Sono bastati 3 minuti e 27 secondi per scrivere, forse, la pagina più triste della storia della Formula 1. Un lasso di tempo praticamente esiguo ha creato un danno di immagine madornale alla massima espressione dell’automobilismo a ruote scoperte. In Belgio, dove si è “corso” il dodicesimo appuntamento del Campionato Mondiale di F1, la pioggia scrosciante non ha permesso ai 20 piloti di scendere in pista ed affrontarsi apertamente dopo una pausa estiva durata oltre tre settimane. Il pubblico da casa ha atteso oltre tre ore invano davanti al televisore, ma chi ha pagato a caro prezzo – se ci mettiamo anche la somma sborsata per il biglietto oltre che al danno morale – è stato il pubblico presente a Spa-Francorchamps che ha patito pioggia e freddo. La gara si sarebbe dovuta svolgere come da pronostico alle ore 15:00.
Poi arrivano i primi rinvii: “La gara partirà fra 10 minuti”. Poi diventano 20, poi ancora 30 fino a quando non è stata esibita bandiera rossa e poi sospesa momentaneamente. Passano le ore, i piloti tra di loro non parlano, non comunicano. C’è chi pensa di stare allo smartphone, chi gusta un tè caldo coi meccanici e chi invece decide di schiacciare un pisolino. Ma riunirsi e discutere sul da fare? Neanche per sogno. Dopo una lunga e snervante attesa, con il pubblico sempre presente sugli spalti e sulle grandi distese verdi che caratterizzano l’Università della Formula 1, arriva l’annuncio che si può correre, ma dietro Safety Car per condurre la “gara” in sicurezza.
Dopo un paio di giri circa condotti sotto la pioggia, il minimo consentito per rendere una gara valida, sotto ordine del Direttore Tecnico Masi i commissari espongono bandiera rossa e viene così annullata una delle gare più attese della stagione. Dopo l’episodio avvenuto in Belgio abbiamo deciso di intervistare Cesare Fiorio, ex direttore sportivo Ferrari dal 1988 al 1991, per discutere della gestione della gara da parte del Direttore Tecnico Michael Masi, del ruolo in gara da parte dei piloti e di quello che sarà il prossimo appuntamento che andrà in scena in Olanda, sul tracciato di Zandvoort, assente dagli scenari della F1 dal 1985.
3 minuti e 27 secondi. Questa è la durata del GP del Belgio, dove è stata scritta forse una delle pagine più tristi della storia della Formula 1. Cosa ne pensa dell’accaduto?
“Penso che uno scandalo simile, nel mondo della Formula 1, non si era mai visto. Credo che rimarrà nella memoria di tanti il ricordo di questa gara “non fatta” e la presa in giro nei confronti degli spettatori, che hanno patito il freddo”.
Dall’alto della sua esperienza, quanto crede sarebbe costato (in termini di sponsor, broadcasters ecc) posticipare la gara di un giorno, o addirittura cancellarla?
“Non so quanto sarebbe costato, ma ci sono delle opportunità di cui un organizzatore deve sempre prendersi il rischio perché oltre a guadagnare qualcosa, bisogna mettere in conto i probabili rischi. In questo caso il “rischio” è stato affrontato in maniera sbagliata e sono state fatte delle scelte ridicole e molto imbarazzanti per il pubblico che era lì presente a Spa”.
Tanto coraggio da parte del pubblico che durante il GP del Belgio ha patito temperature non propriamente estive e tanta acqua tutta la giornata per poi vedere il nulla.
“Il Direttore di Gara (Michael Masi ndr.) che purtroppo ha sostituito Charles Whiting, ha messo in scena uno spettacolo indecoroso. Questo è stato dovuto anche alla sua inesperienza, essendo nuovo del mestiere. Con Charles questo non sarebbe accaduto”.
Dopo la gara di domenica sono stati raccolti parecchi dissensi. Crede che con uno scenario diverso, e gara annullata, sarebbe stato più clemente il pubblico?
“Il pubblico ha atteso per vedere il nulla se non un paio di giri, il minimo consentito per rendere una gara valida ed assegnare dei punti. Spero vivamente che il campionato piloti alla fine abbia dei distacchi superiori a quelli che ha guadagnato uno dei contendenti al titolo. Se i punti assegnati in Belgio dovessero diventare determinanti ai fini del Mondiale, andrebbero a mettere in discussione il risultato finale di questa stagione”.
Al posto di Michael Masi, lei avrebbe fatto disputare comunque la gara?
“Nella mia storia ho assistito a tantissime gare sul bagnato e, secondo me, domenica le condizioni non erano così proibitive da evitare la gara. Certamente questo dipendeva dal Direttore di Gara che, molto probabilmente, è stato anche influenzato dall’incidente di Norris avvenuto in qualifica. Sicuramente se avesse scelto di annullare la gara fin dal principio, sarebbe stato meglio”.
