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Sport

I problemi col cibo e i chili di troppo di Katelyn Ohashi, la ginnasta da 10

Da Vincenzo Martucci 14/02/2019

21 anni, ora è capace di accettarsi allo specchio. Ma la storia di una delle ginnaste più promettenti al mondo è fatta di sacrifici, mortificazioni e contraccolpi psicologici.

Dieci. Un altro dieci di giudici, dopo quello di tre settimane fa. Sempre nelle gare dell’università Usa, scatenando ancora gioia e felicità nell’universo web, dov’è ormai una reginetta, e i suoi video si moltiplicano su tutti gli apparati social del nostro oggi multimediale. Katelyn Ohashi si sta prendendo la rivincita, con gli interessi, dal destino che l’ha sgambettata più volte quand’era una grande promessa per le Olimpiadi e batteva la futura star mondiale, Simone Biles.

Stoppata da infortuni e crisi di identità, aveva sbattuto clamorosamente la porta in faccia alla enorme e troppo precoce pressione di anni e anni di esercizi e sacrifici, abbandonando la lotta, i sogni, la passerella. Per ritrovarsi poi, più tardi, a 21 anni, ormai donna, capace di accettarsi davanti allo specchio. Brava è brava, oggi come ieri, Katelyn dai capelli ricci.

Il suo esercizio al corpo libero è davvero difficile, pieno di esplosioni che partono da quelle incredibili, fortissime, gambe a molla. Quelle che, un tempo, non voleva vedere, perché la facevano sentire brutta e inadatta a mostrarsi in pubblico. Come sospirava nel blog-confessionale, Behind the madless, Dietro la follia. Che è il diario-confessione di una rinascita.

“Molti bambini a 12 anni forse giocano ai video games o si svagano. Io mi allenavo 36 ore la settimana, immortalata su poster e giornali come simbolo della nazionale Usa… Ho vissuto le osservazioni crudeli e indesiderate sul mio corpo di quasi tutti: allenatori, tifosi, seguaci di ginnastica, staff della nazionale, mia madre e persino me stessa…. Mi dicevano che sembrava volessi inghiottire un elefante o un maiale… Mi hanno paragonata a un uccello troppo grasso per sollevarsi da terra…. Mi è stato proposto un contratto che mi proibiva di allenarmi se non avessi prima perso peso… Continuo a ricevere commenti su Instagram e Youtube e, sfortunatamente, tutte queste osservazioni fanno emergere in me ricordi oscuri di quando non ero sicura del mio corpo, e la mia autostima si deteriorava ogni volta che ascoltavo e credevo a queste dure critiche”.

Pressata dagli allenatori che la volevano più magra, dai familiari salutisti e dal fratello “che poteva mangiare qualsiasi cosa senza ingrassare”, continuamente in bilico fra eccessi di fame notturni e bulimia, terrorizzata dalla bilancia, disgustata dall’idea stessa del cibo, condannata a una dieta perenne di verdure ed humus, “stanca di correre ed allenarmi ogni volta che sembrava fossi un po’ più pesante”, Katelyn s’è ritrovata sempre più sola, chiusa in se stessa:

“Piango, dormo la maggior parte del tempo, non ho nessuno con cui parlare, ho imparato che scrivere è la mia unica via di fuga. Le parole possono avere un impatto superiore di quanto crediamo”.

Il percorso psicologico della meravigliosa ragazza per arrivare ai 10 nella ginnastica è stato lungo e tortuoso. Fino a capire che la chiave vera del suo sport, pur così duro e legato alla ripetitività dell’esercizio, è fondamentalmente “nella gioia, che anche nell’èlite deve continuare a crescere”. Crescendo lei, Katelyn ha imparato a gestire il rapporto con l’autorità, con gli allenatori: “Al primo anno di college, è apparso terribilmente chiaro a tutti come non volessi essere di nuovo forte perché quando era successo, da ragazza, ero stata infelice. Poi ho capito che il successo non equivale automaticamente ad infelicità, ma è influenzato dall’ambiente, dalle situazioni, da come tu stesso vivi le cose, da quanto sei forte dentro”.

La Ohashi è guarita dalle sue paure, quand’ha imparato a parlarne: “La causa principale della mia rabbia è che ero rimasta senza voce, e avevo permesso alla gente di prendere in consegna per troppo tempo la mia vita. E quando cercavano di gestire il mio corpo, reagivo ribellandomi, facendo il contrario”. Aprendo una ribalta sulla quale altre adolescenti possano discutere i propri problemi di aspetto, di vita, di relazioni. Con un messaggio-guida chiarissimo:

“Non dimenticare di amarti. Perché essere accettati ed amati dagli atri non è garantito. E non è mai tardi per cominciare”.

Brava Katelyn, ti meritio un altro 10. Con lode.

 

*articolo ripreso da agi.it

Tags: #KatelynOhashi

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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