia dei genitori) che hanno un impatto sulla salute mentale di bambini e adolescenti.
Un’indagine, condotta nel mese di gennaio 2021, attraverso la distribuzione di un questionario alle famiglie, dal “C.S. Mott Children’s Hospital Michigan Medicine”, è giunta a queste significative conclusioni:
- il 46% dei 977 genitori che hanno risposto al questionario, afferma di aver notato nei loro figli, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, l’insorgere di difficoltà a livello psicologico o il peggioramento di disturbi preesistenti. Inoltre hanno rilevato, con maggior frequenza nelle ragazze rispetto ai ragazzi, problemi di ansia (36% vs 19%), depressione (31% vs 18%), disturbi del sonno (24% vs 21%), comportamenti aggressivi (9% vs 8%) e isolamento dalla famiglia (14% vs 13%). Per aiutarli, i genitori hanno provato ad allentare le regole della pandemia, imposte in ambito familiare, per consentire loro di avere qualche contatto in più con gli amici, inoltre hanno cercato di essere più permissivi riguardo l’utilizzo dei media e molte famiglie si sono consultate con gli Insegnanti e si sono rivolte ai servizi di salute mentale.
Uno studio pubblicato agli inizi del mese di marzo 2021 su “Translational Psychiatry” ha evidenziato in Cina, in seguito alla prima ondata epidemica, un aumento della depressione e dell’ansia negli adolescenti:
- l’indagine ha coinvolto ragazzi e ragazze di età compresa tra gli 11 e i 20 anni (escludendo chi aveva disturbi psichiatrici maggiori preesistenti) ed è stata condotta in due momenti distinti: il primo sondaggio ha avuto luogo dal 20 al 27 febbraio 2020 e ha interessato 9.554 persone, il secondo dall’11 al 19 aprile 2020 e ha visto coinvolti 3.886 studenti. Durante l’indagine iniziale, la prevalenza della depressione era del 36,6%, la prevalenza dell’ansia del 19%, tassi che nel corso del secondo sondaggio sono saliti rispettivamente al 57% e al 36,7%. Gli autori hanno spiegato che questi risultati, sono da imputare a diversi fattori:
- i servizi di salute mentale, resi disponibili online in Cina durante la pandemia, non hanno tenuto conto dei bisogni specifici degli adolescenti;
- chi risultava affetto da sintomi depressivi o da disturbi d’ansia durante il primo sondaggio non ha potuto ricevere trattamenti tempestivi ed efficaci a causa dell’inaccessibilità dei servizi di salute mentale in molte aree;
- con la chiusura delle scuole e l’allontanamento sociale, gli adolescenti sono stati privati della relazione con i propri pari, condizione questa che ha provocato l’aumento dell’ansia e della depressione;
- la mancanza di attività fisica all’aperto e l’uso prolungato di Internet e smartphone a casa ha sicuramente inciso.
Gli scienziati hanno osservato che nel corso del secondo sondaggio, l’88,3% degli studenti non era ancora tornato a scuola, anche se la maggior parte dei genitori invece aveva ripreso a lavorare. La mancanza di chiarezza sul ritorno a scuola durante quel semestre e al tempo stesso la mancanza di cure e supervisione da parte dei genitori, hanno contribuito a un ulteriore aumento del rischio di problemi di salute mentale. Inoltre, troppe ore di Dad, spesso associate a un pesante carico di compiti a casa, a sonno insufficiente e a un uso eccessivo del computer, sono fattori che hanno avuto un impatto negativo sul benessere psichico degli adolescenti.
Il rapporto “Unicef Covid-19 and school closures, one year of education disruption” (11 marzo 2020 e 2 febbraio 2021), stando ai dati riportati, ha sottolineato:
- che le scuole sono state chiuse per moltissimo tempo, cioè circa la metà del tempo destinato all’istruzione in classe. L’istruzione in classe:
- è una dimensione fondamentale di vita per i bambini e per gli studenti, non solo per l’apprendimento, ma anche perché consente la socializzazione, il confronto nel gruppo dei pari;
- offre un riferimento di contatti significativi al di fuori del contesto familiare;
- riserva un ambiente dove provare le proprie possibilità, dove esprimere le proprie competenze, dove cominciare a definire la propria identità e la propria progettualità.
