Alla prima stagione nella classe regina, Darryn Binder ha preso confidenza con la YZR-M1 del WithU Yamaha RNF Team. Nemmeno il tempo di ambientarsi e il 24enne rider nato a (fratello di Brad, rivale in pista) deve pensare al futuro: a novembre l’avventura in MotoGP terminerà. “Dopo sette anni di Motomondiale, qui mi sento a casa. Spero di approdare in Moto2, dove non ho mai corso. È stato bello arrivare direttamente dalla Moto3 alla MotoGp, ma mi piacerebbe mettermi alla prova nella categoria intermedia e continuare a vivere nello stesso paddock di Brad” dice l’ex compagno di scuderia di Andrea Dovizioso (si è ritirato due settimane fa al GP romagnolo).
Tuo fratello maggiore (27 anni, pilota del team Red Bull KTM Factory Racing, ndr) dice che siete migliori amici.
“Vero. Ci prendiamo cura reciprocamente, non siamo mai stati così uniti. Brad desidera che faccia meglio di lui e viceversa. A fine giornata non importa chi sia stato migliore. Sarebbe bellissimo ritrovarci nello stesso box. Chissà che un giorno non accada”.
Ti sei appassionato alle moto sul suo esempio?
“In un certo senso, sì. Io avevo iniziato a correre sui go-kart da piccolissimo: ne avevo chiesto uno in regalo, mentre Brad aveva voluto una moto da cross. Un giorno è capitato che offrissero anche a Brad un go-kart, abbiamo cominciato a girare insieme e siamo diventati entrambi campioni del Sudafrica”.
Poi cos’è successo?
“Papà aveva una moto, faceva qualche gara, e ha comprato un 50 cc a Brad. Ho pensato subito che fosse figo e ho provato anch’io a montare in sella. La moto era ancora meglio del go-kart! L’ambiente era più divertente, meno competitivo, sembravamo tutti una grande famiglia. Brad ha corso una gara, l’ho seguito e ho deciso che avrei provato a diventare professionista. Anche grazie ai nostri genitori: ci hanno aiutato molto e ci rendiamo conto della fortuna di essere qui, nel campionato più prestigioso”.
I genitori vi accompagnano?
“Appena possono. Quando sono entrato nel Mondiale, ero troppo piccolo per cavarmela da solo e mamma stava sempre con me. Adesso io e Brad abitiamo da soli ad Andorra, sotto lo stesso tetto. Ci alleniamo, viaggiamo insieme. Se cambiassi campionato, le nostre vite cambierebbero un po’”.
Non è un periodo facile per te, che sei alla ricerca di un contratto nel 2023: cosa ti dà la carica nei momenti complicati?
“Brad è fondamentale: è un tipo che non molla mai e mi sprona a non perdermi d’animo, anche con un bel calcio nel sedere, se è il caso. In questo modo ho capito che, se dai il massimo, sei ricompensato: se ti impegni, capita sempre qualcosa di buono che ti incentiva. Mi guardo indietro e vedo che ho realizzato il sogno che avevo da bambino. Sono orgoglioso, ringrazio Dio e sorrido: se sorridi, andrà tutto bene”.
Una qualità che invidi a Brad?
“L’atteggiamento propositivo. Non si butta mai giù, è sempre motivato. Una macchina da guerra, insomma”.
E come pilota?
“Di sicuro è più veloce di me e cerco di accorciare le distanze gara dopo gara. In Moto3 staccavo forte, in MotoGP è diverso: mi aspettavo che la top class fosse tosta e così è. Nei primi gran premi sono andato più veloce di quanto mi aspettassi. Poi ho rallentato. Siamo tutti molto vicini, se sei perfetto, puoi lottare con chiunque. Sto imparando tanto, sto migliorando e il cronometro lo dimostra. Servirebbe altro tempo per progredire ulteriormente, peccato che non ne resti molto. Mi godrò l’ultima parte del calendario: adoro Phillip Island e le altre tappe lontane, dalla Thailandia alla Malesia. Ci offrono l’opportunità aggiungere qualche giorno di vacanza in posti stupendi”.
Il migliore dei due?
“Ognuno ha i propri punti forti: di rado battagliamo carena a carena e non è facile capire chi batterebbe l’altro”.
Sei stato l’ultimo compagno di squadra di Andrea Dovizioso (sostituito da Cal Crutchlow a partire da questo weekend, ndr). Che rapporto avevate?
“Buono, da subito. Mi è stato di grande aiuto, con le sue spiegazioni dettagliate e la disponibilità all’ascolto. È un ragazzo dall’esperienza incredibile e la sua carriera è stata eccezionale”.
Un consiglio che ti ha dato?
“Diversi. Ci confrontavamo spesso nei weekend di gara tra scelta delle gomme, regolamento flag to flag, strategie per affrontare asfalto che da asciutto diventa bagnato. Mi tornerà tutto utile”.
Quando non corri o non ti alleni perché Brad ti dà tregua, cosa fai?
“Traffico nel nostro box in Sudafrica. Possiedo alcune auto d’epoca e provo a sistemarle. La mia preferità è la prima che ho comprato: un Maggiolino del 1970 circa. Bianco come il mitico Herbie: al volante, in compagnia degli amici, ho fatto un sacco di bei viaggi”.
Cristina Marinoni (Foto credit Dario Aio)