Brad Binder gira felice nel paddock di Zeltweg, circuito casalingo del suo team, il Red Bull KTM Factory Racing. I ricordi di dodici mesi fa, quando aveva vinto qui in Austria la gara, bagnata nel finale, con gli pneumatici slick. “Non credo che sarò così fortunato, domani. Al contrario dell’anno scorso. Era stato un azzardo non cambiare le gomme: con il calo di temperatura causato dalla pioggia, si erano raffreddate molto insieme ai freni. L’azzardo, però, ha ripagato me e la scuderia” spiega il rider sudafricano, 27 anni appena compiuti.
Fortuna a parte, cosa ti manca per salire sul gradino più alto del podio in questa stagione, dopo il secondo posto in Qatar?
“L’ordine di arrivo risponde per me: a Silverstone ho tagliato il traguardo a quasi 8 secondi dal primo” (Bagnaia, ndr).
Hai un motto?
“Da qualche mese: fai del tuo meglio con quello che hai a disposizione”.
Sei scaramantico?
“Quanto basta. Mi limito alla routine che seguo il giorno del Gran Premio, da quando scendo dal letto: mi permette di entrare nella mentalità giusta”.
Hai mai pensato di appendere il casco al chiodo?
“No, ma a inizio carriera era stata un’opzione molto probabile: se non avessi trovato una squadra nel 2013, avrei chiuso con le moto”.
Avevi un piano B?
“No, se l’hai, significa che il tuo atteggiamento è sbagliato. Do il 100 per cento in ciò che faccio e non penso ad altro. Anche se ho diversi interessi: li tengo da parte per quando mi sarò ritirato e avrò parecchio tempo libero”.
Interessi tipo?
“Gli aerei radiocomandati e le chitarre: non dico che le colleziono, ma quasi”.
Da pilota diventerai un rocker?
“Dubito: ormai suono solo un paio di accordi, non prevedo di fondare una band”.
Cos’altro fai quando non lavori?
“Appena riesco, parto per il Sudafrica. Sto in famiglia, esco con gli amici di sempre e cerco di staccare il cervello dalle gare. Vivo più leggero, insomma”.
Campione del mondo di Moto3 (nel 2016, ndr) o gara di MotoGP (nel 2020 in Repubblica Ceca, la prima, e in Austria nel 2021 la seconda e ultima, ndr): quale risultato ti ha soddisfatto di più?
“Sono state esperienze speciali. Senza il titolo mondiale, probabilmente non avrei avuto l’opportunità di conquistare i GP in classe regina. Però superare la bandiera a scacchi in MotoGP è davvero qualcosa di magico”.
Come ti sei innamorato delle moto?
“Papà ne aveva una e con lui passavo ore nel garage. Sono salito in sella a 3 o 4 anni; giravo in giardino e ho gareggiato la prima volta un paio d’anno dopo”.
In una delle nostre chiacchierate mi avevi detto che tu e tuo fratello Darryn (24 anni, del WithU Yamaha RNF Team, ndr) siete migliori amici. È ancora così, adesso che siete avversari?
“Certo. Ci alleniamo insieme, gli auguro il meglio e viceversa, e siamo entrambi onorati di essere due fratelli che corrono nella top class”.
Mi avevi detto anche che Darryn è più bravo di te in staccata. Confermi?
“Diciamo che abbiamo punti forti diversi, ci compensiamo. Una combo delle nostre qualità sarebbe il massimo”.
Questa è la prima stagione senza Rossi, Suzuki lascerà il campionato a fine anno e sono previste novità nel 2023. Come vedi il futuro della MotoGP?
“Sono positivo. Gli stimoli ci saranno sempre come le motivazioni e lo spettacolo. Perché per noi piloti non cambia niente: restiamo concentrati sui nostri obiettivi weekend dopo weekend. A prescindere da ciò che ci accade intorno”.
Foto: Red Bull KTM Factory Racing