Tutto ciò incide fortemente sull’isolamento, sulla solitudine, sulla separazione dalle figure di riferimento, sulla possibilità di vivere esperienze di amicizia o sentimentali e di avere un luogo dove poter esperire un sentimento di collettività, di appartenenza, dove cominciare a trovare le modalità adeguate per corrispondere alle frustrazioni oltre che ai successi. Quindi nel momento in cui la scuola chiude, viene a mancare un aspetto fondamentale per la crescita dei bambini e dei giovani.
L’Istituto Gaslini, in collaborazione con l’Università di Genova, nel 2020 ha svolto un’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia dovuto alla pandemia. Dall’analisi di oltre 3.200 questionari, somministrati tra il 24 marzo e il 3 aprile, è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Nei bambini con meno di 6 anni i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione). Nei bambini e nei giovani di età compresa tra i 6 e i 18 anni, invece, i problemi più frequenti hanno interessato la “componente somatica” (disturbi d’ansia e sensazione di mancanza d’aria) e i disturbi del sonno. In questa fascia di età è stata rilevata una significativa alterazione del ritmo del sonno, con adolescenti che andavano a letto molto più tardi la sera e faticavano a svegliarsi al mattino per seguire le lezioni in Dad da casa; nei più grandi è stata riscontrata una maggiore instabilità emotiva, con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore.
Un altro studio del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara e condotto in Italia tra il 2 e il 7 aprile 2020, su 854 genitori di bambini dai 2 ai 14 anni, ha dimostrato che a determinare maggiori difficoltà a livello psicologico nei bambini più piccoli, con conseguenti problemi emotivi e comportamentali, è la difficoltà con cui i genitori affrontano la situazione di isolamento e il relativo livello di stress che può avere un impatto significativo sul benessere dei più piccoli.
L’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha rilevato dall’inizio della seconda ondata della pandemia, un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso di ragazzi con disturbo psichiatrico, nel 90% giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita. Senza contare i ricoveri per autolesionismo, infatti dal mese di ottobre 2020 sono aumentati gli accessi, specie di ragazze, preadolescenti e adolescenti, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, con autolesionismo suicidario o non suicidario. Tra i giovani, chi ha già una fragilità sul piano psicopatologico, ha risentito in modo importante della pandemia e dei cambiamenti correlati alla stessa e chi già soffriva di un disturbo neuropsichico era ed è evidentemente a maggior rischio.
Una recentissima Review (Loades ME, et al.) ha stabilito che durante la pandemia l’’isolamento sociale e la solitudine aumentano il rischio di depressione e …… i bambini e gli adolescenti hanno maggiori probabilità di diventare ansiosi durante e dopo la fine dell’isolamento forzato.
Durante la diffusione della pandemia in Cina è stato somministrato un Questionario online a 359 bambini e a 3254 adolescenti di età compresa tra 7 e 18 anni. Il questionario, che includeva una scala della depressione, una scala dell’ansia e una scala delle strategie di coping, ha mostrato che il 22,3% dei giovani aveva punteggi indicativi di sintomi depressivi clinici, che è superiore alla prevalenza stimata del 13,2% di depressione giovanile in Cina e anche i livelli dei sintomi di ansia erano più alti dopo la pandemia rispetto a quanto riportato in precedenza. I giovani che avevano un familiare o un amico “ammalato” avevano livelli di ansia più elevati rispetto a quelli che non lo avevano.
In Cina un altro sondaggio online, 8079 studenti delle Scuole Secondarie di 1° e di 2° grado hanno partecipato a una valutazione sui sintomi depressivi e ansiosi durante il periodo epidemico, utilizzando il questionario sulla salute del paziente (PHQ-9) e il questionario sul disturbo d’ansia generalizzato (GAD -7). La prevalenza dei:
- sintomi depressivi era del 43,7%;
- sintomi d’ansia del 37,4%;
- depressione e ansia 31,3%.
I sintomi depressivi e ansiosi erano più alti nelle ragazze e con l’aumento del livello scolastico da junior a senior. Gli studenti senza sintomi depressivi e ansiosi avevano una maggiore conoscenza delle misure preventive e di controllo, rispetto a quegli studenti con sintomi depressivi e ansiosi. Lo studio ha rilevato che l’85,7% dei genitori ha riferito di cambiamenti nelle emozioni e nei comportamenti dei propri figli durante la quarantena. I cambiamenti più frequentemente osservati sono stati:
- difficoltà di concentrazione (76,6%);
- noia (52%);
- irritabilità (39%);
- irrequietezza (38,8%);
- nervosismo (38%);
- solitudine (31,3%);
- disagio (30,4%);
- preoccupazioni (30,1%).