Durante le oltre tre ore di attesa, i piloti non hanno minimamente comunicato tra di loro, neanche tra compagni di squadra. Nel passato invece ci si avvaleva della Associazione Piloti per discutere il da farsi in condizioni simili a quella di Spa. Cosa è cambiato da allora?
“A me sembra che i piloti in questa vicenda siano stati molto assenti, sia nelle comunicazioni tra di loro che in quelle verso la stampa che avrebbe apprezzato molto la loro opinione. Questo è sicuramente un torto dei piloti che però non va a giustificare le prese di posizioni del Direttore di Gara”.
Hamilton talvolta sembra predicare bene e razzolare male. Nella vita si fa portatore di tematiche politiche importanti, eppure quando c’è da prendere una posizione in F1 non lo fa mai. Domenica si è lamentato più volte, aveva la possibilità di fare come Lauda nel ’76 durante il GP del Giappone ma non l’ha fatto. Come giudica il comportamento del pilota inglese?
“Ho una grandissima stima per Hamilton, ritengo che sia uno dei piloti più forti che è riuscito a cavalcare l’onda negli ultimi anni, anche se ultimamente si è ritrovato a guidare la macchina migliore. Tuttavia, in molte situazioni sta dimostrando tutta la sua classe. Hamilton è anche una persona molto politica e la politica che segue lo ha portato ad evitare di esporsi in questa situazione, il che non è un vantaggio ma ciò non diminuisce la stima che ho verso di lui come pilota”.
Si sono visti tanti festeggiamenti sul podio per una gara sostanzialmente inesistente. Soprattutto la Williams che ha raggiunto un podio solo per una fortuita serie di cose. Non trova che la squadra abbia esagerato? Se la gara si fosse svolta normalmente, dopotutto, quel risultato non sarebbe mai arrivato…
“Se fossi stato alla Williams avrei festeggiato non soltanto il falso podio di cui si è reso protagonista il Direttore di Gara, ma soprattutto per il risultato ottenuto in qualifica che è stato un gran merito del pilota ma anche della squadra che ha messo insieme una macchina idonea a quelle condizioni, cosa che non si è verificata in altre vetture”.
Secondo lei perché i piloti hanno festeggiato comunque il podio?
“Personalmente, fossi stato in Hamilton non mi sarei presentato su quel finto podio. Evidentemente lui è molto ligio a queste espressioni pubbliche di spettacolo ed ha partecipato lo stesso. Gli altri piloti (Verstappen e Russell, ndr.) festeggiavano il fatto di aver raccolto dei punti che non meritavano. Questo è sicuro”.
Parliamo del GP di Olanda. Si torna a correre dopo 35 anni dall’ultima edizione che fu vinta da Lauda. Da allora sia il circuito, i piloti e le vetture sono cambiate molto. Cosa dobbiamo aspettarci?
“In casa ho un simulatore di F1 come quello di Antonio Giovinazzi. Dopo averlo visto Antonio mi aiutò ad acquistarne uno. Recentemente ho provato il circuito di Zandvoort ed ho fatto un paio di giri. È cambiato molto da quando lo conoscevo io, è un circuito molto ostico e posso dirti che è un tracciato in cui dove non si può passare, molto guidato, impegnativo e prevedo sorpassi solo sul rettilineo”.
In Olanda Verstappen correrà in casa. Quasi sicuramente gli spalti saranno popolati perlopiù dagli Orange. Quanto ha da temere Lewis Hamilton?
“Se l’Olanda è riuscita a comparire nel calendario di F1 col circuito di Zandvoort, deve solo ringraziare Verstappen che ha molti sostenitori tra le sue file. Questo è un onore ed un grande vantaggio per Max, però correre in un ambiente così non è necessariamente negativo per Hamilton che in situazioni sportivamente ostili è capace di trarre il massimo delle prestazioni”.
Negli ultimi anni la F1 moderna bada molto al Re Denaro, scegliendo anche paesi quali l’Arabia Saudita molto lontani dal mondo della Formula 1 ma soprattutto dai diritti umani. A tal proposito, come vede il debutto del nuovo circuito di Jedda che si terrà a dicembre di quest’anno?
“Il numero di GP che sono in programma quest’anno – che in origine erano 23 – è assurdo, non come le 15 o 16 gare di una volta. A quei tempi ognuno aspettava con ansia l’arrivo di un appuntamento del mondiale di F1, adesso le gare sono talmente tante che una persona non riesce più a ricordarle tutte in una stagione. Per me è molto negativo il numero di gare, per riuscire ad entrare nelle case della gente stanno ottenendo l’effetto contrario”.
Intervista a cura di Raffaello Caruso