Una tantum? Davvero Lleyton Hewitt rientra alle gare dopo due anni di ritiro, nei suoi Australian Open, solo per far compagnia in doppio a Sam Groth nel suo addio al tennis? Davvero giocherà solo per una volta anche in singolare e si cimenterà pure nel misto, accanto all’ultima campionessa di casa aussie, Sam Stosur? Davvero il capitano di coppa Davis, il mito dello sport e del tennis dei canguri, Lleyton il selvaggio, l’indomabile che rovesciava partite quasi perse e coinvolgeva qualsiasi pubblico, si accontenterà di un’una tantum?
Di certo, il 15 gennaio a Melbourne, a 36 anni e 11 mesi, Hewitt farà l’ennesimo regalo ai suoi tifosi, primo fra tutti proprio Groth: “Ero lì quando Rusty si ritirò nel 2016 ed è bello che lui sarà ancora lì, con me, quando uscirò io. Lui non è solamente qualcuno che ho conosciuto nel tennis e un fantastico compagno”. Ma non siamo convinti che sia solo una comparsata, almeno non in doppio, dove Lleyton è ancora competitivo a livello più alto, come ha dimostrato l’anno scorso, in coppia proprio con l’amico Groth, quand’ha sfiorato l’impresa in coppa Davis contro i gemelli Bryan, al termine di 5 memorabili set. Infatti, l’ex numero 1 del mondo del 19 novembre 2001, campione di 30 tornei Atp fra cui spiccano gli Us Open 2001 e Wimbledon 2002, ammette: “Sarà divertente, perché questi sono gli Australian Open. So già che me li godrò. Io e Sam abbiamo colpito un bel po’ di palle, ci siamo allenati tutti i giorni, non andremo là fuori solo per far numero. Vogliamo fare bella figura”.
Chissà se bisognerà ricordare ai più giovani che Lleyton Hewitt è stato l’ultimo australiano a vincere uno Slam, il talento precoce che è diventato il più giovane a salire al numero 1 del mondo, a 20 anni 8 mesi e 26 giorni, conquistando due coppe Davis nel 1999 e nel 2003. Allenato al combattimento senza quartiere dalle Australian Rules, è stato un grandissimo agonista e un grandissimo, instancabile, atleta, quello che, dopo averlo rimontato in una memorabile coppa Davis da due set a zero sotto, ha convinto il coetaneo Roger Federer a legarsi a vita al preparatore atletico Paganini. E’ stato capace di risorgere a più operazioni alle anche, all’uscita dai primi 100 della classifica, alla brutta storia con la collega Kim Clijsters, la straniera più amata dal pubblico australiano, che lasciò per telefono, innamorato pazzo dell’attrice Bec Cartwright. Fiero di essere australiano, si è esaltato proprio in Davis dove detiene il record di più vittorie (58), più vittorie in singolare (42), più confronti giocati (42) e più anni di frequenza (18).
Possibile che nella sua Melbourne dov’è stato presente dal 1997 ed andato in finale nel 2005 (battuto in 4 set da Marat Safin) senza mai più brillare, fermandosi al massimo al quarto turno, si accontenti di un’una tantum? E, comunque, che una tantum avrà in mente “Lleyton il selvaggio”? La sensazione è che, ancora integro fisicamente, ancora tecnicamente competitivo, comunque sempre “cattivo” dentro, l’ultimo grande del tennis d’Australia voglia trainare il suo mondo, non solo l’amico Groth, ma anche il cattivo ragazzo Nick Kyrgios e il malandato Kokkinakis. In nome di quella magica parola, coppa Davis, che la Itf, lo show business Usa e la tv vorrebbero smantellare. Dando da subito un po’ di sale in più alla prima, attesissima, tappa stagionale dello Slam 2018, che attende la conferma dei grandi vecchi Federer e Nadal, il ritorno dei protagonisti del 2016, i “gemelli” Djokovic e Murray, oltre a mamma Serena Williams e mamma Vika Azarenka. Più i ragazzi della NextGen lanciati dalle finali di Milano e dalla loro prorompente vitalità.
VINCENZO MARTUCCI