Circa il 75% dei genitori ha riferito di sentirsi stressato per la situazione di quarantena.
In una recente ricerca alcuni studiosi italiani e spagnoli (Mireia Orgiles, Alexandra Morales, Elisa Delvecchio & co., 2020) hanno intervistato un campione di 1143 genitori con figli di età compresa tra i 3 e i 18 anni, per evidenziare quali cambiamenti emotivi e comportamentali si siano riscontrati maggiormente dopo il “lockdown”. Circa l’85% dei genitori, ha notato, in questo periodo, in particolare:
- difficoltà di concentrazione;
- noia;
- irritabilità;
- ansia e preoccupazione;
- senso di solitudine.
Secondo quanto riferito dai genitori, i bambini presentano disturbi del sonno, problemi di addormentamento, risvegli notturni, comportamenti regressivi, perdita di conoscenze e di competenze acquisite prima del “lockdown”, comportamenti aggressivi più frequenti e ….. presenza di paure in precedenza sconosciute, che mostrano la comparsa di segnali di disagio e di malessere, legati al clima di tensione e restrizione attuale. E’ importante chiedersi se queste stesse difficoltà di regolazione emotiva abbiano un carattere di transitorietà oppure siano destinate a persistere.
Se questo è il quadro generale, come ci si deve comportare in questo periodo di isolamento sociale e restrizioni?
Con i bambini
I genitori hanno il compito di aiutare i bambini a comprendere quello che è successo e che sta ancora succedendo, non cadendo nel “va tutto bene”, non c’è niente di cui preoccuparsi, devono infondere coraggio. Il coraggio i bambini lo devono apprendere dai genitori, che devono essere dei modelli per loro, la risorsa migliore e più vicina a cui possono chiedere aiuto. Una comunicazione aperta con loro è la chiave per identificare eventuali problemi fisici e psicologici e per confortarli durante periodi di isolamento prolungato: buone capacità genitoriali diventano indispensabili quando i bambini sono confinati a casa. I genitori devono rispettare l’identità e i bisogni dei loro figli, oltre che aiutarli a sviluppare capacità di autodisciplina. I bambini sono costantemente esposti a notizie legate alla pandemia, quindi parlare più spesso con loro allevia sicuramente la loro ansia, è opportuno migliorare l’interazione con i propri figli, per coinvolgerli nelle attività della famiglia e per aiutarli a essere più autonomi. Con i giusti approcci genitoriali, i legami familiari possono risultarne rafforzati e soddisfatte le esigenze psicologiche del bambino. In questo periodo i genitori devono invogliarli a fare passeggiate, ad andare in bicicletta, ad uscire all’aria aperta, a giocare in cortile o in spazi aperti, a praticare attività sportive individuali non di contatto, sicuramente tenendo ben presenti il distanziamento e la sicurezza.
Con gli adolescenti
L’adulto in generale, che sia un Genitore, un Insegnante, un Istruttore, un Allenatore o un Educatore, deve essere un punto di riferimento per i giovani in questo particolare periodo di pandemia. In età adolescenziale diventa fondamentale per i genitori ascoltare i propri figli e prestarsi alla comunicazione per cercare di comprendere quali siano le difficoltà che loro stanno vivendo, oltre che testimoniare quali possono essere le modalità migliori per rispondere a una situazione di stress, di isolamento e di solitudine.
E’ importante suggerire loro delle strategie di adattamento, di risposta adeguata con alternative valide, sfiatare le tensioni piuttosto che sostenerle, dare importanza a quello che stanno vivendo.
Può essere utile fare delle attività insieme ed evitare che stiano troppo da soli, perché in solitudine gestire le angosce e le preoccupazioni, che sono proprie di questo periodo, può risultare più difficile.
E’ indispensabile spronarli ad uscire di casa, a camminare, ad andare in bicicletta, a praticare attività motoria, a praticare attività sportive individuali e di squadra, ….. in sicurezza e con il distanziamento
E può essere utile agire sulla quotidianità, dare un ritmo alla giornata, ritagliarsi dei momenti da dedicare ad attività piacevoli. E’ importante farli esprimere, ascoltarli ed evitare che la negatività prenda il sopravvento, focalizzandosi di più su ciò che si può fare …… piuttosto che su quello che mancare.