E finalmente il Brasile, nel calcio, si converte alla tattica e abbandona le folli stagioni dello spettacolo per lo spettacolo, la voglia di creare bellezza senza pensare al risultato, le gestioni sventate della partita che hanno portato alle più grandi delusioni! La svolta epocale è sancita dall’incarico a Carlo Ancelotti come c.t. della Nazionale verde-oro. La stampa italiana, compatta, esalta questa decisione e, per sovrammercato, si diverte anche a ricordare uno dei momenti più tristi per i brasiliani, la sconfitta con l’Italia nel Mondiale 1982 in Spagna, non senza un ghigno di derisione: al Brasile bastava il pari per andare in semifinale, ma “volle vincere, si sbilanciò in attacco e fu punito dagli azzurri”, come riportarono le cronache dell’epoca e come si continua a celebrare da allora e per sempre. Con Ancelotti, dice la stampa “specializzata ed esperta”, i brasiliani accettano di affidarsi alla tattica, non più alla tecnica e alla fantasia esagerate.
E per darsi forza vanno a scomodare uno dei protagonisti di quella partita, addirittura il più famoso di quella squadra brasiliana, Zico, per ricordare cosa lui disse qualche anno dopo.
Per comodità, vado a riprendere la versione originale e testuale. Zico, a proposito di quel 3-2, disse: “Se avessimo vinto quella partita, il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Invece abbiamo cominciato a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico. Quella sconfitta del Brasile non è stata un bene per il mondo del calcio”.
E questo, detto da un campione come Zico, dovrebbe tagliare la testa al toro, ma anche a un elefante, ma anche a King Kong e Godzilla messi assieme. Chi siamo noi per contraddirlo?
Ma, umilmente, visto che quella partita l’abbiamo vista e la ricordiamo bene, ci viene da chiedere: ma siete proprio sicuri che è andata davvero così? Beh, qui il discorso si fa più serio e c’è bisogno di affidarsi ai fatti veri, non ai ricordi nebulosi, alle convinzioni che fanno più comodo, insomma, alle favole. Perché di favole stiamo parlando, inventate da qualche giornalista all’epoca e prese come Bibbia dai colleghi contemporanei e poi da tutti gli altri. La verità è diversa, anzi, è esattamente il contrario.
La vera storia l’abbiamo già raccontata in questo articolo (https://www.sportsenators.it/13/07/2018/italia-brasile-3-2-la-favola-vera-affrontato-viso-aperto-brasile-lha-battuto/) che ognuno può leggere per avere il quadro completo di cosa veramente accadde, del tutto diverso da quello che viene raccontato.
I punti essenziali, però, è meglio ricordarli, cominciando da quello che scrisse Gianni Brera, da tutti venerato come un maestro. Ecco il testo: “Ha segnato Falcao da fuori e sul 2-2 i brasiliani hanno insistito all’attacco scoprendosi fatalmente in difesa: quegli stupidi gallinacci hanno tirato al chicchirichì e gli è uscito un coccodè tragicomico. Nessun’altra squadra al mondo avrebbe voluto correre altri rischi dopo avere agguantato per la seconda volta il pareggio, che le bastava. I brasiliani si sono infilzati da soli”.
Appare chiaro che tutti i giornalisti che hanno poi commentato questa partita si sono incamminati nel solco di questa “direttiva”, per cui la verità ufficiale è che il Brasile si è suicidato per la smania di vincere quando non ne aveva bisogno.
Per farla breve, visto che il link riporta tutta la vera storia, facciamo notare queste poche cose:
Il gol del 3-2 dell’Italia non arriva su azione di contropiede, ma… su calcio d’angolo.
Il calcio d’angolo non è provocato da un’azione di contropiede, ma su un cross di Antognoni in area, dove ci sono ben 5 brasiliani e solo 2 azzurri, con altri due brasiliani che cercano di contrastare lo stesso Antognoni, con Zico poco distante e con altri due brasiliani poco fuori area dalla parte opposta, quindi con tutto il Brasile arretrato negli ultimi 25 metri, i “suoi” ultimi 25 metri, non quelli dell’Italia!
Infine, sull’angolo da dove nasce il terzo gol di Paolo Rossi, si nota facilmente che, all’interno dell’area del Brasile, specifichiamo casomai non si fosse capito, DENTRO L’AREA BRASILIANA, ci sono TUTTI E UNDICI I GIOCATORI BRASILIANI!!!
Basterebbe andare a riguardarsi la partita, distribuita in cassette e dvd in allegato ai giornali sportivi più di una volta, per rendersi conto che questa è l’unica verità.
Ma è troppo più appetitoso affidarsi all’usato sicuro, anche se è un’analisi tattica completamente falsa, anziché aprire gli occhi. Il paradosso è che nemmeno chi si trovava in quell’area di rigore, su quel calcio d’angolo, come Zico, si affida ai ricordi veri e preferisce raccontarsi la favola degli italiani che hanno rovinato il calcio affidandosi al contropiede. Lui preferisce non ricordare che in quella partita chi stava distruggendo il calcio era il Brasile, mettendosi in 11 negli ultimi 25 metri e poi in 11 nella propria area di rigore, non l’Italia.
Ma, tornando all’attualità, Ancelotti dovrebbe rimettere a posto tatticamente il Brasile. Beh, per farlo non ha bisogno di particolari invenzioni, gli basta copiare il Brasile del 1982 contro l’Italia e il gioco è fatto. Del resto, se andiamo a guardare le partite del Real Madrid degli ultimi anni, in particolare nelle stagioni delle ultime vittorie in Champions League, ricordiamo le cronache in cui si descriveva la tattica di Ancelotti con frasi come “un pullman davanti alla porta” e con l’esaltazione del “catenaccio all’italiana”. E di sbagliato c’era soltanto quel riferimento “all’italiana”, perché, a dispetto di quello che ricordano Zico e tutti i suoi compagni di squadra del 1982, il catenaccio lo fece il Brasile ogni volta che la partita era sul pareggio e andarono in attacco solo quando erano sotto nel punteggio. Studiare un po’ la storia del calcio non farebbe male.
Gennaro Bozza