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Calcio, La cena delle beffe

Nazionale, un anno senza vittorie. Peggio, un anno di vuoto di potere: bisognava tenere al suo posto Tavecchio

Da Roberto Perrone 14/09/2018

Gli azzurri non vincono dal 9 ottobre 2017, c’è un nuovo cittì, ma dopo la guerra per prendere il controllo del calcio italiano non ci sono punti di riferimento…

L’ultima vittoria italiana risale al 9 ottobre 2017, quando spezzammo le reni all’Albania, 1-0 con gol di Antonio Candreva, uno dei tanti che si sono persi per strada in questi dieci mesi di nulla, tra prato e scrivanie. Da allora gli azzurri in braghette hanno collezionato solo rovesci o mesti pareggi, prima e dopo lo sprofondo della Svezia che ci escluse dal Mondiale. Piange il cuore vedere la Nazionale allo sbando in un loop senza fine, incapace di trovare un senso, perché di senso non ce n’è, canterebbe Vasco Rossi.
    Dall’eliminazione con la Svezia ad oggi, abbiamo trovato un nuovo commissario tecnico dall’impatto mediatico non indifferente – Roberto Mancini piace a tutti – e dall’ottimo curriculum, ma quello di cui pochi si rendono conto è che il nuovo allenatore si sta muovendo in un vuoto federale. Insomma non si sente la voce del padrone, non c’è chiarezza sulla conduzione della Federazione. Questa Nazionale va avanti da sola, senza il supporto federale. Il commissario Roberto Fabbricini, mentre si avvicinano le nuove elezioni che sanciranno il potere del quadrunvirato (Sibilia-Gravina-Tommasi-Nicchi), risulta figura periferica, rassegnata ad occupare un ruolo in decadenza. Allora io sono favorevole al manager in panchina, come fu Conte in Francia nel 2016. Ma con la certezza di una Federazione solida alle spalle.
    Dopo la caduta con la Svezia si doveva avviare una rifondazione immediata in panchina, una settimana, massimo due dopo il tracollo si doveva individuare un c.t. disponibile e cominciare a lavorare. Ci si doveva rendere conto che a un disorientamento tecnico non si doveva aggiungere un vuoto di potere dirigenziale. Insomma si doveva tenere al suo posto Carlo Tavecchio, per quanto fosse stata grave l’eliminazione. Perché più grave ancora è stata l’assenza di punti di riferimento seguita al tracollo. Non c’è stato verso, perché tutti, dal presidente del Coni ai quattro sunnominati che si spartiranno le scrivanie a fine ottobre, volevano appunto il potere. A loro, malgrado le parole e le frasi di circostanza amplificate da media senza nerbo, informazioni, lungimiranza e capacità di lettura del reale, in fondo della situazione del calcio italiano importava pochissimo. Contava solo rovesciare il re e prendere il suo posto. Contava il controllo. Lo vediamo dalla querelle sul calcio femminile, passato dai dilettanti alla Figc, poi di nuovo alla Figc, aspettando altre carte bollate. Lo vediamo dalla B a 19 squadre, lo vediamo dalla Nazionale abbandonata a se stessa.
    Un anno senza vittorie. E’ qualcosa di inaudito, ma ancora di più è un anno senza presidente federale e meno male che la struttura organizzativa è buona e almeno la Federazione funziona. Ma c’è una questione politica da riaffermare perché un governo tecnico ha sempre vita breve. Mancini è un uomo solo al comando, ma da solo non ce la può fare. Gli esperimenti sarebbero dovuti iniziare un anno fa, subito dopo l’eliminazione con la Svezia. Abbiamo dieci mesi, abbiamo perso tempo e ci ritroviamo ancora più indietro di prima. Questa nazionale non ha idee, non ha un sistema di gioco, non ha un denominatore comune. Le responsabilità sono ampie e ben distese.
Roberto Perrone
ARTICOLO PUBBLICATO IL 12 SETTEMBRE 2018 SULLA GAZZETTA DI PARMA
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Tags: 2018, calcio, crisi, mancini, nazionale italiana

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Nota sull’autore: Roberto Perrone

Giornalista e scrittore, ha cominciato al Giornale di Indro Montanelli (1981-1989). Dal novembre 1989 al giugno 2015 è stato inviato del Corriere della Sera. Ha seguito 9 Olimpiadi, 7 Mondiali di calcio, 5 Europei di calcio, 11 finali di Champions League; inoltre, ha scritto di tennis, raccontando tutti i tornei del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, e di nuoto (9 Mondiali e 11 Europei). Scrive anche di enogastronomia e viaggi, il suo sito è www.perrisbite.it

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